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Pirlo: 'Allegri pensò che ero finito e me ne andai. Allenare la Juve? A qualcuno non va giù. Maldini mi voleva al Milan'
MAESTRO - "In tutto il mondo mi chiamano Maestro. Il mio di maestro è stato Roberto Baggio, un idolo con cui ho avuto la fortuna e l’onore di giocare. Ma anche Mazzone, a cui devo tanto perché fu lui a mettermi in mezzo al campo. Per lui ero il suo Falcao, me lo diceva sempre".
GLI ALLENATORI - "Sono speciali anche Ancelotti, con cui al Milan abbiamo vinto tutto, e Giovanni Trapattoni, il primo ad avermi convocato con la Nazionale maggiore. Conte ha saputo darmi tante motivazioni, mi ha fatto rivivere una seconda giovinezza. Con Lippi siamo diventati campioni del mondo, l'avventura azzurra è indimenticabile per tutti".
ALLEGRI - "Con Allegri ho avuto un rapporto normale nonostante siano state dette e scritte tante cose. Siamo stati insieme due anni, uno al Milan e l’altro alla Juventus. Pensò che non ero più un calciatore per quel Milan, lui aveva trovato altre soluzioni e aveva pensato che non fossi più importante e io decisi di andare via. Alla Juventus invece finimmo un bel ciclo vincente. Andai via perché non volevo essere un peso per nessuno e di essere messo da parte per le partite importanti. Io volevo giocare sempre, quindi andai via e fu una mia decisione".
MONDIALE 2006 - "C'era convinzione all'interno del gruppo di avere la possibilità di arrivare fino in fondo. Poi questa sicurezza è cresciuta anche grazie alla vicissitudini esterne. Abbiamo creato un gruppo solido che ci ha permesso di realizzare questo sogno".
IN PANCHINA ALLA JUVE - "Devo solo ringraziare la Juventus per aver pensato me e avermi fatto allenare senza esperienza. Abbiamo fatto un bel percorso intraprendendo un certo modo di giocare. Sono sicuro avremmo fatto ancora meglio negli anni successivi ma non sono rimasto male della loro decisione. Sono stato etichettato come un allenatore "diverso" per il fatto che ho iniziato in bianconero senza fare gavetta e a qualcuno non va giù. Da lì è chiaro che poi puoi andare solo in discesa. Avevamo iniziato un bel percorso, con tantissimi giovani che negli anni sarebbero diventati giocatori importanti. Mi è dispiaciuto abbandonare quel percorso ma adesso sono contento uguale".
IN PANCHINA AL MILAN - "Con Maldini ne abbiamo parlato. Ma sono state solo chiacchiere fra amici..."
LA CHAMPIONS COL MILAN - “La prima Champions League con il Milan è stata una delle soddisfazioni più belle in assoluto. Non avevo mai giocato quella competizione, fu un percorso lunghissimo iniziato addirittura dai preliminari. È stata la vittoria più bella ottenuta con il Milan, la prima Champions non si scorda mai. Eravamo un gruppo straordinario, così come emozionante è stato vedere tutti quei tifosi a Manchester. Il segreto di quel Milan era il gruppo, ci piaceva stare bene e vivere la quotidianità di Milanello. Parlavamo di tutto, cazzeggiavamo, discutevamo di vita quotidiana. Bei momenti".
DAL MILAN ALLA JUVE - “Ho avuto un grande rapporto con il Milan. Nella vita però si fanno delle scelte e io dopo dieci anni ambivo a nuove motivazioni. E volevo anche dimostrate al Milan che non ero un giocatore finito, ma in grado di incidere in nuovo corso. Infatti, visto quello che è stato fatto nel nuovo corso della Juventus, ho avuto ragione io. Il progetto che mi illustrò Andrea Agnelli era quello di un club che voleva tornare a vincere, era molto stimolante e rifiutai anche alcune possibilità all’estero. Il primo ritiro a Philadelphia con Conte fu molto duro. C’erano 40 gradi, qualcuno uscì dal campo in barella. Ma da quel ritiro nacque una grande Juventus”.
LA CHAMPIONS PERSA CON ALLEGRI - “A Berlino pensavo che la finale di Champions League contro il Barcellona avremmo potuto vincerla. La Juventus giocava contro una squadra importante, fortissima. Per me uno dei Barcellona più forti. Ci abbiamo creduto, ci sono state anche occasioni per vincere ma purtroppo è andata male. Fu una delusione e dopo quella partita decisi di andare altrove”