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    Conte, l’instant manager: il suo Napoli non convince sempre ma fa già paura

    Conte, l’instant manager: il suo Napoli non convince sempre ma fa già paura

    • Massimo Callegari
      Massimo Callegari
    L’instant manager ha colpito ancora. Dopo 7 partite giocate, il Napoli di Antonio Conte ha 3 punti in più della sua prima Juve e del suo primo Chelsea: entrambi a fine stagione si laurearono campioni. La sua prima Inter (19/20) aveva fatto addirittura meglio, con 6 vittorie e 1 ko nello scontro diretto con la Juventus. Così come il suo Tottenham a inizio 22/23: non era il primo anno ma nel precedente campionato era subentrato a metà stagione. La matematica non è un’opinione però crea suggestioni. E cinque indizi fanno più di una prova: sono la pistola fumante che testimonia la capacità di Conte di conquistare giocatori e tifosi con impressionante velocità. La longevità e la pazienza sono caratteristiche un po’ meno scontate della sua personalità, ma per valutarle a Napoli ci sarà tempo e modo… Nel frattempo, il messaggio per le altre candidate al titolo è forte e chiaro: questa squadra fa paura.

    PICCOLE CREPE - Certo, il compito di chi analizza le partite è (sarebbe) anche di andare oltre il risultato e qui i segnali sono altrettanto chiari. Gli azzurri, infatti, hanno massimizzato il profitto di tre prestazioni non così convincenti. Prima del tracollo per l’espulsione di Suzuki, il Parma aveva segnato un gol, colpito un palo e una traversa; il Cagliari è crollato sullo 0-2 dopo aver sbattuto su un formidabile Meret; il Como, infine, ha spaventato il Maradona con un grande primo tempo, in cui un altro palo ha fermato Nico Paz. Cosa ha fatto la differenza a favore degli azzurri, dunque? Le caratteristiche che Conte sta trasferendo alla squadra e le qualità dei nuovi acquisti, che stanno emergendo in maniera nitida.

    I SEGRETI DEL NAPOLI DI CONTE - L’allenatore ha lavorato sull’equilibrio difensivo: il blocco basso del primo tempo ha concesso al Como più palleggio (che non fa rima con pericolosità) e tiri solo da fuori. Dopo l’intervallo ha chiesto ai suoi di alzare il baricentro (3 metri e mezzo in più rispetto alla media dei primi 45’) e il pressing offensivo è stato decisivo. McTominay è stato il calciatore che ha corso di più e che ha coperto la maggiore distanza in modalità corsa (7-15 km/h) e sprint (+ di 15 km/h). Il suo “motore” per la Premier era nella media, per la Serie A è fuori categoria. Non a caso, nei suoi anni allo United ha giocato soprattutto sulla linea dei mediani e qui gioca da assalitore, un falso trequartista nel senso positivo del termine: pur non avendo tecnica e rapidità da numero 10, ha tempi di inserimento e immediatezza al tiro, come dimostrano i due gol già segnati e la traversa colpita contro il Palermo in Coppa Italia. Lui e Lukaku sono al centro del gioco e questo li fa sentire protagonisti, alimentandone l’autostima. Il centravantone belga è il manifesto del calcio essenziale e diretto di Conte. Nell’ultima partita ha toccato appena 23 palloni, con un’efficacia mostruosa: 1 gol e 2 assist. Infine, David Neres: in 16’ ha piazzato lo scatto più veloce di tutta la partita a 34,5 km/h e ha calciato in porta due volte, un terzo del totale della sua squadra (dati Lega Serie A). Numeri, non opinioni. Quelle sono generate (anche) dai risultati, che ri-alimentano l’entusiasmo e la fiducia che erano crollati nella stagione post scudetto. La parola magica che, nonostante tutta la scaramanzia del caso del presidente e del suo instant manager, sarà difficile non nominare nelle prossime settimane.

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