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    Juvemania: #fiuuu dopo il gol-beffa di De Sciglio, ma i problemi di Motta non sono risolti

    Juvemania: #fiuuu dopo il gol-beffa di De Sciglio, ma i problemi di Motta non sono risolti

    • Cristiano Corbo
    C'è da fare un distinguo sulla fine del primo tempo e sulla fine del secondo tempo. Al 45', la Juve era sotto 1-0: aveva segnato De Sciglio, il massimo della beffa, e non sembrava esserci scenario peggiore. Allo Stadium sono piovuti fischi arrabbiati, mugugni rafforzati dalla passività mostrata dai giocatori. Pernacchie alle scelte dell'allenatore. A fine partita, la Juve è stata omaggiata da un boato che sapeva invece di liberazione. Da demoni e da un risultato che non fosse la vittoria. L'abbiamo pensato tutti: quei 3 punti valevano molto di più di un quarto posto per una notte. Valevano una squadra che non si era smarrita. 

    Ora: è giusto, e pure normale pensarlo. Però proprio nel gioco dei due tempi, la frazione che ha più impatto è sicuramente la prima. Quei 45 minuti sono stati troppo brutti per essere veri. Sconnessi con le idee dell'allenatore. Colmi di errori. Fragili come i volti mostrati dai calciatori finiti nel baratro per un gol dopo 3 minuti, quasi dimenticato degli altri 87 (più recuperi) da giocare. Nessuno si è soffermato perché poi è stato tutto spazzato via da Kolo Muani versione Trezeguet e - soprattutto - dal finale, che contiene la macro storia di Vlahovic. Però resta. E sarà analizzato, deve esserlo. 

    Del resto, se tutti chiedevano una reazione a questa squadra e questa squadra ha saputo produrre soltanto una crisi di panico, un motivo deve pur esserci. E certamente si può riscontrare nella gioventù del gruppo, ma forse ha radici più profonde. Qualcosa pure di tattico. Se McKennie, ormai terzino, a destra e sinistra, si ritrova quasi a fare l'attaccante aggiunto fornendo una delle peggiori prestazioni stagionali, cosa si può davvero dire della sua gestione? E Koopmeiners di nuovo più abbassato, nella ricerca di una sua continuità, quale messaggio dà realmente? Ci sono poche cose che funzionano, e quelle Motta non le ha toccate: Yildiz è un titolare, a questo gruppo serve la garra di Nico Gonzalez (il migliore nello sciagurato primo tempo), Locatelli non si cambia, perché compensa gli errori tecnici con un cuore necessario. 

    Luccica poco, e quel luccichio non indica necessariamente dell'oro all'orizzonte. Anzi. E' l'illusione dei tre punti, è prendersi una sbronza dopo tanto tempo a dieta. Alle conseguenze ci si pensa solo il giorno dopo, quando l'euforia finisce e la settimana è scandita da un altro appuntamento. Semplicemente, la Juve ha vinto la partita che doveva vincere, soffrendo più del dovuto e comunque quanto immaginato. Vuol dire che no, i problemi non sono risolti. Sono stati soltanto messi sotto al tappeto per reciproca convenienza. Del tifo e della società. 

    Adesso Motta e i suoi sono chiamati alla prova più complicata di tutte, quella che deve dare il getto giusto per spegnere definitivamente l'incendio, divampato su più fronti e quindi in grado di spaventare più del normale. Se la gestione di Vlahovic inizia ad avere un senso - qualcuno direbbe: padre tempo -, l'emergenza in difesa invece ha solide alternative e sono arrivate tutte dal mercato. Kelly sarà un titolare, in attesa di Kalulu. Veiga è stato discreto, ma non ti cambia la dimensione, né ti migliora. 

    Ecco: se proprio dobbiamo ridurre Juve-Empoli a una sensazione, allora fate un bel sospiro di sollievo. Di quelli che calmano. Praticamente una sessione di meditazione. Messo un punto, si può ripartire. Servirà comunque un filotto per la Champions e questa squadra non ne ha fatto neanche uno in stagione: non dimenticatelo, dopo i giusti festeggiamenti. 
     

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    keylor
    keylor

    adesso la cosa più importante è battere il Como venerdì per mettere un altro po' di fieno in casc...

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