Juventus, che crollo: Motta e Giuntoli hanno colpe, ma manca la proprietà
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LE COLPE DI MOTTA E GIUNTOLI - Le colpe e le responsabilità di questa debacle sono di tanti e vanno suddivise fra giocatori (ad esempio, a Torino stanno ancora aspettando il vero Koopmeiners), allenatore (sulla rigidità tattica di Motta e sulle scelte rispetto a formazioni e cambi, a volte discutibili, ci siamo già soffermati) e dirigenza. Ecco, oggi vogliamo soffermarci in particolare sulla dirigenza e, di riflesso, sulle scelte della proprietà. Il Football director Cristiano Giuntoli ha avuto il grande merito di abbassare l'età media della squadra (24,3 anni, la seconda più giovane della Serie A dopo il Parma), e di abbassare il monte ingaggi della rosa (111,7 milioni, rispetto ai 125,9 milioni del 2023/24 e ai 166 milioni del 2022/23), e sono elementi che abbiamo più volte sottolineato, ma ha anche commesso una serie di errori in sede di mercato, dal vice Vlahovic assente per tutta la prima parte della stagione alla lentezza nel reperire un rinforzo in grado di sostituire Gleison Bremer al centro della difesa, quando la necessità era evidente dal giorno dell'infortunio del brasiliano (2 ottobre).
LE COLPE DELLA SOCIETA' - Poi però c'è anche un errore da imputare alla società, e del quale Giuntoli tutto sommato è una vittima. L'errore, opinabile ovviamente come tutte le altre valutazioni che qui proponiamo, è quello di aver messo un solo uomo al comando, senza un equilibrio di poteri nell'area sportiva. Giuntoli infatti lavora insieme a dirigenti che nella loro vita hanno maturato un'esperienza totalmente estranea al mondo del calcio, e parliamo del presidente Gianluca Ferrero e dell'ad Maurizio Scanavino. Fatte le dovute proporzioni, è una situazione che ricorda la fase in cui il ds Alessio Secco lavorava con il presidente Giovanni Cobolli Gigli e l'ad Jean-Claude Blanc, uomini scevri da esperienze calcistiche. Ben diversa la situazione nella quale ai piani alti della Juventus lavoravano solo uomini di calcio: Beppe Marotta, Fabio Paratici e Pavel Nedved, insieme al presidente Andrea Agnelli. Giuntoli, dopo l'esperienza di crescita al Carpi, a Napoli ha lavorato con un presidente puntiglioso, attento e 'pressante' come Aurelio De Laurentiis, una figura forte che ha contribuito alla crescita professionale dello stesso Giuntoli. A Torino, chi può esercitare questa funzione? L'impressione, osservando la Juventus attuale, è quella che manchino altri uomini di calcio, o comunque uomini forti, per rendere l'intero meccanismo più armonico e solido. E per essere di aiuto, nei momenti di difficoltà, a Giuntoli e, in ultima analisi, allo stesso Motta.
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