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    Romamania: un giorno, forse, capiremo che senso ha la Roma dei Friedkin

    Romamania: un giorno, forse, capiremo che senso ha la Roma dei Friedkin

    • Alessandro Austini
    Un giorno, forse, capiremo.

    Un giorno capiremo perché fare un contratto di tre anni a un allenatore per poi mandarlo via dopo quattro partite di campionato. Un giorno capiremo perché nel giro di otto mesi si è passati dal tecnico che un tempo vinceva le Champions League a uno che allenava, col massimo rispetto, il Verona e il Torino. Un giorno capiremo perché, archiviati i sogni di gloria fuori dalla portata, è stato avviato un nuovo progetto basato su calciatori di proprietà, più giovani, da formare nel tempo, concordato con l’allenatore, e decidere all’improvviso una svolta così insensata e per certi versi violenta.

    Un giorno, forse, capiremo perché affidarsi a una bandiera della Roma come De Rossi nel momento di difficoltà, facendo leva sui sentimenti dei tifosi, e liquidarlo con un gelido tweet alle 9 di mattina, mentre stava preparando l’allenamento.

    Un giorno, forse, capiremo perché nessuno in questo club prende mai la parola in pubblico, spiega cosa sta succedendo, quali sono, se esistono davvero, i progetti, detta una linea mettendoci la faccia. Un giorno capiremo perché affidare le chiavi della società a una dirigente venuta dalla Grecia senza nessuna esperienza nel calcio italiano, il cui parere è determinante su ogni singola decisione. Dal licenziamento di un dipendente da 1.500 euro al mese al destino dell’allenatore. Un giorno capiremo perché mettere in mano l’area sportiva - in teoria perché nella pratica non è così come hanno dimostrato le trattative di mercato - a un giovane manager cresciuto in Francia come capo scout.

    Un giorno, forse, capiremo perché chiunque di questi tempi abbia a che fare con la Roma, che sia un dirigente di un altro club, un procuratore, un rappresentante istituzionale o un dipendente di Trigoria di ogni settore, si faccia una cattiva opinione di questa società.

    Un giorno, forse, capiremo perché investire oltre un miliardo di euro in quattro anni per comprare il club, strapagare stipendi di calciatori presi in prestito o cartellini di presunti top player e non vedere mai la squadra qualificarsi alla Champions League.

    Un giorno capiremo perché spendere 23 milioni per una riserva a centrocampo e ritrovarsi senza un terzino destro titolare credibile. Un giorno capiremo perché prendere Soulè a 30 milioni senza aver venduto Dybala. Un giorno capiremo perché sono stati rinnovati certi contratti a delle cifre che rendono quegli stessi giocatori “invendibili”.

    Un giorno capiremo, o forse mai. Perché tutto quello che sta facendo la Roma dei Friedkin, dall’inizio fino ad oggi, da Mourinho a Juric, un vero senso logico non ce l’ha.

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