Pulisic: "Anche grazie a me il calcio americano è percepito diversamente". Ibra: "Se sei Capitan America, è colpa tua"
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Christian Pulisic è uno degli indiscussi protagonisti della stagione del Milan, nella quale si è consacrato come leader tecnico e silenzioso della formazione di Paulo Fonseca. 8 gol e 6 assist in 20 apparizioni stagionali e la sensazione – testimoniata dai fatti e dai numeri – che senza di lui il Diavolo perda molto. Il recente ko a Bergamo, una lesione muscolare al polpaccio sinistro che potrebbe tenerlo ai box fino ad un mese, priva infatti il Milan di un giocatore troppo centrale per lo sviluppo della manovra offensiva. Grazie alle sue performance in Serie A, Christian Pulisic ha aumentato la sua popolarità anche negli Stati Uniti e questa settimana sarà distribuito il documentario a lui dedicato realizzato da CBS Sports e Paramount +. Un contenuto ricco di contributi – da parte di persone a lui vicine come Zlatan Ibrahimovic, Olivier Giroud, Jurgen Klopp e altri – per seguire il suo percorso di avvicinamento al Mondiale del 2026. Che si giocherà pure negli Stati Uniti.
COME CAMBIA IL MILAN SENZA PULISIC
Oggi The Athletic ha anticipato alcuni dei passaggi più interessanti del documentario. Pulisic ha posto l'accento sui pregiudizi che a suo dire resistono in Europa sui calciatori americani: “E' una cosa che ho visto coi miei occhi e che mi fa arrabbiare. Penso che ora la situazione sia migliorata, anche grazie a me, così che le persone possano dire: 'Questo ragazzo è americano e lo sta facendo al massimo livello, quindi dobbiamo rispettare questi ragazzi'. Guarda quanti americani negli ultimi cinque o dieci anni sono venuti in Europa. Abbiamo giocatori nella Champions League e in alcuni dei campionati più importanti del mondo. Dimostrare che si sbagliano non è la nostra più grande motivazione, ma c'è”. Se questa sia la sua migliore annata della carriera, il giocatore del Milan ha replicato: “In ogni area, sto migliorando un po', che si tratti di concludere, crossare, difendere, crescere tatticamente e capire meglio il gioco. Sento che sto migliorando e diventando molto più forte mentalmente, sapendo che quando i momenti più duri colpiscono, sono in grado di non lasciare che mi influenzino così tanto, rendendo i momenti di meno sicurezza un po' più brevi. Quindi si tratta semplicemente di coerenza e di prendersi cura di sé”.
MILAN-STELLA ROSSA, DOVE VEDERLA IN TV
Incisivo e decisivo con la maglia del Milan, protagonista indiscusso pure con la sua nazionale. In occasione dell'ultima doppia sfida contro la Giamaica nella Concacaf Nations League, Pulisc ha segnato e mimato il balletto del presidente neo-eletto degli Stati Uniti Donald Trump. Una situazione che nel suo Paese e non solo ha alimentato qualche discussione: "Sinceramente non mi sento diverso ora rispetto a quando l'ho fatto. Per me, era una tendenza di ballo virale, quello che ho fatto più volte nella mia carriera. Non era un'affermazione in alcun modo. Chiunque ci veda qualcos'altro non dovrebbe farlo semplicemente perché non c'è altro. Visto il clima politico, specialmente negli Stati Uniti, forse no. Sarò onesto, prima non ci avevo pensato nemmeno io. Ma ora che ci penso, non mi sorprende così tanto visto il modo in cui le persone reagiscono alle cose”.
CARDINALE, QUALE FUTURO AL MILAN?
Tra due anni, negli Stati Uniti (oltre che in Canada e in Messico) tornano i Mondiali a distanza di 32 anni dall'ultimo e unico precedente. Inutile evidenziare come per Christian Pulisic questo sia un obiettivo di particolare importanza: “Uno dei miei obiettivi più grandi è ispirare la prossima generazione di calciatori e il mio paese, e far entusiasmare le persone. Penso a questo momento in cui il Mondiale sta arrivando negli Stati Uniti e il nostro sport è al suo massimo, mi sembrava il momento giusto. Mi piacerebbe poter dire di aver avuto una piccola o grande parte nel portare il calcio in America a un livello completamente diverso e, si spera, portarci a un punto in cui siamo uno dei paesi più rispettati al mondo". E a livello personale: "Alcuni di noi sono più introversi, altri sono più estroversi. Spero che alcune persone possano vedere questo documentario e pensare, 'Mi identifico con lui'. Spero che vedano come sono come persona e si rendano conto, 'ok, forse non tutte le star del calcio vogliono essere così glamour e sotto i riflettori tutto il tempo'. Spero che vedano che sono un po' l'opposto e vedano alcune delle difficoltà che affronto quotidianamente come americano che combatte in Europa per cercare di essere uno dei migliori giocatori al mondo”.
Come dicevamo, ad arricchire i contenuti del documentario su Pulisic le dichiarazioni di alcuni personaggi che hanno o che stanno giocando un ruolo significativo nella sua carriera. Tra questi Zlatan Ibrahimovic, senior advisor della proprietà del Milan: “L'unico aspetto negativo è che un po' silenzioso. È noto per essere Capitan America, ma non gli piace essere Capitan America. Forse non si vede come un supereroe. Sta giocando con un basso profilo e con i piedi per terra. Ma tu sei Capitan America, non me ne frega un c***o di quello che dici, lo sei. Se questo ti mette più pressione, non mi interessa. È colpa sua: se non fossi così bravo, non ti chiederemmo niente”.
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COME CAMBIA IL MILAN SENZA PULISIC
Oggi The Athletic ha anticipato alcuni dei passaggi più interessanti del documentario. Pulisic ha posto l'accento sui pregiudizi che a suo dire resistono in Europa sui calciatori americani: “E' una cosa che ho visto coi miei occhi e che mi fa arrabbiare. Penso che ora la situazione sia migliorata, anche grazie a me, così che le persone possano dire: 'Questo ragazzo è americano e lo sta facendo al massimo livello, quindi dobbiamo rispettare questi ragazzi'. Guarda quanti americani negli ultimi cinque o dieci anni sono venuti in Europa. Abbiamo giocatori nella Champions League e in alcuni dei campionati più importanti del mondo. Dimostrare che si sbagliano non è la nostra più grande motivazione, ma c'è”. Se questa sia la sua migliore annata della carriera, il giocatore del Milan ha replicato: “In ogni area, sto migliorando un po', che si tratti di concludere, crossare, difendere, crescere tatticamente e capire meglio il gioco. Sento che sto migliorando e diventando molto più forte mentalmente, sapendo che quando i momenti più duri colpiscono, sono in grado di non lasciare che mi influenzino così tanto, rendendo i momenti di meno sicurezza un po' più brevi. Quindi si tratta semplicemente di coerenza e di prendersi cura di sé”.
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Incisivo e decisivo con la maglia del Milan, protagonista indiscusso pure con la sua nazionale. In occasione dell'ultima doppia sfida contro la Giamaica nella Concacaf Nations League, Pulisc ha segnato e mimato il balletto del presidente neo-eletto degli Stati Uniti Donald Trump. Una situazione che nel suo Paese e non solo ha alimentato qualche discussione: "Sinceramente non mi sento diverso ora rispetto a quando l'ho fatto. Per me, era una tendenza di ballo virale, quello che ho fatto più volte nella mia carriera. Non era un'affermazione in alcun modo. Chiunque ci veda qualcos'altro non dovrebbe farlo semplicemente perché non c'è altro. Visto il clima politico, specialmente negli Stati Uniti, forse no. Sarò onesto, prima non ci avevo pensato nemmeno io. Ma ora che ci penso, non mi sorprende così tanto visto il modo in cui le persone reagiscono alle cose”.
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Tra due anni, negli Stati Uniti (oltre che in Canada e in Messico) tornano i Mondiali a distanza di 32 anni dall'ultimo e unico precedente. Inutile evidenziare come per Christian Pulisic questo sia un obiettivo di particolare importanza: “Uno dei miei obiettivi più grandi è ispirare la prossima generazione di calciatori e il mio paese, e far entusiasmare le persone. Penso a questo momento in cui il Mondiale sta arrivando negli Stati Uniti e il nostro sport è al suo massimo, mi sembrava il momento giusto. Mi piacerebbe poter dire di aver avuto una piccola o grande parte nel portare il calcio in America a un livello completamente diverso e, si spera, portarci a un punto in cui siamo uno dei paesi più rispettati al mondo". E a livello personale: "Alcuni di noi sono più introversi, altri sono più estroversi. Spero che alcune persone possano vedere questo documentario e pensare, 'Mi identifico con lui'. Spero che vedano come sono come persona e si rendano conto, 'ok, forse non tutte le star del calcio vogliono essere così glamour e sotto i riflettori tutto il tempo'. Spero che vedano che sono un po' l'opposto e vedano alcune delle difficoltà che affronto quotidianamente come americano che combatte in Europa per cercare di essere uno dei migliori giocatori al mondo”.
Come dicevamo, ad arricchire i contenuti del documentario su Pulisic le dichiarazioni di alcuni personaggi che hanno o che stanno giocando un ruolo significativo nella sua carriera. Tra questi Zlatan Ibrahimovic, senior advisor della proprietà del Milan: “L'unico aspetto negativo è che un po' silenzioso. È noto per essere Capitan America, ma non gli piace essere Capitan America. Forse non si vede come un supereroe. Sta giocando con un basso profilo e con i piedi per terra. Ma tu sei Capitan America, non me ne frega un c***o di quello che dici, lo sei. Se questo ti mette più pressione, non mi interessa. È colpa sua: se non fossi così bravo, non ti chiederemmo niente”.
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