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    Romamania, fermarsi al rigore negato serve a non guardare in faccia la realtà e l'ombra di De Rossi tormenta Juric

    Romamania, fermarsi al rigore negato serve a non guardare in faccia la realtà e l'ombra di De Rossi tormenta Juric

    • Alessandro Austini
    Del rigore negato hanno parlato tutti. Persino Ghisolfi, improvvisamente verboso. E ci sta, perché nel calcio all’epoca della Var, quel tipo di contatti rivisti al replay portano quasi sempre al tiro dal dischetto. Ma ridurre l’analisi del pareggio di Monza a un singolo episodio non aiuta la Roma a guardare in faccia alla realtà. Che è molto preoccupante.

    Dopo aver perso con la quinta in classifica del campionato svedese, la squadra di Juric non riesce a battere l’ultima in classifica della Serie A. Il fatto di non esserci riusciti dominando sostanzialmente per tutta la partita è ancor più allarmante. La Roma segna troppo poco, se fa gol è quasi sempre per merito di Dovbyk e neanche questo è un bel segnale. Dopo sette gare si ritrova dietro a tutte le competitor per la Champions tranne l’Atalanta, pur avendo affrontato fin qui un calendario piuttosto morbido.

    Juric sembra un po’ un marziano quando racconta di enormi progressi e di fiducia per il futuro. Ne parla come uno che ci crede e quindi va ascoltato, ma l’impressione è che lo dica anche per auto-convincersi e allontanare quell’ombra scura che aleggia sulla Roma in una stagione apparentemente segnata in partenza.

    Alla ripresa dopo la sosta le prossime due avversarie in campionato saranno Inter e Fiorentina. Il livello si alza, ma c’è già da rincorrere. Idem in Europa, dove non sono ammessi altri passi falsi. Quali sarebbero le basi per approcciarsi con ottimismo ai prossimi impegni lo sa solo l’allenatore croato.

    Dybala si è già fermato e finora è come se non ci fosse mai stato. Soulè è schiacciato dal peso di doverlo sostituire e dai soldi che è costato alla Roma. Pellegrini gioca per far cambiare idea ai contestatori e non può essere sereno. El Shaarawy si conferma un altro su cui non si può contare per tutta la stagione, Celik e Angelino sono costretti a scendere in campo ogni tre giorni perché mancano sostituti all’altezza e pagano inevitabilmente dazio. La rosa, insomma, non dà garanzie, soprattutto se paragonata a quelle delle rivali. Persino la Lazio in questo momento dà l’impressione di avere più carte da giocarsi.

    Insomma, gira e rigira, si torna sempre lì, agli errori di una società che ha iniziato a costruire in ritardo la nuova squadra, seguendo le indicazioni di un tecnico scaricato dopo quattro partite, ha perso la fiducia dei tifosi e ora naviga a vista, in attesa di trovare nuovi dirigenti e scegliere se e quando dover cambiare ancora allenatore.. In questa situazione rischia di bruciarsi anche l’ottimista Juric. Col fantasma di De Rossi a tormentare le sue notti.

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    Cristiano G.
    Cristiano G.

    Il problema della Roma sono gli ingaggi assolutamente ingiustificati se rapportati alla qualità d...

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