
Inter in corsa ovunque proprio grazie al turnover di Inzaghi, ma a Parma...
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Al Dall’Ara Conte non ha ripetuto il golpe di 13 anni fa, che lo avrebbe portato a -1 dalla capolista, con un calendario più facile e snello. Molto si è discusso comunque dei cambi di Inzaghi a Parma, in un momento in cui la pressione poteva essere spostata tutta sulle spalle del Napoli, che avrebbe affrontato il Bologna con un solo risultato a disposizione: la vittoria. Le parole di Simone alla vigilia del Bayern hanno spiegato le motivazioni delle sue scelte e in ogni caso sarebbe troppo comodo e opportunistico dire che “solo se l’Inter vincerà qualcosa/il campionato” Inzaghi avrà avuto ragione.
Perché la sua strategia ha permesso alla squadra di essere in corsa ad aprile su tre fronti contro avversari di altissimo livello e come pochi altri eletti in Europa: PSG, Barcellona e Real Madrid. Milan e Juve hanno ceduto di schianto in Champions e non hanno quasi mai sognato lo scudetto, i rossoneri sono addirittura fuori dalla zona europea; il Bayern è uscito dalla Coppa di Germania, il Liverpool ha perso tre coppe in poco più di un mese, il City è aggrappato alla sola FA Cup. L’Inter è a questo punto del suo percorso nonostante Calhanoglu abbia disputato meno minuti dei tre centrocampisti del Napoli, un po’ per scelta e anche per qualche infortunio; Barella è ancora al top della condizione anche perché le sue energie sono state gestite meglio di quelle di Ederson e De Roon, in riserva dopo aver giocato circa 900’ e 500’ più di lui. Diversi infortuni sono stati evitati con cambi preventivi, spesso passati inosservati. E l’Inter, per restare alla sua storia moderna, non è mai stata così avanti in tutti e tre i tornei principali dal Triplete 2010.
Il confine tra eccesso di ambizione (“siamo in grado di lottare su tutti i fronti senza rinunciare a nulla, pur con qualche carenza evidente di personalità/tenuta fisica delle seconde linee”) ed eccesso di gestione (“cambiamo quasi scientificamente i migliori in vista delle partite successive”) resta veramente sottile. Non esiste una verità assoluta e bisogna avere grande rispetto della professionalità di uno staff tecnico che, grazie a un’enorme mole di dati a disposizione, a una tecnologia all’avanguardia e all’esperienza, monitora costantemente le condizioni fisiche dei singoli calciatori in rosa. Con l’esigenza di tenere tutti emotivamente coinvolti e responsabilizzati: non puoi chiedere aiuto a chi gioca meno solo quando sei con l’acqua alla gola.
Quello di Parma, però, anche prima di Bologna-Napoli, dava la sensazione di essere uno snodo cruciale del campionato. In una fase di stagione in cui il logorio del calcio moderno inizia a pesare su gambe e testa dei giocatori, con il carico del primo caldo primaverile, basta poco per mandare in tilt anche la squadra più solida. E quell’episodio (il beffardo 2-2 di Ondrejka) si sarebbe forse potuto prevenire concedendo ancora qualche minuto a Lautaro Martinez, sostituito invece assieme a Calhanoglu, che però il cambio lo ha sollecitato in quanto acciaccato. Il peso di un giocatore (Lautaro) è psicologico e non solo tecnico, per i compagni e per gli avversari. Lasciarlo in campo nel momento di massimo impeto del Parma dopo l’1-2 e le rinunce forzate al turco, Bastoni e Dimarco sarebbe stato un segnale anche per l’Inter: “La partita più importante, almeno per pochi minuti, è ancora questa, non quella di Monaco di Baviera”.
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