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    Thiago Motta e il manifesto della nuova Juventus "De-Allegrizzata": la differenza tra fare e speculare

    Thiago Motta e il manifesto della nuova Juventus "De-Allegrizzata": la differenza tra fare e speculare

    • Simone Eterno
      Simone Eterno
    L'hanno pensato in tanti, se non tutti: "Questa, configurata in questo modo, negli scorsi anni, la Juventus non l'avrebbe mai vinta". O perlomeno "non così". Perché se è vero che esistono tante strade per arrivare a una meta, la Juventus di Thiago Motta esce da Lipsia con la sensazione di aver imboccato quella giusta. O meglio: quella che sembra volere il suo nuovo tecnico.

    Lipsia 2, Juventus 3. In una nottata di infortuni e sfortune, di scelte maldestre e palle maledette, la Juve non solo la vince in rimonta, ma lo fa risalendo con l'uomo in meno. Un'evidente rottura col passato non tanto in termini di risultato, quanto di filosofia. Quell'inversione di tendenza tra calcio speculativo e calcio propositivo che in fondo, in un'ampia fetta del tifo bianconero, in tanti stavano aspettando. E lo ribadiamo: non è una questione di risultato. O meglio, lo è, ma in funzione del modo in cui i bianconeri l'hanno ottenuto. Non è la palla sporca e la difesa a oltranza. 

    Perché a volerla analizzare tutta fino in fondo, la Juve sbanca Lipsia con due colpi da attaccante vero - finalmente - di Dusan Vlahovic e la giocata del singolo, Francisco Conceiçao. Da questo punto di vista i bianconeri non sono improvvisamente guariti, non hanno risolto tutti i loro problemi. E allo stesso tempo, il Lipsia, nel finale, ha avuto le sue ghiotte opportunità per pareggiarla. Insomma, dal punto di vista della prestazione in sé, chiaramente, Motta ha ancora tanto da fare. È nell'atteggiamento, però, che questa analisi vuole essere rivolta. I bianconeri infatti escono da Lipsia con quell'evidente inversione di tendenza nella mentalità. Un passaggio chiaro da ciò che sono stati a lungo, a qualcos'altro. Una rottura con il recente passato. Quello di Lipsia è un addio definitivo alla Juventus dello speculare e un benvenuto ufficiale alla Juventus del fare. 

    Giocare, produrre, essere padroni del proprio destino. Nella maniera più contemporanea possibile. Al modo delle grande big europee, per intenderci. Di quelle squadre che vogliono essere protagoniste del proprio destino attraverso le proprie capacità, con i piedi e le idee; e non più solo ed esclusivamente con la rottura delle trame e delle giocate altrui, in quell'attesa costante dell'episodio a cui aggrapparsi e speculare. Perché negli ultimi anni solo ed esclusivamente questo si era visto in casa Juventus. A Lipsia, invece, il primo vero segno della rivoluzione di Thiago Motta. Un match dove i bianconeri hanno provato a giocare, sempre e comunque. Al di là degli episodi e dell'uomo in meno, con il coraggio che si conferisce a chi ambisce a diventare grande. 

    Una ventata d'aria fresca, insomma, dentro uno spogliatoio rimasto barricato per anni - troppi - sulle proprie posizioni conservative, su un calcio ai limiti del giurassico. Perché, lo ribadiamo, quello vincente di Lipsia è l'atteggiamento prima ancora del risultato. Fosse uscita con un pareggio, magari subito in quel finale convulso, le parole, oggi, per chi ha il piacere di scrivervi queste righe, non sarebbero state diverse. Questo, agli albori di questo autunno in una già fredda notte tedesca, è il primo segnale cristallino dell'impatto di Thiago Motta sul mondo Juve. E considerate le difficoltà dei due predecessori che avevano provato a "deallegrizzare" - senza successo - la Juventus, non è più solo uno slogan: è decisamente una notizia. 
     

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    LaserCaptainCage
    LaserCaptainCage

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