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    Juve, tutto facile a Empoli. Ma Inter e Milan oggi restano lontane

    Juve, tutto facile a Empoli. Ma Inter e Milan oggi restano lontane

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi

    I 3 punti, il secondo posto in classifica, il sorpasso al Napoli, 2 gol e 2 pali e occasioni in abbondanza. Se uno se li fa bastare, il bilancio è ampiamente positivo. Eppure, la Juventus che vince a Empoli, contro l’unica squadra che finora ha solo perso e non ha mai segnato, sembra ancora molto lontana dall’Inter e dal Milan, ma anche dalla Lazio, che pure ha 4 punti in meno in classifica e dopo la sosta sarà il prossimo avversario dei bianconeri. La prima partita veramente impegnativa, contro un avversario che ha gli stessi obiettivi della Juventus. Non solo derby, quindi: il prossimo sarà un turno di verità.


    L’Empoli, al momento candidato principale alla retrocessione, è troppo tenero per opporsi alla partenza anche stavolta impetuosa dei bianconeri, sta diventando una costante. Subito un gol, annullato; poi quello buono, a metà primo tempo. Entrambi di Danilo ed entrambi su angolo calciati da Kostic, uno che la Juventus ha cercato di vendere fino all’ultimo secondo per ragioni di bilancio, ma ora che è rimasto, Allegri non può non utilizzare, vista l’attuale differenza che onestamente c’è col giovane Cambiaso. L’intesa con Rabiot è consolidata e resta un valore per questa squadra cui non mancano certo le individualità. Semmai è lo spartito, che il coro interpreta ancora a tentoni.

    Cos’è la nuova Juventus? Una squadra che alza la pressione sugli avversari? Una volta ogni tanto, ogni 3, ogni 5 volte. Una squadra che aspetta e va in contropiede? Meno dell’anno scorso e anche con molta meno incisività. Mancano le fionde. Resta che Locatelli sembra risorsa troppo povera per il ruolo di regista, là dove gli avversari che contano hanno giocatori di altra caratura. Non inganni il finale e ancora di più l'avversario: la Juventus gioca un altro campionato rispetto all'Empoli.

    Anche Vlahovic e Chiesa alla fine sono rimasti e giocano anche stavolta insieme. Il serbo è il perno su cui ruotano l’azzurro e i centrocampisti che da un’azione all’altra s’inseriscono in area di rigore. Quasi al tramonto della prima frazione, proprio Vlahovic ha su rigore (giusto: Maleh maldestro su Gatti) l’occasione per chiudere la partita e rilanciare la sfida personale agli altri bomber del campionato, ma calcia in modo decisamente sbagliato, centrale e lento, e permette a Berisha (debuttante nell’Empoli, direttamente dalla panchina del Toro) di tenere la sua squadra dentro la partita. Il serbo patisce il colpo e s’innervosisce, sarà prima ammonito e poi, a metà ripresa, richiamato in panchina da Allegri, un modo per evitarsi dei guai.

    Qualche sgasata di Chiesa, non ancora continuo, ma certamente ritrovato, con gamba, salute e voglia, tanta. Come quando, lanciato da Milik nella metà campo avversaria completamente deserta, firma il raddoppio e lui sì, che stavolta chiude la partita. Prima, c’era stato  spazio anche per Pogba, entrato col botto dopo un quarto d’ora di ripresa: gran destro al volo da fuori area, ma gol annullato e festa strozzata nella culla dalla segnalazione del guardalinee, che scova Vlahovic in fuorigioco, senza bisogno del Var. Dalla gioia appena sfiorata alla beffa e infine alla smorfia di dolore che proprio nel finalssimo guasta la notte bianconera. L'incubo evidentemente non finisce mai.

    @GianniVisnadi
     


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