Il peggior Milan degli ultimi 10 anni: Fonseca si gioca tutto in tre partite, ma ha un piano preciso per salvarsi
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Sotto la luce d’ingrandimento c’è una prestazione apparsa sotto tono – specialmente da parte di alcuni dei leader tecnici della squadra, Theo Hernandez in primis, Fikayo Tomori a seguire – complice un’interpretazione della gara errata, fuori luogo, quasi sconcertante. Il percorso di crescita intrapreso dal successo nel derby contro l’Inter in poi – una vittoria che rischia di essere stata un mero palliativo della problematica che affligge il Milan – si è arrestato dopo soli pochi giorni. La grande prova fornita sia contro il Lecce che in Champions League a Leverkusen non hanno avuto seguito e, anzi, si sono trasformate in quanto visto a Firenze. Questione di una mentalità di gruppo incapace di viaggiare ad alta quota e di mantenersi costante e proficua con il passare delle sfide e degli appuntamenti. Un atteggiamento sul quale andrà fatto un ragionamento ponderato: è inaccettabile che una formazione gloriosa come il Milan si lasci andare a episodi di discutibile – per usare un eufemismo – quanto difficile accettazione a un così alto livello.
Dall’ammutinamento rigori di Abraham e Tomori all’espulsione rimediata per proteste – dopo il fischio finale, tra l’altro – di Theo Hernandez (per il quale sarà multato), l’anarchia è tornata a regnare nello spogliatoio del Milan. Tocca correre ai ripari e porre rimedio a una situazione che rischia di diventare insostenibile e, soprattutto, costare la panchina al diretto interessato, Paulo Fonseca, chiamato a voltare immediatamente pagina, prima che sia troppo tardi. Nell’ultimo paio di settimane, l’allenatore lusitano ha deciso di sposare una linea comunicativa diretta, schietta e sincera con l’obiettivo di mettere i giocatori davanti alle proprie responsabilità, ma rimane il fatto che, alla dirigenza del Milan, il modo in cui è maturato il ko di Firenze proprio non è andato giù.
Le riflessioni sono all’ordine del giorno e ci aspetta che dal senior advisor della proprietà RedBird Zlatan Ibrahimovic, passando per l’amministratore delegato Giorgio Furlani, una voce si faccia sentire forte e chiara, lanciando un limpido messaggio per il futuro: una svolta è necessaria, adesso o mai più. Fonseca si ritrova, nuovamente, dinanzi a un bivio decisivo: o prende in mano le redini della squadra o rischia di perdere la panchina del Milan. Nelle prossime tre partite di campionato (contro Udinese, Bologna e Napoli, ndr), il tecnico si gioca tanto, anzi tutto. L’ex Roma è consapevole che ora contano i punti più che il bel gioco: da questo trittico, ne serviranno almeno 7 per essere sicuro di proseguire la propria avventura alla guida del Milan.
Un’avventura che, dati alla mano, non può che essere soddisfacente sotto molteplici punti di vista. Sottolineato come idee e filosofia di gioco siano ancora da introiettare nella testa dei giocatori, chiamati a svoltare dal punto di vista mentale e ad annullare determinati comportamenti ritenuti inaccettabili per un club come quello rossonero, c’è un dato che va evidenziato: sul fatto che sia stata una falsa partenza, non c’è mai stato alcun dubbio, ma sembrava complesso immaginare che il Milan di Fonseca, dopo le 9 partite giocate da agosto ad oggi tra coppe e campionato, avrebbe avuto la media punti più bassa degli ultimi 10 anni, con soli 1.22 a match. Una media, dicevamo, che mai era stat registrata in casa Milan nelle scorse dieci annate. Stagioni che hanno visto anche Filippo Inzaghi (1.38) e Marco Giampaolo (1.29 e fu poi esonerato) fare meglio del portoghese ex Lille, su cui la dirigenza rossonera è convinta che il suo lavoro possa presto iniziare a dare i suoi frutti. Ma va messo in evidenza che sono distanti anni luce le medie anche solo di Gennaro Gattuso e Vincenzo Montella (appaiati a 1.75), così come di Sinisa Mihajlovic (1.76) e del migliore dell’ultima era rossonera, il vincitore dello Scudetto 2022 Stefano Pioli (1.88).
La sostanziale differenza col passato è che il board meneghino crede in Fonseca e si è stretto intorno a lui, continuando a rinnovargli la fiducia. Una fiducia che, tuttavia, verrà messa alla prova dal trittico Udinese, Bologna e Napoli e dalla partita di Champions contro il Bruges, dove il Milan dovrà giocoforza centrare i primi 3 punti nella League Phase, onde evitare la possibilità di essere esclusi già in questa prima fase della più importante manifestazione continentale. La sostanza è che la squadra meneghina deve comprendere come crescere, cosa esattamente voglia fare da grande e se esista la reale volontà di evolvere e di fare quel salto di qualità per diventare, finalmente, una grande squadra capace di contendere per i vertici del calcio italiano ed europeo. A Fonseca il compito di trovare la chiave di volta: in soccorso, arriverà un calendario alla portata della formazione di Via Aldo Rossi. Nella Coppa dalle grandi orecchie, Real Madrid a parte, il Milan può centrare 15 punti su 15 dalle partite contro Bruges, Slovan Bratislava, Stella Rossa, Girona e Dinamo Zagabria, mentre in campionato, sino a Natale e al famigerato “panettone”, i rossoneri se la vedranno con Bologna, Monza, Cagliari, Empoli, Genoa e Verona, anche se molto passerà dai big match contro Napoli, Atalanta e Juventus. Per un futuro a tinte rossonere per Paulo Fonseca che si affiderà ai suoi giocatori simbolo per svoltare: calendario, sfide per alzare il livello, coesione da ritrovare, ostacoli da superare. Un destino che sarà scritto dal campo.
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