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Milanmania: Balotelli addio, senza rimpianti e per il bene di tutti
Quando nessuno ci credeva (sperava?) più, è giunta la cessione di Mario Balotelli, che saluta il Milan dopo un anno e mezzo fatto di alti e bassi. Classico del suo personaggio. Una partenza che consentirà al Milan di smuovere un mercato sino ad oggi fatto solo di prestiti con diritto di riscatto e di occasioni a parametro zero, una cessione che potrebbe essere benefica anche per il giocatore, nuovamente lontano dalle polemiche e dalle discussioni alimentate dalla stampa sulle sue bravate dentro e fuori dal campo. Del resto, che un ritorno in Premier League fosse un obiettivo a media scadenza di Supermario non è un mistero e la possibilità di lavorare assieme a un tecnico bravo a gestire le teste calde come Brandon Rodgers possono contribuire al suo rilancio, anche in ottica Nazionale.
LE DUE FACCE DI MARIO - L'esperienza di Balotelli in rossonero dal punto di vista tecnica va necessariamente divisa in due parti. Cominciata con 5 mesi da assoluto protagonista dopo il addio al Manchester City, con 12 reti in 13 partite e il Milan trascinato in rimonta fino al playoff di Champions League. Poi, dopo aver sensibilmente contribuito a battere il PSV Eindhoven e a ottenere l'accesso alla fase a gironi, di pari passo col disastroso rendimento della squadra nell'ultima tribolata annata, è tornato il Balotelli di sempre. Quello capace di alternare colpi da fuoriclasse a lunghe pause condite da atteggiamenti insopportabili nei confronti di compagni, arbitri e molto discutibili anche lontano dal campo, con dichiarazioni e tweet sempre e comunque destinati a far parlare di sè.
Presentato come il possibile successore di Ibrahimovic e come l'uomo immagine della società dal giorno del suo arrivo ai successivi 10 anni, Mario ha finito per confermare le sue doti tecniche e caratteriali, ben lontane da quelle di molti campioni più affermati e tutt'altro che un trascinatore per le formazioni nelle quali ha militato. Non possono essere sottaciuti nemmeno gli aspetti tecnici che hanno spinto verso la soluzione: per il gioco che ha in mente il nuovo allenatore milanista, un elemento anarchico e poco propenso a fare il centravanti, poco compatibile con El Shaarawy (il cui rilancio potrebbe incidere sensibilmente sulle fortuna della squadra), sembrava centrare poco col nuovo progetto del club fin dall'inizio. A chi solleva dei dubbi sulla sua partenza per "soli" 20 milioni di euro e si interroga sull'addio di uno dei pochi calciatori di talento nella rosa di Inzaghi, noi rispondiamo che, in un periodo di ristrettezze economiche del club e nell'impossibilità di fare certe operazioni necessarie per rinforzare una squadra ad oggi molto modesta, Galliani ha individuato la chiave di volta per dare la svolta. Addio Mario, senza troppi rimpianti.
LE DUE FACCE DI MARIO - L'esperienza di Balotelli in rossonero dal punto di vista tecnica va necessariamente divisa in due parti. Cominciata con 5 mesi da assoluto protagonista dopo il addio al Manchester City, con 12 reti in 13 partite e il Milan trascinato in rimonta fino al playoff di Champions League. Poi, dopo aver sensibilmente contribuito a battere il PSV Eindhoven e a ottenere l'accesso alla fase a gironi, di pari passo col disastroso rendimento della squadra nell'ultima tribolata annata, è tornato il Balotelli di sempre. Quello capace di alternare colpi da fuoriclasse a lunghe pause condite da atteggiamenti insopportabili nei confronti di compagni, arbitri e molto discutibili anche lontano dal campo, con dichiarazioni e tweet sempre e comunque destinati a far parlare di sè.
Presentato come il possibile successore di Ibrahimovic e come l'uomo immagine della società dal giorno del suo arrivo ai successivi 10 anni, Mario ha finito per confermare le sue doti tecniche e caratteriali, ben lontane da quelle di molti campioni più affermati e tutt'altro che un trascinatore per le formazioni nelle quali ha militato. Non possono essere sottaciuti nemmeno gli aspetti tecnici che hanno spinto verso la soluzione: per il gioco che ha in mente il nuovo allenatore milanista, un elemento anarchico e poco propenso a fare il centravanti, poco compatibile con El Shaarawy (il cui rilancio potrebbe incidere sensibilmente sulle fortuna della squadra), sembrava centrare poco col nuovo progetto del club fin dall'inizio. A chi solleva dei dubbi sulla sua partenza per "soli" 20 milioni di euro e si interroga sull'addio di uno dei pochi calciatori di talento nella rosa di Inzaghi, noi rispondiamo che, in un periodo di ristrettezze economiche del club e nell'impossibilità di fare certe operazioni necessarie per rinforzare una squadra ad oggi molto modesta, Galliani ha individuato la chiave di volta per dare la svolta. Addio Mario, senza troppi rimpianti.