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    Laziomania: questa squadra merita la Champions più di Juventus e Milan

    Laziomania: questa squadra merita la Champions più di Juventus e Milan

    • Alessandro De Felice
    La sensazione predominante a caldo non può che essere quella di amarezza. L’istinto spinge a pensare che quella contro l’Udinese all’Olimpico sia un’occasione persa. In realtà l’1-1 maturato all’Olimpico rappresenta per la Lazio più un punto guadagnato più che due persi. Il prezzo da pagare per un ciclo infernale ed enormemente dispendioso dal punto di vista delle energie fisiche e mentali. La squadra di Baroni torna a giocare davanti ai propri tifosi dopo quattro gare lontano da Roma e deve fare i conti con un’Udinese arcigna e mai doma. Il risultato maturato all’Olimpico appare giusto, con le due squadre che ci provano ma dopo il botta e risposta Thauvin-Romagnoli non riescono a trovare la stoccata decisiva.

    A questa squadra, però, si può rimproverare davvero poco, se non nulla. Il carattere e la voglia non mancano mai, anche in una serata in cui non gira tutto per il verso giusto e Zaccagni e compagni pagano le fatiche di impegni probanti e ravvicinati tra campionato ed Europa League. In un tour de force infernale ecco che le defezioni diventano ancor più pesanti, moltiplicando il loro peso. Al lungodegente Castellanos si aggiungono in extremis anche altri due pilastri biancocelesti, Nuno Tavares e Rovella, che cambiano inevitabilmente il piano tattico di Baroni e incidono sul rendimento della squadra. L’assenza dei tre si sente eccome. Se in avanti si ripropone ancora una volta il dilemma vice Taty, con Tchaouna e Noslin che continuano ad alternarsi senza dare garanzie a Baroni, senza il portoghese Zaccagni viene sistematicamente raddoppiato (o addirittura triplicato) dagli avversari, mentre in mezzo al campo la mancanza dell’ex Monza si nota in entrambe le fasi. 

    La Lazio prova a fare la partita e chiudere l’Udinese nella propria metà campo, accettando il rischio di lasciare qualche spazio alle ripartenze di Thauvin e compagni. Con il passare dei minuti, però, la stanchezza si fa sentire, evidenziare qualche lacuna - soprattutto in determinati ruoli - in termini di alternative all’altezza di una squadra in piena corsa per il quarto posto e nella fase finale di Europa League. Nell’ultimo quarto d’ora i biancocelesti sembrano spingere più con la forza di chi vuole portare a casa i tre punti che realmente con le energie, che mancano. Un segnale evidente di una squadra con la spia della riserva accesa nell’ultima parte, quando rappresenta il più classico “vorrei ma non posso”.

    Baroni ha il merito di non fare calcoli in vista del ritorno con il Viktoria Plzen e della trasferta fondamentale di Bologna di domenica prossima. Un segnale importante di chi pensa davvero partita dopo partita e non commette l’errore di guardare oltre, incappando in passi falsi inaspettati. L’altra faccia della medaglia, però, racconta di una Lazio che non può proprio fare a meno di alcuni interpreti, insostituibili e senza alternative valide in rosa. Un aspetto che costringe il tecnico a schierare molto spesso alcuni calciatori, come nel caso di Guendouzi, che nonostante fisicità, carisma e atletismo, stanno pagando un po’ le fatiche per gare ravvicinate difficili e dispendiose.

    La Lazio non vince e Marco Baroni finisce sotto accusa. In particolare i capi d’imputazione riguardano due scelte: quella di schierare Tchaouna ancora una volta dall’inizio in avanti e il cambio Isaksen-Patric. L’infortunio di Castellanos sta pesando come un macigno sul gioco della Lazio e sulla capacità realizzativa della squadra di Baroni, che però non ha a disposizione un’alternativa valida. Il francese delude ancora una volta, ma l’ingresso nel secondo tempo di Noslin cambia poco, molto poco. Se non nulla. Questa squadra fatica a giocare senza centravanti e l’assenza di un piano B senza il Taty appare sotto gli occhi di tutti. Per quanto riguarda l’avvicendamento nel finale di Lazio-Udinese, il danese era evidentemente a corto di energie e in riserva, con Baroni che ha preferito rinforzare il reparto difensivo in un momento in cui la sua squadra appariva in apnea e a rischio beffa. Inoltre, osservando la panchina, l'unico attaccante a disposizione era Ibrahimovic, evidentemente non ancora perfettamente nei meccanismi di Baroni visto lo scarso minutaggio. Quella di sostituire il danese con Patric appare come una scelta sensata da parte di un allenatore che non si è lasciato trascinare da incoscienza e poca lucidità ma ha preso la decisione migliore in un momento difficile. 

    Contro un’Udinese che ormai rappresenta una vera e propria bestia nera (i numeri parlano chiaro), la Lazio conferma che il percorso costruito finora è frutto di tanto lavoro di squadra, allenatore e staff tecnico, che stanno portando la squadra ben oltre le aspettative più rosee di inizio stagione e il reale valore di questa rosa. La squadra di Baroni resta alle spalle della Juventus, a -1 dai bianconeri, ma per carattere, idee e grinta conferma ancora una volta di meritate un posto nella prossima Champions League molto più della Vecchia Signora e del Milan, che nonostante investimenti ingenti e rivoluzioni tecniche stanno vivendo un momento di grande difficoltà, all’insegna di prestazioni scadenti e caos generale. Due formazioni senza quel cuore e quella grinta che sta contraddistinguendo la Lazio, capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo e conquistare due vittorie pesantissime come quelle contro Milan e Viktoria Plzen al 98’. L’emblema di una squadra che non molla mai, ma proprio mai, e che contro l’Udinese è mancata non nell’atteggiamento e nella voglia di vincere, ma nelle energie, la conseguenza di alcune scelte sul mercato che non convincono al 100%, come l’assenza in rosa di un vice Castellanos.

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    lauirr
    lauirr

    con il rigore su zaccagni vincevamo

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