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    Boban non capisce il Milan di Fonseca ma non può negare l'evidenza

    Boban non capisce il Milan di Fonseca ma non può negare l'evidenza

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    “Milano vende moda”. Lo splendido soprannome affibiato a Zvonimir Boban da Carlo Pellegatti torna quanto mai attuale oggi, a poche ore di distanza dalla trasferta del Milan a Leverkusen, archiviata con la seconda sconfitta di fila in Champions League. Milano vende moda, ma non necessariamente classe. Perché, pur rispettando e difendendo ogni legittima opinione (a maggior ragione se a pronunciarla è una persona estremamente competetente), credo che sia altrettanto un mio diritto coltivare il sospetto che, quando Boban parla dei rossoneri di Fonseca, non sempre risulti obiettivo al 100%. Fonseca, in quanto espressione di un management col quale è quasi superfluo ricordarlo che l'ex giocatore croato non abbia intrattenuto grandi rapporti, è stato messo alla berlina anche ieri sera, al termine di una partita che può essere valutata in più modi, ma possibilmente senza estremismi.

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    Il Bayer Leverkusen ha dominato la partita per un'ora, poi dopo il gol è stato il Milan ad imporsi. Credo sia stata una gara strana, difficile da spiegare, ma di sicuro non la definirei fenomenale come ha fatto Fonseca. Anche perché alla fine il Milan ha perso. Dopo la rete, il Milan si è liberato un po' mentalmente, ha preso coraggio ed ha creato qualcosa in fase offensiva. Ma nella prima ora è stato letteralmente dominato”. Così ha parlato Boban a Sky Sport nel post-gara. Si può dire che ha esagerato? Si può dire. Intanto Fonseca non ha mai parlato di prestazione “fenomenale” e descriverla come la migliore da quando siede sulla panchina del Milan merita un approfondimento. Il risultato è importante, importantissimo, ma non può determinare sempre e comunque la maggior parte delle analisi su una partita di calcio. Contro l'Inter, i rossoneri hanno disputato senza dubbio la migliore prova in campionato, ma l'allenatore portoghese – che incise eccome su quella vittoria cambiando spartito tattico, interpreti e atteggiamento mentale – riconobbe molto onestamente quanto quella versione della squadra fosse ancora lontana dai suoi ideali.

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    Ripensate tutti quanti al tipo di Milan che Fonseca ha provato a plasmare nella tournée negli Stati Uniti e ai princìpi visti in campo a Leverkusen soprattutto in termini di costruzione. In Germania si sono riviste le idee ed il desiderio di saltare – non sempre senza successo, chiaramente – la prima pressione avversaria con un possesso palla più ragionato e con più sbocchi. Un calcio che per diventare efficace nell'arco dei 90' passa ovviamente dall'affinare ulteriormente certi meccanismi che stanno iniziando ad attecchire in maniera lampante. E passa anche dall'accettazione che tanto dipende dalle qualità dell'avversario che, fino a prova contraria, giocano un ruolo nello sviluppo di una partita. E' vero, soprattutto nel primo tempo e pure ad inizio ripresa il Milan ha subito l'iniziativa del Bayer Leverkusen: una squadra che lo scorso anno ha perso appena due volte in tutta la stagione e che, solo pochi giorni fa, è uscito indenne (anche soffrendo) dall'Allianz Arena di Monaco di Baviera.

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    Boban è probabilmente uno dei migliori talent in circolazione nel panorama televisivo, per la sua capacità di produrre commenti ficcanti, pungenti e spesso centrati. Ma dando la sensazione di trasmetterli con quel pizzico di sana presunzione di chi sui campi di calcio è stato un raro esempio di intelligenza calcistica e classe sopraffina. Poi però c'è il confronto delle idee con un altro interlocutore e, nella sua dialettica con Fonseca, non sempre Boban ha dato l'impressione di voler rispettare il parere contrario. Eppure l'allenatore che ha preso il posto di Pioli sta dimostrando in queste ultime settimane di aver saputo ribaltare una situazione ambientale avversa con coraggio, idee chiare e grande sensibilità umana. Quella che non dovrebbe mancare mai quando, per esempio, si ricopre l'incarico di dirigente in un club importante come il Milan e si punta su un tecnico di belle speranze, ma magari poco avvezzo a certe pressioni, come fu il Marco Giampaolo. Scelto all'epoca anche da Boban.

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    L'avventura rossonera dell'allenatore abruzzese durò pochissimo, conclusa con un esonero ad ottobre e l'avvicendamento con Stefano Pioli resosi necessario per porre rimedio ad un'evidente incompatibilità caratteriale tra lui e gran parte della squadra, oltre che con dirigenti – Maldini e Boban – che palesarono in quella circostanza tutta la loro inesperienza nella gestione della situazione. Non proteggendo e supportando a sufficienza una scelta che era stata ardita, di rottura totale e che per questo avrebbe meritato una difesa più strenua. Anche nel quotidiano. Ecco, prima del derby della rinascita, la vicenda di Fonseca mi aveva ricordato molto da vicina la breve parentesi di Giampaolo. A differenza di quest'ultimo, l'ex Roma ha saputo però trovare dentro di sé e all'interno del suo gruppo di lavoro la forza per risalire la china e stoppare i tanti, troppi, processi sommari nei suoi confronti. La prossima volta Boban tenga a mente pure questo. Perché essere tagliente a tutti i costi non sempre ti porta a dire tutta la verità.

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