Redazione Calciomercato
Prima Mourinho, poi De Rossi: alla Roma regna il caos e gli allenatori pagano le spese
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Quando un allenatore viene esonerato tre giorni dopo l’ultima partita una sola cosa è chiara: in società regna la confusione. E non è certo una novità.
De Rossi, chiamato un po’ a sorpresa per sostituire Mourinho, era stato considerato da molti il porto sicuro, una scelta fatta per far metabolizzare meglio alla piazza la separazione da quell’allenatore che era stato in grado - come spesso accade - di trascinare dalla sua parte l’intera tifoseria. De Rossi ha però fatto meglio del previsto, disputando un ottimo finale di stagione e conquistandosi la riconferma e il rinnovo.
Ma proprio al termine della scorsa stagione qualcosa si è rotta: le scelte di mercato non hanno convinto il tecnico che non lo ha mai nascosto. E i risultati, complici anche alcune decisioni cervellotiche dello stesso De Rossi, sono state fin qui deludenti. Ma sembra chiaro che nella decisione del club giallorosso i risultati abbiano pesato solo in parte: qualcosa si è spezzata tra De Rossi e chi rappresenta la proprietà e quel ruolo da “parafulmine” evidenziato da Francesco Totti probabilmente a DDR non andava più bene. Da lì la rottura, probabilmente non unilaterale.
E così, appena 8 mesi dopo l’esonero di Mourinho viene da chiedersi se quanto fatto dallo Special One in una situazione societaria così caotica (e per di più all’epoca attanagliata dal Fair Play Finanziario) non sia classificabile come miracolo. Se la risposta per qualcuno è no, comunque poco ci manca.
Adesso la Roma riflette - o probabilmente mette a punto i dettagli - sul nome del nuovo allenatore, ma probabilmente dalle parti di Trigoria sarebbe più opportuno fare prima chiarezza sulle dinamiche societarie. Per evitare altri finali dolorosi, come quelli fatti registrare con Mourinho e, adesso, con De Rossi.
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