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Thiago Motta e la verticalità: e il bomber? Gasperini gli ha insegnato, ma poi è passato da Petagna a Retegui
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Tanti i nomi di quel Genoa che ha incantato tra il 2008 e il 2010: Palladino, Bocchetti, Juric, Paro, ma anche Thiago Motta. Forse non è l’allievo più fedele al suo maestro, avendo sviluppato una visione più fluida e moderna del gioco, ma l’esperienza con Gasperini al Genoa ha lasciato un segno nel suo percorso, come dimostra la sua tesi.
Nel 2020 Thiago Motta supera il corso di allenatore a Coverciano con una tesi che si intitola: “Il valore del pallone. Lo strumento del mestiere nel cuore del gioco”. In questo lavoro, Gasperini viene citato quattro volte. La prima, a introduzione di un discorso più ampio, vede Gasp confrontato con Mourinho:
“La diversità culturale della Serie A, per la molteplicità dell'approccio o per contrasto delle nozioni a me care, ha permesso di alimentare ancor più la mia riflessione sulla centralità del pallone nell'espressione sia del gioco personale che collettivo, completando convinzioni e principi, anche nell'applicazione di fondamenti calcistici opposti. (…) In questo senso, la disparità intellettiva di “maestri” come Gian Piero Gasperini al Genoa e di José Mourinho all'Inter può riassumersi in un confronto di esperienze: nell'intervallo durante il derby di Milano del 29 agosto 2009; nella gestione della manovra d'attacco del club rossoblù”.
Al centro del discorso c’è la ricerca della manovra verticale e il modo per ottenerla con Gasperini che viene contrapposto a Mourinho nella ricerca di questa:
“Al Genoa, Gasperini richiedeva una gestione più elaborata della verticalizzazione. Non solo tramite passaggi diretti tra le linee, ma privilegiando una struttura organizzata di passaggi. Spesso, mi capitava nel mio ruolo di regista, di servire il numero 9, Milito, in modo diretto, per verticalizzazione diretta. Per Gasperini serviva invece verticalizzare sfruttando l'intermediazione dei giocatori sulla trequarti. In tal sistema, la manovra non solo si sviluppava in modo verticale, ma permetteva anche a me di parteciparvi in modo proattivo, potendomi presentare nel settore dell'area avversaria e quindi moltiplicare le risorse per andare in gol. Con un gioco di passaggi verticali diretti all'attaccante - mi fece invece notare un giorno Gasperini - , potevo magari mettere in condizione di tiro Milito, ma mi escludevo automaticamente dall'azione e di conseguenza riducevo le alternative creative di squadra per arrivare al gol”.
Ed è sostanzialmente quello che abbiamo visto nelle espressioni italiane del Thiago Motta allenatore, Spezia, Bologna e Juventus: nessun attaccante raggiunge numeri strepitosi (Zirkzee per quanto sublime non è andato oltre le 12 reti in tutte le competizioni nel 2023/24), ma tutti i giocatori offensivi partecipano alla manovra e trovano spesso la via del goal. Nzola, Arnautovic, Vlahovic: tutte punte centrali che con Motta non hanno avuto le migliori fortune. L'evoluzione di Gasperini, invece, ha portato da Petagna, punta di raccordo, a cannonieri come Zapata, Scamacca e Retegui: la sfida è proprio tra il bomber della Nazionale e Kolo Muani, l'acquisto "che rispondeva alle necessità della squadra", e che dopo 5 goal nelle prime 3 partite ha avuto un calo nella produzione offensiva. I punti di distanza tra le due squadre sono solo 3: vincerà il maestro o l'allievo? E Thiago Motta troverà mai l'evoluzione che lo porterà a lanciare un bomber?
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