Redazione Calciomercato

Questo Napoli non ha nulla di Antonio Conte: da Lukaku e compagni troppi segnali di resa in chiave Scudetto
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I numeri del girone di ritorno del Napoli ci raccontano in maniera emblematica e plastica i motivi per i quali dei tratti caratteristici di Antonio Conte non ci sia più nulla. A voler essere particolarmente severi e in parte maliziosi, si potrebbe leggere tutto quanto come il principio del lungo addio che rischia di consumarsi, dopo appena una stagione, tra l'allenatore salentino e il suo attuale club. L'incomprensibile gestione del mercato di gennaio, che ha privato la principale contendente dell'Inter per lo Scudetto di Kvaratskhelia e non lo ha sostituito, ha creato una crepa piuttosto grande tra le parti ed è come se, in questa crepa, ci fosse finita pure la squadra.
LA MAGIA DI NDOYE RIPRENDE IL NAPOLI: COL BOLOGNA FINISCE 1-1
Due vittorie nelle ultime 9 partite, un solo successo nelle ultime 7 trasferte – contro l'Atalanta lo scorso gennaio – e la sensazione sempre più diffusa, e ribadita dai secondi 45 minuti di Bologna, che nel lungo questo Napoli non abbia le soluzioni per prendere il largo sugli avversari. Anche contro la squadra di Vincenzo Italiano, dopo una prima frazione ben gestita e in cui gli azzurri hanno sfiorato in un paio di circostanze il goal del 2-0, nella ripresa i ragazzi di Conte si sono letteralmente consegnati. Zero ripartenze, la palla che scottava tra i piedi di tutti e nessuna opzione alternativa a Lukaku per risalire il campo e cercare, anche sull'1-1, di costruire i presupposti per andare a vincerla e approfittare del passo falso dell'Inter a Parma. E, come a Bologna, un Napoli positivo nei primi 45' e tremendamente arrendevole in quelli successivi, lo si è visto a più riprese.
NAPOLI, IL SOLITO CROLLO NEL SECONDO TEMPO: E A CONTE VA BENE COSI'
Il 2-1 sulla Juventus dello scorso 25 gennaio fu l'ultimo della striscia di 6 successi consecutivi che ha poi aperto le porte alla crisi degli ultimi due mesi di campionato. Da febbraio ad oggi, il Napoli è stato rimontato da Roma, Udinese, Lazio e Bologna; ha faticato nei secondi tempi anche contro Como, Venezia e Milan, gestendola bene con la Fiorentina e rimontando da una situazione di svantaggio solo con l'Inter. Ma la fotografia dell'evidente periodo di flessione del Napoli non finisce qui: prendendo in esame soltanto le ultime 5 partite, Lukaku e compagni sono andati a bersaglio 6 volte (e hanno un bottino complessivo di quasi 20 goal in meno della capolista Inter, 48 contro 69), mentre a livello difensivo – fiore all'occhiello del manifesto del calcio contiano – nelle ultime 11 giornate solo in una Meret non ha subito almeno una rete (0-0 a Venezia). In questo lasso di tempo, sono stati 13 i goal concessi e tutto ciò non si può spiegare soltanto con la lunga assenza e le condizioni non ottimali di Alessandro Buongiorno.
GUIDA E MARESCA: "NON ARBITRIAMO PIU' IL NAPOLI"
O meglio, non soltanto. Perché comunque, se ad una squadra che anche nel girone d'andata raramente seppelliva di reti gli avversari e riusciva a compensare restando solida e compatta in fase di non possesso togli una risorsa offensiva di livello assoluto come Kvara – e non ti doti di un vice Lukaku più efficace sotto porta di Raspadori e Simeone - se a Politano continui a chiedere gli straordinari in assenza di alternative e non rispondi alla chiamata del tuo allenatore per avere un ulteriore rinforzo in difesa (che non ti metta nelle condizioni di spremere Rrahmani e puntare alla bisogna su Juan Jesus), le responsabilità vanno ascritte anche e soprattutto alla società.
VOLATA SCUDETTO: I CALENDARI DI INTER E NAPOLI
De Laurentiis e Manna non hanno saputo o voluto giocarsi l'azzardo nonostante i 70 milioni di euro incamerati dalla cessione di Kvaratskhelia, ma Antonio Conte non può pensare di spiegare solo così il notevole calo di rendimento del suo Napoli nel girone di ritorno. Un girone di ritorno che, in 12 partite, gli ha permesso di conquistare 21 punti, ben 6 in meno della capolista Inter, ma addirittura peggio di Bologna, Juventus e della rediviva Roma di Ranieri. Genoa e Milan, due squadre non propriamente di alta classifica, hanno ottenuto appena due punti in meno del Napoli. In frenata costante ormai da due mesi, acciaccata e stranamente stanca, di fisico ma anche di testa, proprio quando la volata decisiva sta per partire. E quando il vice di Antonio Conte, Christian Stellini, evoca l'assenza di mentalità per spiegare la doppia versione del Napoli tra primi e secondi tempi qualcosa non torna. Vengono meno i princìpi cardine del credo dell'allenatore che, ovunque è andato o quasi, ha sempre vinto. Inculcando certezze e convinzione in ciascuno dei suoi giocatori, aiutandoli ad andare oltre i propri limiti. Ma soprattutto a non arrendersi mai, come invece il Napoli sembra aver fatto da qualche settimana a questa parte.
LA MAGIA DI NDOYE RIPRENDE IL NAPOLI: COL BOLOGNA FINISCE 1-1
Due vittorie nelle ultime 9 partite, un solo successo nelle ultime 7 trasferte – contro l'Atalanta lo scorso gennaio – e la sensazione sempre più diffusa, e ribadita dai secondi 45 minuti di Bologna, che nel lungo questo Napoli non abbia le soluzioni per prendere il largo sugli avversari. Anche contro la squadra di Vincenzo Italiano, dopo una prima frazione ben gestita e in cui gli azzurri hanno sfiorato in un paio di circostanze il goal del 2-0, nella ripresa i ragazzi di Conte si sono letteralmente consegnati. Zero ripartenze, la palla che scottava tra i piedi di tutti e nessuna opzione alternativa a Lukaku per risalire il campo e cercare, anche sull'1-1, di costruire i presupposti per andare a vincerla e approfittare del passo falso dell'Inter a Parma. E, come a Bologna, un Napoli positivo nei primi 45' e tremendamente arrendevole in quelli successivi, lo si è visto a più riprese.
NAPOLI, IL SOLITO CROLLO NEL SECONDO TEMPO: E A CONTE VA BENE COSI'
Il 2-1 sulla Juventus dello scorso 25 gennaio fu l'ultimo della striscia di 6 successi consecutivi che ha poi aperto le porte alla crisi degli ultimi due mesi di campionato. Da febbraio ad oggi, il Napoli è stato rimontato da Roma, Udinese, Lazio e Bologna; ha faticato nei secondi tempi anche contro Como, Venezia e Milan, gestendola bene con la Fiorentina e rimontando da una situazione di svantaggio solo con l'Inter. Ma la fotografia dell'evidente periodo di flessione del Napoli non finisce qui: prendendo in esame soltanto le ultime 5 partite, Lukaku e compagni sono andati a bersaglio 6 volte (e hanno un bottino complessivo di quasi 20 goal in meno della capolista Inter, 48 contro 69), mentre a livello difensivo – fiore all'occhiello del manifesto del calcio contiano – nelle ultime 11 giornate solo in una Meret non ha subito almeno una rete (0-0 a Venezia). In questo lasso di tempo, sono stati 13 i goal concessi e tutto ciò non si può spiegare soltanto con la lunga assenza e le condizioni non ottimali di Alessandro Buongiorno.
GUIDA E MARESCA: "NON ARBITRIAMO PIU' IL NAPOLI"
O meglio, non soltanto. Perché comunque, se ad una squadra che anche nel girone d'andata raramente seppelliva di reti gli avversari e riusciva a compensare restando solida e compatta in fase di non possesso togli una risorsa offensiva di livello assoluto come Kvara – e non ti doti di un vice Lukaku più efficace sotto porta di Raspadori e Simeone - se a Politano continui a chiedere gli straordinari in assenza di alternative e non rispondi alla chiamata del tuo allenatore per avere un ulteriore rinforzo in difesa (che non ti metta nelle condizioni di spremere Rrahmani e puntare alla bisogna su Juan Jesus), le responsabilità vanno ascritte anche e soprattutto alla società.
VOLATA SCUDETTO: I CALENDARI DI INTER E NAPOLI
De Laurentiis e Manna non hanno saputo o voluto giocarsi l'azzardo nonostante i 70 milioni di euro incamerati dalla cessione di Kvaratskhelia, ma Antonio Conte non può pensare di spiegare solo così il notevole calo di rendimento del suo Napoli nel girone di ritorno. Un girone di ritorno che, in 12 partite, gli ha permesso di conquistare 21 punti, ben 6 in meno della capolista Inter, ma addirittura peggio di Bologna, Juventus e della rediviva Roma di Ranieri. Genoa e Milan, due squadre non propriamente di alta classifica, hanno ottenuto appena due punti in meno del Napoli. In frenata costante ormai da due mesi, acciaccata e stranamente stanca, di fisico ma anche di testa, proprio quando la volata decisiva sta per partire. E quando il vice di Antonio Conte, Christian Stellini, evoca l'assenza di mentalità per spiegare la doppia versione del Napoli tra primi e secondi tempi qualcosa non torna. Vengono meno i princìpi cardine del credo dell'allenatore che, ovunque è andato o quasi, ha sempre vinto. Inculcando certezze e convinzione in ciascuno dei suoi giocatori, aiutandoli ad andare oltre i propri limiti. Ma soprattutto a non arrendersi mai, come invece il Napoli sembra aver fatto da qualche settimana a questa parte.
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Sembra effettivamente che qualcosa si sia rotto a gennaio, quando il Napoli lanciato verso lo scu...