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    Sampmania: 1000 (e uno) modi per morire

    Sampmania: 1000 (e uno) modi per morire

    • Lorenzo Montaldo
    Pensavo che ormai ci avessimo fatto il callo, alle batoste e alle mazzate sulla schiena. Credevo di essere abituato alle legnate sulla nuca, inaspettate,inattese e ingiuste. Eppure, ogni volta, con la Sampdoria riusciamo ad inventare un nuovo modo per farci del male. Ritengo che nemmeno il più perfido, sadico sceneggiatore masochista mai esistito sulla faccia della terra avrebbe potuto inventare una trama così crudele. Il 2022-2023 è stato brutale. Un campionato atroce, forse uno dei più perversi vissuti. E ogni volta, turno dopo turno, è sempre peggio. Qualche anno fa c’era una Serie Tv che raccontava tutti i decessi inusuali accaduti in giro per il mondo, si chiamava “1000 modi per morire”. Ecco, la Sampdoria ne conosce mille e uno.

    Se il Dio del calcio fosse un dio padre giusto e misericordioso, ieri la Samp sarebbe tornata da Monza con tre punti, meritati e sacrosanti, e il morale a mille. Invece, il Dio del calcio è una divinità efferata, e i blucerchiati sono rientrati a Genova in silenzio, a capo chino, con il morale sotto ai tacchi e la spina dorsale spezzata. Spero di sbagliarmi, ma il lunedì sera dell’U-Power Stadium ha tutto il gusto di una resa. E’ il Deguello, la musica fatta suonare dal generale Santa Anna per abbattere l’animo dei nemici durante l’assedio di Fort Alamo. Una battaglia in cui tra l’altro di prigionieri non ne erano stati fatti, un po’ come la Samp quest’anno. Le lacrime di Stankovic, uno che ci ha messo il cuore in questa avventura, rappresentano la bandiera bianca definitiva.

    Ci possiamo attaccare ai venti secondi di recupero in più o in meno - non mi convince la spiegazione dell’arbitro che avrebbe fatto partire il recupero dal 90’ 20”, ma che roba è, il tempo effettivo? Siamo in Nba? - ma la realtà è che la Samp è stata punita ben oltre i suoi demeriti per un errore inconcepibile a gara conclusa, causato da una leggerezza di Murru, già balbettante da terzino, tremendo da terzo centrale di difesa, e da un pallone non spazzato via da Quagliarella. Questione di centimetri, di dettagli, di piccole increspature che fanno la differenza tra la vita e la morte. Sono quelle microscopiche imperfezioni sul piano inclinato capaci, in una stagione simile, di cambiare la traiettoria della sfera che rotola su di esso. Magari non te ne rendi conto subito perché sono impercettibili, ma a fine anno ti accorgi che la somma di tutte queste piccole scanalature ha deviato il percorso della pallina, e che la biglia è finita chissà dove.

    I blucerchiati ieri a tratti sono stati eroici. Gigantesco Colley, determinante Gabbiadini, perfetto Winks, vero e proprio valore aggiunto. Nella prima parte di stagione, un giocatore del genere avrebbe cambiato l’inerzia del torneo. Paradossalmente, avresti anche i motivi per essere ottimista. L’intelaiatura della squadra, portiere-difensore-centrocampista-attaccante, è buona e inizierebbe pure ad ingranare. I tifosi sono commoventi, ieri li sentivi ruggire dalla tv, riconoscevi distintamente i cori del Ferraris e credo abbiano dato una reale spinta alla squadra. L’allenatore è partecipe e calato nella realtà doriana. Però, mancano sempre loro, quel piccolo insignificante dettaglio dei punti di distacco. 

    Dopo Monza-Samp, la voglia di analizzare dal punto di vista tecnico-tattico la partita è pressoché nulla. Non mi piace neanche fingere l’ottimismo perenne e affettato di alcuni commentatori. Mi sembra una presa in giro nei confronti dell’intelligenza di un pubblico fino ad oggi encomiabile, nel suo sostegno alla squadra (anche immeritato, spesso) e persino nelle contestazioni alla società, mai andate fuori dai binari nonostante una campagna mediatica volta a screditare e a dipingere i toni della polemica come bollenti, esagitati o esagerati. Dopo Monza-Samp, in realtà, ho avuto soltanto voglia di fasciarmi nel piumone, chiudere la luce e andare a letto. Senza nervosismo, non ne valeva la pena. Al massimo con un bel carico di rassegnata consapevolezza che, se esistono 1000 modi per morire, la Samp ne conosce 1001.

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