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    Intermania: Morata dopo Cuadrado? Vincere è l'unica cosa che conta, peccato per Dybala

    Intermania: Morata dopo Cuadrado? Vincere è l'unica cosa che conta, peccato per Dybala

    • Cristian Giudici
    Incredibile, ma vero: in pochi giorni cambia tutto. Lukaku tradisce l'Inter, che si consola prendendo un calciatore scaricato dalla Juve: Cuadrado. Accusato dai tifosi nerazzurri di essere il simbolo dell'antisportività (innanzitutto per le simulazioni, ma anche per le liti con Perisic, Lukaku e Handanovic) e di incarnare i valori del primo comandamento bianconero: "Vincere è l'unica cosa che conta". 

    Un motto sposato di fatto da Marotta, il quale punta ancora sull'usato sicuro. Un po' come aveva già fatto l'anno scorso con Acerbi, un altro rinforzo d'esperienza arrivato tra lo scetticismo generale. La speranza è che il colombiano possa seguire le orme del difensore italiano ex Milan e Lazio, la migliore sorpresa nell'ultima stagione nerazzurra. 

    Ma qui il punto è un altro: si punta a vincere subito senza pensare troppo al futuro. Ad esempio nello stesso ruolo di Cuadrado l'Inter seguiva due elementi molto più giovani e di prospettiva come Buchanan del Bruges, Holm dello Spezia (in orbita Juve) e Singo del Torino, nel mirino del Milan. Un investimento del genere sarebbe stato più costoso a livello di cartellino, ma meno oneroso sotto l'aspetto dello stipendio e almeno potenzialmente più in grado di diventare un patrimonio del club. 

    Lo stesso discorso rischia di ripetersi in attacco, dove l'anno scorso si preferì riprendere Lukaku in prestito dal Chelsea invece di mettere sotto contratto Dybala, poi passato dalla Juve alla Roma a parametro zero: una decisione sbagliata, col senno di poi. Ora al posto di Lukaku ed eventualmente di Correa l'Inter punterebbe su Morata con Duvan Zapata o Arnautovic rispetto a talenti emergenti come Hojlund o Balogun, forse più per necessità della proprietà che per scelta della dirigenza. In ogni caso, così facendo, lo scudetto della seconda stella rischia di trasformarsi in un'ossessione controproducente per il bene futuro del club. Per i veri interisti vincere non è (e non sarà mai) l'unica cosa che conta
     

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