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    Sampmania: ci sono più soltanto le ossa da rosicchiare

    Sampmania: ci sono più soltanto le ossa da rosicchiare

    • Lorenzo Montaldo
    Parlare del calciomercato della Sampdoria è come sparare sulla Croce Rossa. E’ un tiro al piattello, un mero esercizio stilistico che deve vivere con una premessa: l’unico obiettivo della dirigenza, a questo punto, era raggranellare qualche spicciolo per prolungare l’agonia di un paio di mesi. Nelle trattative della Sampdoria non c’è il minimo piano sportivo, la minima programmazione. E’ una resa incondizionata, anticipata e totale, annunciata e urlata da Lanna già da tempo, ma rimasta inascoltata tra un comunicato piccato e l’altro dell'ex presidente o dell'attuale proprietario, deciso a mungere le ultime stille di energia vitale dal club. Bandiera bianca su tutti i fronti. 

    Adesso potranno provare a farvi credere che in realtà fa tutto parte di un piano più astuto e raffinato, che le valutazioni sono quelle coerenti con i tempi attuali e il rendimento dei giocatori, che le mosse e gli obiettivi raggiunti erano quelli prefissati all’inizio e tante altre belle favolette. La realtà, invece, è che la Sampdoria ha attualmente a libro paga tre direttori sportivi che, pur presi alla gola tra difficoltà evidenti e innegabili, hanno svenduto, male, e non hanno colmato la più macroscopica lacuna nell’organico. Tale è, in estrema sostanza, la sintesi tagliata con l’accetta di gennaio.  Poi si possono fare tutti i discorsi in politichese pallonaro del caso, ma i fatti sono questi. Andiamoli a vedere.

    La Sampdoria ha incassato complessivamente 2 milioni di euro dalla cessione di Bereszynski e Sabiri, con la possibilità di ricevere ulteriori 1,8 milioni a giugno se, bontà sua, il Napoli dovesse - forse, eventualmente, chissà, magari - decidere di riscattare il polacco a giugno. Nella migliore delle ipotesi, fanno meno di 4 milioni per due nazionali, titolari o quasi titolari, arrivati con le proprie selezioni rispettivamente agli ottavi e ai quarti di finale del Mondiale conclusosi appena un mese fa. Il tutto tralasciando per pietà le tempistiche e le modalità delle due operazioni, in particolare quella di Bereszynski, impacchettato a 48 ore dalla partita proprio con il Napoli, lasciando di fatto Stankovic con due difensori a disposizione per il match con i partenopei. Parallelamente, la barzelletta dell’attacco meno prolifico della storia della Serie A, 8 gol in 20 partite (significa uno ogni 225 minuti, la Sampdoria quindi impiega in media due partite e mezza a realizzare una rete) si è arricchita di una nuova appendice. Non è stato prelevato neppure un giocatore per un reparto costretto ad appoggiarsi, per lunghi tratti della stagione, su due calciatori più un primavera aggregato. E dire che, con lo scambio Lammers-Caputo, eravamo partiti bene. Le attenuanti del caso le diamo tutte, però insomma, così è troppo. 

    Soppesare le altre operazioni è puro esercizio scolastico. La difesa, dovessero restare così le cose, complessivamente si può considerare invariata o leggermente migliorata (via Bereszynski e Ferrari, dentro Gunter, Zanoli e Nuytinck) in attesa di capire cosa ne sarà di Colley. Dovesse partire, direzione Turchia, il reparto lo valuterei indebolito in valore assoluto. A centrocampo Villar, Verre e Vieira, tre titolari, sono stati sostituiti da Cuisance e Ilkhan. Due giovani di belle speranze, che in stagione però sommano complessivamente 13 presenze in Serie B uno, e 87 minuti in Serie A l’altro. A volte i miracoli capitano, per carità, ma sperare di aver migliorato la rosa e di averla resa competitiva per la lotta alla salvezza ha la stessa base empirica del sale di Wanna Marchi o dei trattamenti del Mago do Nascimento. “Eh, ma la Salernitana l’anno scorso si è salvata, ed era in una situazione drammatica”. Sì, ma l'anno scorso la Salernitana a gennaio ha acquistato Sepe, Mazzocchi, Ederson, Fazio, Verdi, Radovanovic, Dragusin, Perotti e Bohinen, per fare qualche nome.

    Intendiamoci: difficile fare grandi operazioni senza soldi, e ancora più complicato non farsi sbranare dagli sciacalli del calciomercato quando il branco sa che sei agonizzante a terra. Ecco, la Sampdoria di oggi questo è: un cerbiatto ferito e sanguinante, circondata da lupi famelici pronti a sventrarla. Anzi, per la verità l’hanno già spolpata. Restano più soltanto le ossa da rosicchiare. Là in un angolo, c’è la sua carcassa abbandonata che serve come monito imperituro: le belve, qui, ti divorano appena annusano la tua debolezza, figuriamoci quando presti loro il fianco. E’ la dura legge della foresta, pardon, della Serie A. Il sadismo, se mai, è stato permettere ad un animale fragile e azzoppato di entrare dentro all’arena, per vedere quanto tempo avrebbero impiegato le fiere a divorarlo. Magari fingendo, come hanno fatto le istituzioni del calcio, che tutto andasse bene perché si sa, quando dai ‘panem et circenses’, esigi che lo spettacolo vada avanti. Ad ogni costo. E chissenefrega del sangue sulla sabbia.

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