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  • Milan, ribaltone Fonseca: cambiano pure i capitani? Non solo Gabbia, chi può mettere la fascia

    Milan, ribaltone Fonseca: cambiano pure i capitani? Non solo Gabbia, chi può mettere la fascia

    • Andrea Distaso
    Lideranza. Declinato nella conferenza stampa pre-Milan-Udinese nella versione inglese “leadership”, ma che in italiano possiamo serenamente rendere con carisma. O personalità. Paulo Fonseca, dopo le ultime intemperanze caratteriali di alcuni suoi giocatori - fra i quali i presunti leader tecnici dello spogliatoio - ha detto basta. E ha messo la questione sul tavolo. Pubblicamente.Io sono arrivato qui e il Milan aveva già tre capitani. Calabria, Theo e Leao. Perché sono i giocatori con più partite nel Milan. Posso essere o no d'accordo con questo, ma ho rispettato questa cosa, devo rispettarla. Quello che io penso è che questa squadra ha bisogno di più leadership. Non è importante chi va in campo ed usa la fascia, ma è importante avere nello spogliatoio 2-3 giocatori che condividono questa leadership. Penso che abbiamo altri giocatori che possono aiutare questi giocatori: è leader non solo chi indossa la fascia”.

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    Parole che pesano come macigni e che riscrivono quelle gerarchie che, dopo il quinquennio sotto la guida di Stefano Pioli, apparivano cristallizzate. Ecco, forse uno dei principali problemi di un Milan che non sa essere squadra, principalmente nei momenti di difficoltà, risiede tutto qui: in una quotidianità in cui nulla viene toccato e/o messo in discussione, in cui chi è titolare non ha alle spalle chi possa generare una sana concorrenza e chi si sente senatore non si è mai sentito dire l’opposto.
    Fonseca ha dato tempo ai suoi giocatori, per provare ad assimilare le sue idee di calcio e ha teso la mano già una volta quando, dopo il clamoroso ammutinamento in diretta di Theo Hernandez e Rafael Leao durante Lazio-Milan dello scorso agosto, provò a disegnare una squadra a trazione ancora più offensiva, ancora più coraggiosa e puntò tutto sui suoi migliori calciatori. L’effetto benefico è durato lo spazio di tre partite, con le vittorie contro Venezia, Inter e Lecce, per poi disperdersi in occasione del doppio ko contro Bayer Leverkusen e Fiorentina.

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    Dunque, si cambia. Nelle scelte di formazione in primis ma anche nel provare a stabilire nuovi equilibri all’interno di un gruppo nel quale si fatica a riconoscere una guida forte e credibile. Non è un caso che, nelle ultime settimane, Fonseca abbia intrapreso l’esperimento molto in stile "Democrazia Corinthiana" di Socrates distribuendo la fascia di capitano a più calciatori, di partita in partita, verosimilmente con lo scopo di fare in futuro una scelta definitiva. E allora, a partire dal prossimo match contro l’Udinese - complice l’assenza per squalifica di Theo Hernandez e quella possibile di Leao per scelta tecnica - non sarebbe affatto una sorpresa vedere per la prima volta Matteo Gabbia insignito dei gradi. E tutto fuorché imprevedibile sarebbe vedere uno come Alvaro Morata, già capitano della Spagna, o lo stesso Christian Pulisic, il miglior giocatore per rendimento nel Milan, ricevere analogo trattamento. 

    Con una panchina a rischio e uno spogliatoio in cui i cavalli a disposizione - una metafora per richiamare una delle grandi passioni extra-calcio dell’allenatore portoghese - sembrano troppo imbizzarriti per essere domati, Fonseca medita la rivoluzione. Per salvare se stesso ma anche e soprattutto il Milan.

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