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    Laziomania: soffrendo come Luis Alberto, urlando come Immobile

    Laziomania: soffrendo come Luis Alberto, urlando come Immobile

    • Luca Capriotti
    Ci pensavo durante Lazio-Feyenoord: è possibile vivere il calcio solo come uno sport, senza questa componente di scorticamento emotivo, di rabbie e vibrazioni e tensioni? Tutto in una sola immagine: Luis Alberto che soffre, il muscolo gli tira, è già caduto a terra richiamando l’attenzione dell’arbitro. Tutto in una sola immagine, lo spagnolo che corre ancora, e ancora, e ancora anche se il muscolo tira, anche se fa male, perché Sarri vuole che sia lui a pressare il difensore centrale, e ancora corre, e ancora soffre. Questa è l’immagine della notte in cui la Lazio si vendica della sconfitta in Olanda, vince contro il Feyenoord e si riprende il secondo posto nel girone, dietro l’Atletico Madrid. Tutto in una sola immagine: corsa, sofferenza, un immenso spaccarsi la schiena per tornare a vincere. Tutto in una sola immagine: questa è la Champions League, l’unica cosa possibile è dare oltre tutto. 

    LA CHAMPIONS DI CHI SOFFRE - Il diritto che dà la sofferenza, è quello della Lazio. Il Feyenoord di Slot si conferma squadra tosta, organizzata, molto tecnica e con quell’ossessione del possesso che è di Sarri. E proprio il possesso palla perso è la grande e rabbiosa recriminazione di Sarri: la Lazio non riesce quasi mai a tenerla, questa benedetta palla, soffrendo tanto l’agonismo, la durezza e i contrasti maschi degli olandesi. L’asticella del fischietto di Marciniak è alta, altissima: praticamente non fischia niente, ed è quasi sempre battaglia in campo. Dopo 20’ di buon livello, esce il Feyenoord e mena forte la Lazio, con il solito Gimenez che rischia di trafiggere di nuovo Provedel. Per inciso, se Castellanos è un ottimo attaccante, ma Gimenez è veramente di livello altissimo. La Lazio fatica, il gol del Feyenoord sembra nell’aria, nonostante un buon approccio. La partita prende una brutta piega, ma sulla linea della difesa si muove Ciro Immobile. I suoi movimenti andrebbero spiegati nelle scuole, o almeno affissi come manifesti in giro: ne fa uno dei suoi, Felipe Anderson lo vede, capisce che è il movimento loro, nostro, quello che amiamo e lo serve. Nessuno può sapere che il terzino tiene tutti in gioco, ma Immobile salta il portiere e fa il gol numero 200 con la maglia della Lazio. Vi invito per un attimo a pensarci: per 200 volte avete urlato il suo nome, avete urlato perché questo ragazzo ha fatto questo speciale movimento mistico, questa danza sulla difesa, questo guizzo contro-intuitivo ad elastico. Per 200 volte questo Ciro Immobile ha fatto la differenza tra un sorriso lungo una settimana e l’umore cupo. Il calcio è questo, la Champions è questa. 

    FINALMENTE BENE I CAMBI DI SARRI - Nella ripresa Sarri recita di nuovo i suoi cambi preferiti e toglie Kamada. Il povero giapponese ha qualità, ma per ora sembra sempre in apnea, sulle uova. Peccato, sarà per la prossima: nel frattempo entra Guendouzi e quando c’è lui la Lazio ha più lotta, più verve, più presenza muscolare. Nel frattempo pure Pedro e Rovella ribaltano un po’ la piazza, il campo, spezzano il gioco del Feyenoord, che a tratti è un tambureggiare nervoso a pochi metri dall’area di Provedel. Il tambureggiare nervoso è degli olandesi, è del nostro cuore, e delle nostre esternazioni verbali forti, della tensione che stravolge. Il calcio, in certi minuti, è quasi un vero dolore. Il secondo tempo è un lungo tendersi verso la vittoria, provare a prenderla con la punta del piede stirando al massimo muscoli malconci. Il calcio è così, la Lazio soffre, si batte, si erge vincitrice e si riprende il secondo posto. 

    LUIS ALBERTO IN QUESTO MOMENTO CI RAPPRESENTA - Luis Alberto che corre trascinandosi anima, muscoli doloranti e dolore, questa è l’immagine con cui inizia il girone di ritorno di Champions League, e la settimana del derby. La Lazio opaca non è scomparsa, ma visto che il gioco e il palleggio non possono essere ancora rodati, allora deve entrare sul campo l’anima, il cuore, il sacrificio, la compattezza per via della corsa e dello stress agonistico e del furore. La Lazio fa una partita in cui spesso fa pressing slegata e disarticolata, ma lo fa. In cui spesso il Feyenoord sembra poter segnare, e segna la Lazio. In cui spesso sembra sul punto di cadere, e invece Immobile. Ci ripenso ancora, rifletto se è mai esistita una partita di calcio in cui non ho preso a calci il mio cuore con ansia, e rabbia, e quasi un vero dolore. Ci penso, e nella settimana del derby mi sembra di no, che non sia mai esistita una settimana senza che il calcio mi abbia fatto soffrire, e una partita senza urlare il nome di Ciro Immobile.

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