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Juventus, Thiago Motta: "Il calcio ha ancora bisogno dei numeri 10, la mia squadra deve emozionare come Ronaldinho"
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NUMERI 10 - “Ogni allenatore, idealmente, aspira a costruire una squadra che riproduca collettivamente stesse emozioni, stessi sogni, stesse passioni che un numero 10 è in grado di trasmettere, toccando il cuore dei tifosi. È ormai un’idea comune considerare che il calcio di oggi, per l’evoluzione imposta dalla tecnologia e dell’esigenza di un ritmo di gioco sempre più alto, sia un nemico della creatività e in particolare di quella dei numeri 10. Ma io non sono d’accordo”, scrive Thiago.
DINHO - "Durante la mia infanzia, i racconti di mio padre sul calcio vertevano su due argomenti: i fatti legati alla sua squadra del cuore, il Palmeiras, e le giocate, le partite e tutto ciò che riguardava un unico giocatore, ovvero Edson Arantes do Nascimento… Pelé. E dopo si dibatteva, o meglio: con personale calore e affetto dibatteva lui, su quanto reputasse lontani dal livello di Pelé mostri sacri quali Rivelino, Rivera, Cruijff, Zico; giocatori che hanno segnato epoche calcistiche e che hanno fatto sognare ed emozionare milioni di tifosi; ma che, a dire di mio papà, non erano comparabili alla grandezza di Pelé. Gli allenamenti e le partite in squadra con Ronaldinho sono rimasti impressi non solo nella mia mente, ma hanno lasciato un segno altrettanto indelebile nelle mie emozioni", chiude l'allenatore che nella prossima stagione si troverà ad allenare un fresco numero 10. Dalla Continassa infatti voci sempre più insistenti parlano di come, nel previsto rinnovo con adeguamento di contratto a Kenan Yildiz, ci sia annessa anche la maglia numero 10 che dovrebbe quindi finire sulle spalle del giovane turco.