Redazione Calciomercato
Laziomania: altro che trappola, la manita 'inaspettata' e il 3° posto. Baroni innamorato: 2 gesti emblematici
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Il più classico dei trappoloni si è trasformato in una goleada. A Como, la Lazio non solo vince ma stravince, in un match che alla vigilia aveva tutte le sembianze della classe buccia di banana su cui scivolare che interrompe il momento d’oro. E invece no. Sulle rive del celeberrimo lago, la formazione di Baroni cala la cinquina e vola al terzo posto in classifica, scavalcando la Juventus e agganciando la coppia Atalanta-Fiorentina.
Una gara dai mille volti e tanti capitoli, vissuta a mille all’ora dopo il gol su calcio di rigore di Taty Castellanos, che sblocca il risultato dopo un avvio bloccato. Una partita sulle montagne russe, con la Lazio che rifila un uno-due che poteva essere micidiale e va a riposo in vantaggio, ma subisce il ritorno del Como in avvio di ripresa, che spaventa i capitolini con l’eurogol di Mazzitelli. La superiorità numerica, per effetto dell’espulsione di Braunoder, poteva consentire alla Lazio di mettere definitivamente la freccia, ma Tavares vanifica tutto con un’ingenuità dopo aver collezionato l’ottavo assist. Un fattore costante.
La Lazio stravince con un 5-1 nettissimo in campo, ma la scena se la prende in silenzio ancora lui, Marco Baroni. In campo vive la partita con ardore e con passione, come dimostra nel primo tempo, quando a pochi passi da lui agisce Isaksen e il tecnico sembrava volerlo accompagnare correndo con lui in alcune ripartenze. Poi al fischio finale la dedica a Flavio Rosci, giovane super tifoso laziale scomparso prematuramente all’età di 25 anni e affetto dalla malattia di Batten, un gesto che non è passato assolutamente inosservato. Un atto che evidenzia ancora una volta il legame fortissimo tra Baroni e la Lazio, una scintilla scoccata presto, dopo l’arrivo del tecnico nella Capitale.
Fuori Romagnoli e Dia per scelta tecnica, Rovella e Zaccagni per problemi fisici. Baroni cambia, ma il risultato no. La Lazio scopre una rosa lunga, in grado di consentire al tecnico di scegliere e far fronte alle assenze forzate. Vecino è un gigante in mezzo al campo, Pedro è infinito. Ti aspetti un’alternativa visti i tanti impegni, oltre ad un uomo spogliatoio fondamentale, e ti ritrovi un titolo a pieno titolo, che a 37 anni lotta e segna come un ragazzino. Non a caso Fabregas voleva portarlo al Como, come ha ammesso lui stesso nel pre-gara.
Un mix di giovani interessanti e calciatori esperti con una fame incredibile. La squadra costruita dallo spagnolo è un ‘melting pot’ di idee, talento, freschezza ed esperienza. La più classica delle squadre contro cui incappare nell’inaspettato scivolone che rovina il percorso e l’umore. La trasferta insidiosa, avversari pericolosi, i laziali a invadere la città e riempire lo stadio in trasferta e la chance ghiotta di agganciare il terzo posto. Tutti ingredienti che nella storia recente del club biancoceleste hanno anticipato un passo falso, che questa volta non c’è stato, anzi. La ‘manita’ è quasi inaspettata e conferma la maturità di questa squadra, capace di portare a casa a pieni voti una vittoria importante su un campo difficile. Le sfide contro Cagliari e Monza, contro avversari alla portata, definiranno le reali ambizioni degli uomini di Baroni e la capacità di saper gestire energie fisiche e mentali in gare più abbordabili ma molto insidiose.
Nella notte di Como torna al gol Patric, mentre il Taty Castellanos riscatta il rigore sbagliato contro l’Empoli con una doppietta che gli consente di superare già al 31 ottobre il bottino conquistato nella passata stagione, la prima in maglia biancoceleste. Nel finale si sblocca anche Loum Tchaouna, che pone il sigillo sulla cinquina e firma la sua prima rete con la Lazio. Un segnale importantissimo per Baroni in una gara in cui hanno brillato meno Noslin e Isaksen. “Si sottostima” è la frase del tecnico riferita al danese. I due danno la sensazione di avere un potenziale enorme ma di essere frenati. Gare giocate, vittorie e qualche gol potrebbero essere l’antidoto per mettere a posto anche questo aspetto, uno degli ultimi tasselli da completare nel puzzle della Lazio di Baroni.
Una gara dai mille volti e tanti capitoli, vissuta a mille all’ora dopo il gol su calcio di rigore di Taty Castellanos, che sblocca il risultato dopo un avvio bloccato. Una partita sulle montagne russe, con la Lazio che rifila un uno-due che poteva essere micidiale e va a riposo in vantaggio, ma subisce il ritorno del Como in avvio di ripresa, che spaventa i capitolini con l’eurogol di Mazzitelli. La superiorità numerica, per effetto dell’espulsione di Braunoder, poteva consentire alla Lazio di mettere definitivamente la freccia, ma Tavares vanifica tutto con un’ingenuità dopo aver collezionato l’ottavo assist. Un fattore costante.
La Lazio stravince con un 5-1 nettissimo in campo, ma la scena se la prende in silenzio ancora lui, Marco Baroni. In campo vive la partita con ardore e con passione, come dimostra nel primo tempo, quando a pochi passi da lui agisce Isaksen e il tecnico sembrava volerlo accompagnare correndo con lui in alcune ripartenze. Poi al fischio finale la dedica a Flavio Rosci, giovane super tifoso laziale scomparso prematuramente all’età di 25 anni e affetto dalla malattia di Batten, un gesto che non è passato assolutamente inosservato. Un atto che evidenzia ancora una volta il legame fortissimo tra Baroni e la Lazio, una scintilla scoccata presto, dopo l’arrivo del tecnico nella Capitale.
Fuori Romagnoli e Dia per scelta tecnica, Rovella e Zaccagni per problemi fisici. Baroni cambia, ma il risultato no. La Lazio scopre una rosa lunga, in grado di consentire al tecnico di scegliere e far fronte alle assenze forzate. Vecino è un gigante in mezzo al campo, Pedro è infinito. Ti aspetti un’alternativa visti i tanti impegni, oltre ad un uomo spogliatoio fondamentale, e ti ritrovi un titolo a pieno titolo, che a 37 anni lotta e segna come un ragazzino. Non a caso Fabregas voleva portarlo al Como, come ha ammesso lui stesso nel pre-gara.
Un mix di giovani interessanti e calciatori esperti con una fame incredibile. La squadra costruita dallo spagnolo è un ‘melting pot’ di idee, talento, freschezza ed esperienza. La più classica delle squadre contro cui incappare nell’inaspettato scivolone che rovina il percorso e l’umore. La trasferta insidiosa, avversari pericolosi, i laziali a invadere la città e riempire lo stadio in trasferta e la chance ghiotta di agganciare il terzo posto. Tutti ingredienti che nella storia recente del club biancoceleste hanno anticipato un passo falso, che questa volta non c’è stato, anzi. La ‘manita’ è quasi inaspettata e conferma la maturità di questa squadra, capace di portare a casa a pieni voti una vittoria importante su un campo difficile. Le sfide contro Cagliari e Monza, contro avversari alla portata, definiranno le reali ambizioni degli uomini di Baroni e la capacità di saper gestire energie fisiche e mentali in gare più abbordabili ma molto insidiose.
Nella notte di Como torna al gol Patric, mentre il Taty Castellanos riscatta il rigore sbagliato contro l’Empoli con una doppietta che gli consente di superare già al 31 ottobre il bottino conquistato nella passata stagione, la prima in maglia biancoceleste. Nel finale si sblocca anche Loum Tchaouna, che pone il sigillo sulla cinquina e firma la sua prima rete con la Lazio. Un segnale importantissimo per Baroni in una gara in cui hanno brillato meno Noslin e Isaksen. “Si sottostima” è la frase del tecnico riferita al danese. I due danno la sensazione di avere un potenziale enorme ma di essere frenati. Gare giocate, vittorie e qualche gol potrebbero essere l’antidoto per mettere a posto anche questo aspetto, uno degli ultimi tasselli da completare nel puzzle della Lazio di Baroni.
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Nelle recenti stagioni questo tipo di partite non si riuscivano a portare a casa, ogni volta che...