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Lippi: "Juventus, è bello essere antipatici. Con Baggio non ci prendevamo? Una stupidaggine"
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Il primo scudetto alla Juventus: tra poco saranno trent’anni: "Eravamo la modernità. Credo che quella squadra rappresentasse già benissimo la mia idea di calcio: aggressiva in ogni zona del campo, organizzata ma senza l’ossessione della tattica che oggi ha contagiato un po’ tutti. Avevo giocatori disposti al sacrificio. La cosa più difficile è capire cos’hanno dentro le persone, e poi allenarle nella testa. Come giocano, quello si comprende al volo".
Il rapporto tra Lippi e la Juve: "Cos’avrà mai di così speciale? La storia, e la competenza delle persone che se ne occupano. La diversità la noti davvero soltanto quando ci sei dentro. Poi, certo, la Juventus non è solo la squadra più amata, è anche la più detestata, è antipatica perché ha vinto tanto. E allora io dico che è proprio bello essere antipatici. Lo scudetto? Non mi stupirei se tornasse in gioco pure la Juve".
Il più grande? "Mmmm, come faccio? Se dico Del Piero non posso non pensare a Zidane, se dico Zidane non posso non pensare a Del Piero… E poi Vialli che mi manca tanto: generoso, ironico, intelligentissimo, un fuoriclasse e un mattacchione. Ma anche Conte, che era il mio punto di riferimento. E Pirlo, Nedved, Totti, Gattuso, Gigi… E Roberto Baggio, certamente: uno dei più grandi della storia”.
È vero che voi due non vi prendevate? “Hanno ricamato tanto su questa cosa: una stupidaggine. I più forti che non ho allenato? Maradona, Messi e Van Basten, direi. Anche se quello immenso, visto solo in televisione, è stato Pelé".
Chi è nato nel 2006, l’anno di Berlino, tra poco avrà l’esame di maturità… "Spero che queste nuove generazioni si facciano un giro su YouTube, ogni tanto, per guardare le partite del nostro mondiale. Avere reso felice tanta gente è la massima soddisfazione della mia carriera. Allenare gli azzurri è un po’ come fare il Presidente della Repubblica: sei di tutti. E io so che non ci dimenticheranno mai".
Nostalgia? "Ho smesso ormai da cinque anni, e la panchina sinceramente non mi manca. Cosa facevo nel 1982, la sera del Bernabeu? Guardavo e imparavo. Quella squadra così aggressiva e perfetta è stato uno dei miei modelli assoluti".
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Che non si prendevano con Baggio era proprio evidente all'epoca, e per me Baggio insieme a Maldin...