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    Inter, altra finale e due schiaffi alla Juve di Allegri: vince di 'corto muso' e risparmia il graziato Lukaku

    Inter, altra finale e due schiaffi alla Juve di Allegri: vince di 'corto muso' e risparmia il graziato Lukaku

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Un’altra finale per l’Inter. In attesa di sapere se riusciranno a giocare quella più importante in Champions League, dopo aver stravinto la Supercoppa contro il Milan, i nerazzurri si meritano di giocare la prossima finale di coppa Italia il 24 maggio a Roma. Contro la Fiorentina o la Cremonese poco importa, perché per adesso quello che importa è avere eliminato la Juventus, con il ”suo” punteggio preferito. Perché chi di “corto muso” colpisce di “corto muso” perisce e mai come stavolta è giusto così. Anzi, l’1-0 firmato quasi subito da Dimarco è persino stretto per l’Inter perché le parate più difficili le deve compiere Perin per evitare lo 0-2 e non Onana per difendere l’1-0. Dall’inizio alla fine l’Inter gioca di più e meglio della Juventus e il fatto che Lukaku entri soltanto per gli ultimi 20’, dopo le polemiche per la “grazia” ricevuta da Gravina, sembra un indiretto schiaffo alle ambizioni dei bianconeri, in evidente calo. Non bisogna dimenticare, infatti, che questa è la quarta sconfitta consecutiva in Italia, tra campionato e coppa, per la squadra di Allegri, troppo molle e mai veramente pericolosi, a prescindere dalle scelte del tecnico.

    VANTAGGIO ITALIANO - L’equilibrio di partenza, dopo l’1-1 dell’andata, resiste soltanto un quarto d’ora. Il tempo cioè che impiega l’Inter per passare in vantaggio, con il primo gol su azione dopo tre sfide stagionali alla Juventus. E’ un vantaggio “made in Italy”, perché Dimarco devia di esterno sinistro un pallone filtrante di Barella che in realtà sembrava destinato a Dzeko. Perin non può far nulla e soprattutto non può far nulla la Juventus che Allegri schiera inizialmente senza un vero attaccante, perché Vlahovic è infortunato mentre Milik parte dalla panchina, come Lukaku che almeno è sostituito da un attaccante vero, Dzeko, al fianco di un'altra punta di ruolo, Lautaro, tra l’altro con la fascia di capitano, in assenza di Handanovic e Skriniar. Dettagli comunque, perché malgrado i gradi l’argentino sbaglia più del solito, mentre il suo compagno di reparto si rende più utile di testa in fase difensiva che sotto la porta avversaria.

    DIFFERENZA A CENTROCAMPO - A parità di moduli tattici, anche se il 3-5-2 bianconero è atipico visto che i teorici attaccanti sono Chiesa e Di Maria, la vera differenza è in mezzo al campo perché il trio centrale dell’Inter con Mkhitaryan e Barella ai lati di Calhanoglu sovrasta quello della Juventus in cui Locatelli cerca invano di far partire l’azione tra Rabiot e Miretti. E’ una questione di velocità e di ritmo, perché la squadra di Inzaghi dimostra di avere una marcia in più grazie anche alle discese sulle fasce della D2 Dumfries-Dimarco che creano superiorità numerica nel reparto centrale, tenendo a distanza i rispettivi dirimpettai Kostic e De Sciglio. E così, mentre il ritrovato Bonucci continua a richiamare i suoi compagni di reparto Bremer e Alex Sandro, nel primo tempo Acerbi dirige senza affanno il reparto arretrato aiutato da Darmian e Bastoni, proteggendo Onana che deve intervenire soltanto una volta per deviare una conclusione di Kostic.

    MILIK E LUKAKU - Allegri capisce che serve una punta vera e dopo l’intervallo rilancia Milik al posto di Kostic, ma la Juventus malgrado una maggiore pressione non riesce a vincere la battaglia a centrocampo e allora ecco il cambio del regista, con l’ingresso di Paredes che rileva l’ammonito Locatelli. Come non detto, però, perché Lautaro manca di un soffio la deviazione sul perfetto cross di Dumfries. E allora Inzaghi, nella speranza di chiudere la partita, si decide a dare spazio a Lukaku al posto di Dzeko, mentre Brozovic rileva l’acciaccato Barella, piazzandosi al centro con lo spostamento di Calhanoglu al suo fianco.

    SUPER PERIN - Tra tanti attaccanti di ruolo che non segnano, dopo il gol di un difensore l’Inter sfiora il 2-0 con un centrocampista perché il gran tiro di Mkhitaryan, su punizione dello scatenato Dimarco, esalta i riflessi di Perin che devia da campione tenendo in corsa la Juventus. In realtà, malgrado tutti i cambi di Allegri che inserisce anche Danilo al posto di Bonucci e Pogba in quello di Miretti, i bianconeri attaccano senza pungere concedendo ampi spazi ai nerazzurri per colpire in contropiede. Lukaku, però, dopo la “grazia” di Gravina, grazia la Juventus senza nemmeno calciare una volta in porta, come Milik del resto. Stavolta, però, ai nerazzurri va benissimo così, perché basta e avanza il gol di Dimarco per andare a Roma a giocare la finale di coppa Italia. 

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