
Quei 16 punti da svantaggio: il Milan di campo è una proiezione della confusione del Milan fuori
- 15
E allora dentro tutti, in quel giro di colloqui che sembrava aver portato a Fabio Paratici. Salvo accorgersi, sul più bello, in casa Milan, che effettivamente fino al 30 luglio il suddetto signore sarebbe ancora inibito per squalifica. E allora dietrofront improvviso, salvo dichiarazione di facciata. Quel “non è cambiato niente, non abbiamo ancora decisivo” che Furlani pronunciava a DAZN il weekend scorso prima del match con la Fiorentina. E che lascia ai primi di aprile, in fondo, ancora un bel punto di domanda per il Milan del futuro. Perché questo benedetto ds prima o poi bisognerà anche trovarlo. E perché questo benedetto ds, un allenatore per il prossimo ciclo del Milan, dovrà anche deciderlo. E magari, possibilmente, anche concordarci qualche mossa di mercato. Perché al di là di tutto i rossoneri, di qualche restyling, ne avranno bisogno.
Ma il cuore del discorso in fondo è un altro. E perdonateci l’ampio preambolo, necessario alla contestualizzazione. Perché di tutta questa confusione che continua a pervadere dall’ambiente Milan, la trasposizione dentro il campo ne è diretta conseguenza. E a fornirci l’assist, in fondo, è proprio la statistica. Uno di quei numeri che tanto piacerebbero a quei manager delle business school d’impronta anglosassone. Con il pareggio contro la Fiorentina sono diventati 16 i punti del Milan ottenuti rimontando da una situazione di svantaggio. Solo il Bologna, in Serie A, ne ha conquistati di più: 17.
Ma se l’interpretazione della statistica nella squadra di Italiano è probabilmente più complicata, quella del Milan appare terribilmente semplice nella sua franchezza. Sedici punti. Un dato molto curioso, se ci riflettete, per una squadra che a oggi continua a gravitare al nono posto della classifica; in una mediocrità che proprio il pareggio con la Fiorentina ha di fatto sentenziato per il Milan l'assenza dalla coppa europea più importante per la prossima stagione.
Il Milan paga una classifica disastrosa eppure la statistica ci dice che, questa squadra, è una squadra capace di reagire. Non è una squadra morta. Anzi, casomai, lo schiaffone tende spesso a ricordarle di cosa può essere capace. E come interpretare questo dato se non tornando proprio a quella confusione, quell’incertezza che intorno alla società continua a gravitare? Perché se è vero che in campo vanno sempre i calciatori, altrettanto lo è che società 'confuse' non hanno mai prodotto risultati importanti. Che un gruppo vincente è quasi sempre figlio di strategie vincenti. O di basi solide su cui porre le fondamenta. Questo Milan invece, nella sua stagione traumatica, ne è confutazione della teoria opposta. Una squadra più che discreta, ma troppo umorale. Una squadra che, come opportunamente indicava Marco Parolo ai microfoni di DAZN nel post partita con la Viola, dà la costante sensazione “di giocare senza aver un chiaro obiettivo”.
Evidentemente, chi è stato in campo, per queste dinamiche ha una certa sensibilità. E questo Milan e i suoi 16 punti recuperati da una situazione di svantaggio sono appunto in qualche modo la spiegazione più semplice, la teoria che si fa pratica: ai rossoneri è sempre servito prendere la sveglia per iniziare a combinare qualcosa. Modalità però assai pericolosa per condurre una stagione. O meglio: teoria spesso suicida, come ben dimostra anche in questo caso il nono posto dei rossoneri. Quello che fa arrabbiare una tifoseria che si straccia le vesti, che non comprende. Perché una discreta qualità c’è ed è lì da vedere, nascosta dietro a quell’incapacità di proporsi fin dall’inizio, di essere i primi protagonisti.
E invece il Milan, quel Milan che a suoi vertici ancora cerca di capire che cosa vuol fare, si riflette sul campo come un club a -20 dalla vetta e a -8 dal quarto posto. Una squadra che, ancor prima di un allenatore, sembrerebbe aver bisogno di un buon psicoterapista. Capire chi è e capire quanto vale. Interrogativi che non sorgono quasi mai, invece, in ‘ambienti sani’, in quei posti dove i progetti sono chiari e altrettanto lo sono i ruoli di chi li porta avanti, di chi decide e dirige la barca. Dinamiche che in questa stagione non abbiamo visto invece in casa Milan, dove da un paio d’anni si ha la sensazione di navigare a vista, tra allenatori presi e bruciati e tanta foschia nelle gerarchie societarie. Oggi, tutto questo, sembra proprio ri-tradursi in quel ‘sedici’. Un’apparente sfumatura che diventa chiara spiegazione per chi non si ferma alla freddezza del numero, ma ne cerca un’interpretazione.
E che in fondo, tutto sommato, si porta appresso anche un lato più splendente della medaglia: i valori di fondo di un gruppo evidentemente competitivo. Certo, adesso, bisognerebbe mettere a posto tutti i tasselli del puzzle. Ma questo, allenatore e giocatori, come dimostrato, non possono farlo da soli.
Tutti gli AGGIORNAMENTI in TEMPO REALE! Unisciti al canale WHATSAPP DI CALCIOMERCATO.COM: clicca qui
Commenti
(15)Scrivi il tuo commento
Cosa fate stasera ? Vedrete la partita dell Inter? Riferito ai dirigenti