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    De Zerbi: 'Allegri sbaglia, il risultato non è tutto. Se così fosse, mi sentirei una m...a'

    De Zerbi: 'Allegri sbaglia, il risultato non è tutto. Se così fosse, mi sentirei una m...a'

    Lunga intervista a tutto tondo sul suo passato, presente e futuro per Roberto De Zerbi che si è aperto sulle pagine della Gazzetta dello Sport.

    ANGOSCIA - "L’angoscia mi accompagna da sempre in questo mestiere. Al momento stiamo iniziando la stagione più importante, quella della conferma, e abbiamo perso tre giocatori determinanti, Mac Allister, Colwill e Caicedo. Ho detto ai miei che i grandi club comprano chi vogliono, ma non ci possono comprare l’anima. Quella non è in vendita. Il mio Brighton è la squadra che meno mi assomiglia calcisticamente ma più mi assomiglia come anima".

    MERCATO - "Se mi piace un giocatore lo chiamo, senza neanche dirlo al club. Non parlando mai di soldi, si capisce. Mi piace scegliere i giocatori, studiare le loro caratteristiche".

    PAREDES - "Quando ero al Foggia avevo chiamato la Roma per Paredes, appena arrivato, giovanissimo. Risposta? "Mi sa che hai puntato un po’ troppo in alto…". Non l'ho preso oggi perché al Brighton mi servono altre caratteristiche".

    GUARDIOLA - "Mi danno orgoglio: io sono consapevole di quello che so fare. Posso sembrare uno molto pieno di sé, ma sono onesto e so che non sono arrivato fin qui per caso o per fortuna. So bene che quello fatto fino a ieri oggi non conta più niente. Lui è stato straordinario con me. Quando sono arrivato in Inghilterra mi ha telefonato: “Se hai bisogno di qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi”. Un grandissimo gesto. All'arrivo qui ero uno zero. Ora siamo amici".

    IL MILAN - "La mia fortuna è di essere cresciuto nel grande Milan dei campioni, nell’era di Capello. Il più magnetico? Boban su tutti. Aveva una simpatia per me. Mi chiamava “talento”. Calciatore e uomo di una personalità illimitata. Anche dopo che ha smesso di giocare. Nessuno come lui, nemmeno in quel Milan. Una lotta tra giganti, se pensi ai nomi. Ma Boban aveva in più quello stile, quella schiettezza.... La passione c'era per Boban, ma anche per Bielsa e per Maradona. Comunque, devi darmi emozioni anche al di fuori del campo. Da piccolino, tifosissimo del Brescia, stravedevo per De Paola e Domini, due di grande personalità"


    LA GUERRA IN UCRAINA - "La cosa più brutta da accettare non fu la guerra. Quella era nell’aria. Fu tremendo prendere atto che la tua squadra, da un giorno all’altro, non c’era più. Cancellata. Sparita. Io la paura non l’ho mai sentita. L’unica paura era l’eventualità di doverci muovere verso il confine, restare bloccati, senza benzina, al freddo, senza mangiare. E poi, gli spari, le voci sui paracadutisti russi che si calavano nel centro della città per colpire Zelensky e potevano entrare anche nell’albergo in cui ci tenevano chiusi".

    BATTERE PEP - "La sconfitta successiva per 3 a 1 contro il City di Pep. Il dubbio con il mio staff era se scegliere il coraggio o l’attendismo. Alla fine ho lanciato il cellulare contro il muro, urlando ai miei: “Non ho buttato dieci anni della mia vita. Cazzo! Se perdiamo, lo voglio fare a modo mio. Ce la giochiamo. Aggrediremo il City nella sua area”: Non si era mai visto prima. Lì Pep disse "Adesso ci sarà un modo nuovo di giocare contro il City, un modo prima del Brighton e un modo dopo". Così ha detto. La settimana dopo vinciamo 4 a 1 con il Chelsea".

    ALLEGRI SBAGLIA - "Allegri dice che il calcio è semplice? Non condivido. Non può essere una cosa semplice quando si affrontano 22 uomini, con tutte le variabili del caso. Soprattutto, non penso che solo chi vince possa parlare. Credo che il risultato sia l’ultima cosa... Se perdo mi girano i coglioni, ma il risultato non giustifica tutto. Ho dato la mia vita per il calcio, se mi fermassi solo al risultato, a un rigore dentro o fuori. mi sentirei una merda. Io voglio vincere con il mio stile. Lo stile è quello che sei in quello che fai".

    LOCATELLI E BERARDI - "Locatelli. Me lo porterei ovunque. Così, Berardi: è come un bambino quando gioca a calcio. Vuole divertirsi. Bravissimo ragazzo, introverso come pochi"

    MAI ALL'ATALANTA - "Non i miei. Nasco tifoso in curva del Brescia. Dal martedì vivevamo solo per la partita della domenica. Dopo sei anni al Foggia non andrei mai al Bari. Come non andrei mai all’Atalanta».

    SPALLETTI A NAPOLI - "La vittoria del gioco. Di un allenatore non più giovane ma sempre affamato di migliorarsi. Come me, ma io ho vent’anni di meno. Se mi guardo tra vent’anni, non mi rivedo così intenso. La cura del dettaglio è la peculiarità che lo fa grande. Simili anche in questo"

    TORNARE IN ITALIA - "A oggi non ci sono le condizioni, ma tornerò sicuro, sono italiano e amo l’Italia. Qui ho altri 2 anni di contratto e mi trovo bene, ma sono un meteoropatico. Ho bisogno del sole, della luce".

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