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ESCLUSIVO Milan: Rangnick ora ha fretta e preme per essere annunciato, ma il club è diviso
Quel che è chiaro è che l'incertezza non fa bene al club rossonero, soprattutto in una fase di ripresa di morale, risultati e pubblico.
L’allenatore tuttofare, fino a poche settimane fa appannaggio solo di specialisti e tecnici del pallone, adesso è sulla bocca di tutti. Dalla curva Sud, ai social, dalla tribuna vip al quartier generale di Via Aldo Rossi.
Come già anticipato, il corteggiamento al tecnico tedesco è partito sottotraccia in autunno, poi ha accelerato bruscamente, ma sempre nel massimo riserbo. Così elevato che la maggioranza dei dirigenti del Diavolo nemmeno ne era a conoscenza. I motivi sono abbastanza intuitivi e legati alla sua probabile sovrapposizione non solo con la panchina oggi occupata da Pioli, ma pure con qualche scrivania pesante. La trattativa è stata condotta su un binario parallelo ad un andamento stagionale che, dal rientro dalla sosta, ha certamente rafforzato sia la posizione dell’attuale allenatore che quella di Maldini e Boban. L’arrivo di Ibra ha riportato fiammelle sparse di entusiasmo, ha contagiato compagni fino ad allora evanescenti come Rebic e si è portato dietro risultati e un miglioramento d’immagine del club.
Dalla Germania filtra un Rangnick molto attento a quello che sta succedendo a Milano e a futuri scenari che potrebbero coinvolgerlo. I discorsi con il fondo si sono spinti molto avanti, ma a stagione in corso è evidente che possano essere arrivati fino a una certa soglia. Più che altro sono iniziati quando il Milan era inabissato e, ora che il contesto è evoluto in positivo per la squadra, vedono una cornice che, all’interno, offre un quadro diverso.
E’ per questo che il tedesco ha capito che non è più tempo di stare fermi. Il suo nome è ormai completamente esposto al soffiare delle correnti e, addirittura, è stato seccamente messo all’angolo da Paolo Maldini nei giorni scorsi durante un’intervista a Sky. Rangnick non sarebbe il profilo adatto, ha sottolineato la bandiera rossonera. Una presa di posizione pesantissima. A questo punto il mese di giugno appare fin troppo lontano. Se prima era il Milan a rosolare nelle sue difficoltà, il ruolo del pollo allo spiedo adesso rischia di farlo Rangnick stesso, mentre i rossoneri hanno acceso una piccola griglia di risultati confortanti e ritrovato l’appoggio di parte della tifoseria. Troppo rischioso.
E così l’idea balenata nelle ultime ore è quella di spingere i suoi buoni uffici rossoneri perché avallino il suo nome nel più breve tempo possibile. In modo da cristallizzare la sua posizione, inserire dei paletti, e attendere sviluppi più coperto, anche in caso di ulteriore miglioramento dei risultati di Pioli e rafforzamento non tanto della sua panchina, quanto del sindacato di blocco dirigenziale che non ha alcun interesse e vantaggio in un suo arrivo.
La componente della proprietà che ha portato a dettagli molto avanzati la trattativa con Rangnick, del resto, fa i conti con diverse variabili che a stagione in corso hanno un peso determinante: i risultati in primis, la reazione dei tifosi di fronte a un outsider dal ruolo ingombrante e, infine, le pressioni interne ad alcuni uffici per evitare che si finisca nelle mani dell’ideologo della galassia Red Bull.
Lo scenario è fluido, ma il fatto che il piano “segreto” svelato da Calciomercato.com a fine novembre non sia più un segreto e occupi colonne su quotidiani sportivi italiani e di mezza Europa ha dato una mano di carte inaspettata ai “pochi” attori seduti al tavolo.
Se l’endorsement a Rangnick non dovesse arrivare a breve, gli accordi presi e i dettagli concordati potrebbero essere rivisti, con un’intesa di segno opposto tra le parti. Del poco che si conosce dell’allenatore tedesco in Italia, del resto, uno degli elementi centrali è proprio il carattere rigoroso e non troppo avvezzo alle mediazioni.
“L’altra stagione” del Milan è entrata nel vivo. Molto in anticipo rispetto ai propositi iniziali.