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Lazio, Castroman: "Oggi vendo santini. Mancini? Mai sincero, gli tirai una maglia in faccia"
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IL RITIRO - "Ne avevo abbastanza del calcio. I falsi amici, le false promesse, le truffe. Firmavo accordi per farmi pagare in dollari e mi rifilavano i pesos. Il mio sogno? Diventare allenatore a tempo pieno. Ho una bella famiglia, la santeria e due figli che tifano Lazio. I gol più belli che ho fatto. Ho un diploma da perito industriale. Faccio un po' di tutto: l'elettricista, l'idraulico, il muratore. In città ho alcuni appartamenti. Quando c'è da ristrutturare aiuto i ragazzi. È il mio antistress". Nella sua città natale, Castroman vende santini e statue di madonne della Vergine di Lujan, la patrona dell'Argentina.
GOL - "Se chiudo gli occhi rivedo tutta la scena. Il destro da fuori, l'esultanza, l'abbraccio di una curva, il 2-2 sul tabellone. E il coro tutto mio, sulle note di ‘Macho Man' dei Village People. Ricordo anche la festa nel dopo partita, su una terrazza. I tifosi mi fecero vedere un video con tutti i gol del derby, fino al mio. Ho i brividi".
MANCINI – Difficile il suo rapporto con Roberto Mancini, allenatore della Lazio nella sua seconda stagione in Italia e col quale ebbe diversi screzi. “Non è mai stato sincero. Nell'estate del 2003 mi escluse dalla squadra, ma prima del turno preliminare di Champions League contro il Benfica mi richiamò perché si era accorto di avere diversi infortunati. Quando mi chiese di giocare io gli tirai la maglietta in faccia. Pochi giorni dopo andai a Udine".
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Ditegli a castroman che lo scudetto l'ha vinto la as roma