Milan male, l'Inter peggio. La SuperCoppa da sola non salverà la stagione nemmeno di chi la vince
Nessun dubbio che la Juve sia finora la squadra, fra le grandi, che ha deluso di più. Ma fra Inter e Milan, chi è che ha fatto peggio? Spieghiamoci subito: giusto dire peggio, perché meglio, cioè bene, non ha fatto nessuno. Rispetto a un anno fa, l’Inter ha 6 punti in meno in campionato (era prima, oggi è quarta), il Milan solo 1. Le due squadre si sono qualificate in Champions (ma il girone dell’Inter era molto più difficile), il Milan è fuori dalla Coppa Italia (Inter dentro con molta fatica, ma dentro) però ha vinto il derby di campionato. Lo scudetto della seconda stella sembra onestamente una chimera per entrambe.
Ciascuna squadra ha attenuanti ma anche colpe, così come tra gli stessi tifosi c’è chi è disposto a giustificare e chi invece non ha dubbi nell’accusare. Proprietà e allenatori, giocatori e gl’infortuni. Tutto nasce dal mercato e per quanto sinteticamente, alla vigilia della partita che è appendice alla scorsa stagione, ma di fatto segna il giro di boa di quella in corso, proviamo a fare il bilancio di cosa è successo dal 22 maggio in poi.
Il Milan aveva vinto lo scudetto con merito tutto suo, l’abbiamo detto mille volte. Era più forte dell’Inter. Maldini aveva chiesto 3 grandi rinforzi, con i quali la squadra avrebbe potuto competere in Europa. Non li ha avuti, anzi non li ha fatti, ma è rimasto al suo posto ed evidentemente gli andava bene così. Oggi il Milan è più debole che a maggio, Kessiè non è stato sostituito e nemmeno Romagnoli. Gl’infortuni non stanno aiutando Pioli, di cui però troppo spesso si dimenticano gli errori, sorvolando sui suoi tentativi di stravolgere le caratteristiche dei giocatori (Theo e Leao su tutti).
Certo è che giocare con Tatarusanu, non è la stessa cosa che farlo con Maignan. Poi c’è tutto il resto. Da CDK che (forse) verrà buono l’anno prossimo a Origi che gioca poco e segna meno, alla pletora di prestiti buoni soprattutto per fare numero. Milan male, non c’è dubbio: un passo indietro nei risultati e nelle prospettive a breve termine. Vincere a Riad sarebbe importante per rilanciare la stagione, ma di certo la SuperCoppa da sola non farebbe bilancio positivo.
L’Inter lo scudetto lo aveva perso in volata, meritando di perderlo per essersi fatta battere nel derby e non vincendo poi a Bologna. Temeva il mercato, da cui la squadra poteva uscire molto più ridimensionata, come accadde 12 mesi prima e come potrebbe accadere il prossimo giugno. Più che in campo, i guai dell’Inter sono nei conti della proprietà, sempre in bilico fra deficit a 3 cifre (di milioni) e l’attesa per un acquirente che ancora non si palesa. Arrivasse almeno la svolta sullo stadio... ma anche lì, niente dà una mano agli Zhang, anzi.
Inzaghi non ha mai veramente convinto critica e tifosi, eppure l’anno scorso ha ereditato una squadra che Antonio Conte s’era rifiutato di allenare, vincendo 2 trofei e arrivando a un passo dallo scudetto. È quest’anno che da Inzaghi era ovvio aspettarsi di più, perché questa Inter è più forte di quella che è arrivata seconda. E la difficile e meritata qualificazione in Champions è lì a confermarlo. Più forte, anche considerando la partenza di Perisic e la lunga assenza di Lukaku. E invece l’Inter dell’Inzaghi-bis gioca meno bene, fa meno punti, perde più partite e subisce molti più gol.
Paradossalmente, però, ha appena battuto il Napoli con merito, dopo aver perso tutti gli scontri diretti stagionali (eccezion fatta per l’Atalanta, se è giusto parlare di confronto fra “grandi”). Vincere a Riad varrebbe un’altra tacca nella carriera di Inzaghi, ma non basterebbe certo a renderne positivo il bilancio stagionale. Stavolta probabilmente, nemmeno se alla fine dovesse fare il paio con la Coppa Italia. Dopo quanto fatto l’anno scorso, l’Inter deve progredire, quindi andare più avanti in Champions o vincere lo scudetto. Sennò il piatto piangerebbe.
Steven Zhang sarà in tribuna a Riad, come ci si aspetta che faccia ogni presidente o proprietario nel momento in cui si gioca una finale. Non così Gerry Cardinale, che ha fatto sapere che vedrà la partita in tv a New York, con la maglia numero 10 (addosso o accanto non si sa, aspettiamo la “solita” foto), confermando l’idea di totale distacco dalla squadra. Ma finché paga gli stipendi, a Pioli e ai giocatori va bene anche così.
@GianniVisnadi