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Laziomania: i dettagli sono cruciali anche nella Conference dopolavorista
FLESSIBILE - La Lazio, al contrario del Cluj, dimostra di essere flessibile. Partirei da qui. Andiamo subito in medias res: è chiaro che perdere un uomo così presto durante la partita ti cambia totalmente il piano gara, le idee che avevi, come volevi impostare e poi far sviluppare l’incontro. L’espulsione di Patric per 5-10 minuti ha destabilizzato la Lazio e galvanizzato il Cluj (per inciso, credo siano meglio di così, perché così mi sembravano un pochino dopolavoristi): peccato che, subito dopo, la partita sia tornata nei binari. La Lazio si è adattata ad un evento avverso: chi mi legge sa che per la squadra di Sarri si tratta di una delle cose più complicate in assoluto. Il Cluj invece ha deciso di continuare col suo piano gara attento, difensivo, un po’ parrocchiale. E questo, alla lunga, l’ha esposta all’arma della Lazio: sincronismi automatizzati, una grossa tecnica, e Ciro Immobile.
TRUCCHETTI - La Lazio, come il Cluj, capisce che questo arbitro è un osso duro (cioè è inadeguato) uno di quelli pane e cartellino. I gialli si susseguono come i minuti, ma devo dire che i biancocelesti sono stati pratici. Intanto, e questo è già un tema, Maximiano per la prima volta non si è beccato titolacci e votacci. E poi in genere i ragazzi di Sarri fanno una gara attenta, stanno sempre in partita, sbagliano qualcosa ma rimediano con grande manualità e anche un po’ di manovalanza, sana. Riescono a portare a casa la gara praticamente senza rischiare mai, e lo fanno con buona cura, senza grosse sbavature se non il rosso di Patric. Tutto il resto è stato un buon lavoro di costruzione, un buon lavoro in fase difensiva, e forse, in alcuni momenti del match, avrebbe perfino potuto chiuderla. Milinkovic Savic in particolare ha avuto una bella palla-gol, che poteva destinare il ritorno ad una gitarella di piacere tra castelli e piatti tipici, col gusto del brivido alla Stoker.
IMMOBILE - La vera notizia, se mi consentite, oltre a quella di Maximiano, non è tanto il ritorno al gol del Re Ciro Immobile, quanto la sua partita in generale. L’attaccante, lo abbiamo detto, vive di gol, e ok. In particolare per Ciro è un carburante fondamentale, ma l’impressione resta: più mette minuti nelle gambe, più si allontana da quella specie di orso Kuma di Tekken e si avvicina ai suoi standard di corsa, rapidità, precisione letale in area di rigore. Il suo pieno recupero e quanto effettivamente sarà a disposizione al 100% potrebbe fare decisamente la differenza in questa seconda parte di stagione. Averlo a mezzo servizio, ingobbito e belottiano, è una roba che purtroppo al contrario poteva e potrebbe essere un grosso rischio.
DETTAGLI - Se devo trovare un neo, anche qui, non è tanto sull’espulsione di Patric ma su come nasce. Tutta l’azione è sbagliata, si tratta dell’ennesima uscita palla di Lazzari rischiosa - se riesce diventa esplosiva - e poi gli altri non riescono a diventare corporei, ad impedire lo slalom, a frapporsi. Ectoplasmatici, quasi si fanno rovinare la partita da un esternone qualunque. Un peccato, veramente, specialmente per Marcos Antonio, sacrificato, che sarebbe stato bello vedere per 90’. Un peccato, perché questo genere di dettagli, tra un giallo e un rosso, tra una trattenuta e un esterno falciato (che sia giusto o meno quel rosso è un altro tema), fanno veramente la differenza, specialmente nei big match. Sono le classiche cose – anche se ci fosse stata una punizione pericolosa e non il rosso – che possono rovinarti partita e magari perfino possono fare la differenza tra Conference, Europa League, Champions. Sono uno pratico: so che nella montagna di minuti, situazioni, gol, azioni, che si costruisce in una stagione non è un singolo episodio a cambiarla. So anche, per esperienza diretta, che al netto di questo razionalismo in realtà un episodio decisivo può cristallizzare una serie di errori stagionali e cambiare davvero il risultato finale. Da Immobile a Patric, sono sempre i dettagli alla fine a fare la differenza, perfino in Conference.