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Laziomania: Lazio sparita a Lecce, il bel gioco è in Arabia con Milinkovic?
COSA HA FUNZIONATO ALLA PRIMA - E dire che la Lazio l’aveva messa bene, e l’aveva messa bene pur non facendo un ottimo possesso, pur non riuscendo ad essere sempre pericolosa e divertente come l’anno scorso. Fa un primo tempo ordinato, lucido, Kamada è abbastanza vivo ma non abbastanza letale per ora, ci pensa il solito asse Luis Alberto Ciro Immobile a mettere la partita per il verso giusto. Il problema è che questo, in una partita di calcio, non basta. Giova ricordare che la formula del Golden Goal è finita malissimo, in un cestino. Un po’ come il secondo tempo della Lazio. Una roba da carta straccia. Finché rimane negli 11, la Lazio regge. Poi comincia a perdere fiato, lucidità, il Lecce ruggisce, Sarri prova i cambi. Devo dire: Isaksen due fiammate discrete, poi non la prende più. E non è il solo. Il cambio più sbagliato di Sarri non è nemmeno Pellegrini, che pure riesce a fare un bel dramma da quelle parti, dove invece Marusic aveva messo discreti argini. Il problema probabilmente è stato Vecino, che non è stato in grado di garantire una diga, di intercettare palloni, di aiutare la squadra. Tanto non ha funzionato Vecino, quanto un Kamada al 45% aveva letto e retto bene. Un tema importante, da considerare: la mezzala di riserva serve eccome, e di brutto. E in questi ultimi giorni di mercato sarebbe meglio prenderla buona, sennò i galloni di ds di Fabiani rischiano di essere già un po’ lisi.
COSA NON HA FUNZIONATO - Ok, Vecino l’avete capito. Poi certo, la prima volta che la Lazio tira fuori la testa nel secondo tempo prende il palo con Immobile, che si fa miracolare da Falcone. Ok, l’avete capito: a volte le partite vanno così, ma il Lecce la riprende perché, pur giocando di fatto senza una punta ci si mette di tigna, di punta, ci prova e riprova. E ne fa due. La Lazio aveva un’altra punta in panca, e la lascia là fino a frittata fatta, con Immobile che dal 75’ sembrava davvero cotto. Il manuale su come mangiarsi una partita vinta si snoda in tutta la sua coerenza: la Lazio si abbassa, in queste situazioni Patric non è Casale, Pellegrini è ancora molto fumino, sciocchino e poco difensivo (c’era bisogno di farlo entrare?), ma al netto di questo il Lecce non la vince per quel rimpallo che premia il solito Di Francesco (lo stesso pallone che invece aveva bannato Immobile dal raddoppio). La vince perché è rimasta sempre attaccata alla partita, con grinta e orgoglio. Mentre dall’altra parte un po’ la stanchezza, un po’ la sensazione di averla vinta, un po’ un impatto così così di chi è entrato ha creato un’amalgama mortifera. Sarri perde male la prima: che ne dice l'amico statistico?
COSA E’ MANCATO DAVVERO - Pedro forse è entrato troppo tardi (sua però la palla buona per Immobile) in generale però l’idea di poterla gestire come fatto nel primo tempo, a furia di tocchetti, è stata folle. La lucidità è venuta meno, i tocchetti sono diventati palloni sanguinosi persi male, e il secondo tempo da gestione è diventato macelleria, da macelleria 3 punti per il Lecce. La Serie A, ai nuovi, alla Lazio senza Milinkovic, ricorda subito una lezione primaria che sembra scontata: le partite vanno chiuse con veleno e senza pietà. Con una postilla: quando si esce dal match, rientrarci diventa difficile, perfino contro un Lecce spuntato. Ok, il blackout. Ok, le forze andate via. Ok, però la Lazio deve uscire da queste robe giocando bene a calcio. Se non gioca bene a calcio, se rinuncia a giocare bene a calcio, è una squadretta. Non fatevi ingannare dal minuto di blackout: qui non bisogna rinunciare a giocare a calcio bene. Un insegnamento che sarebbe meglio scolpire nello spogliatoio. Senza bellezza nel gioco del calcio, questa squadra è peggio di un brutto Lecce. Dalla rapidità di apprendimento, dagli ultimi giorni di calciomercato. La Lazio sembra indietro, senza Milinkovic. Ma non è tanto il serbo che manca, ma tutto il resto che latita ancora. Soprattutto la mentalità vincente, pure quella è partita per l'Arabia?