Calciomercato.com

  • Laziomania: Lotito fa calare il silenzio sulla protesta, ma ora servono certezze e non scommesse. L'esempio di Napoli e Atalanta

    Laziomania: Lotito fa calare il silenzio sulla protesta, ma ora servono certezze e non scommesse. L'esempio di Napoli e Atalanta

    • Alessandro De Felice
    “Non mi interessa, tanto sono sempre i soliti a contestarmi”. Se per ‘soliti’, Lotito intende i circa 15 mila che ieri hanno participato alla manifestazione di dissenso contro la sua gestione, con il corteo dallo stadio Flaminio alla chiesa di Ponte Milvio, allora il presidente della Lazio dovrebbe interrogarsi sul presente e sul futuro. Quella andata in scena ieri a Roma non è stata una semplice iniziativa ma un vero e proprio appello del popolo laziale, che ha voluto far sentire la propria voce in maniera pacifica scendendo in piazza per manifestare il proprio disappunto e contestare la gestione societaria. Una protesta che ha coinvolti tifosi a diverse latitudini del mondo, con striscioni esposti da  New York a Parigi, fino a Monaco di Baviera e Londra. Al ventesimo anno, i tifosi della Lazio chiedono ancora una volta a Lotito di farsi da parte e anteporre il bene del club e del suo popolo a quelli personali. Un grido disperato di una piazza che chiede di essere ‘liberata’ per tornare a vincere e sognare.

    UNA MANIFESTAZIONE PACIFICA - La Curva Nord, tifo organizzato biancoceleste, aveva annunciato la più grande manifestazione di dissenso mai avvenuta nell'ambiente sportivo romano”. E la risposta dei tifosi è stata di quelle importanti. Un corteo pacifico in cui il popolo laziale ha voluto ribadire il proprio dissenso nei confronti di un continuo ridimensionamento della squadra e dell’incapacità di poter sognare trofei. Gli addii di tanti big (da Milinkovic-Savic nella passata stagione a Luis Alberto e Felipe Anderson negli ultimi giorni) e le dimissioni di Sarri prima e Tudor poi nel giro di pochi mesi hanno spinto i tifosi a scendere in piazzo contro Lotito. Una manifestazione pacifica, con tanti di cori e striscioni, all’insegna di uno slogan: “Libera la Lazio”. Un messaggio forte e chiaro di una piazza che vorrebbe una proprietà ambiziosa, in grado di poter crescere e riportare il club a lottare con le grandi del nord - con i fatti e non solo a parole - per lo Scudetto e per le posizioni di vertice, oltre a una partecipazione costante alla Champions League e non sporadica e casuale.

    I TENTATIVI DI LOTITO E IL MESSAGGIO ALLE ISTITUZIONI - Il presidente Lotito ha provato prima a ‘boicottare’ e poi a far passare in sordina la manifestazione che ha coinvolto circa 15 mila laziali. Il patron ha prima parlato di corteo senza il via libera delle istituzione e poi di “soliti” contestatori, oggi, all’indomani del sit-in, ai microfoni de’ Il Messaggero. Tentativi che dimostrano quanto le iniziative pacifiche dei tifosi della Lazio possano inficiare la tranquillità del numero uno nella gestione di una società. Se davvero a questa iniziativa dovessero farne seguito altri, allora i tifosi della Lazio potrebbero tentare di scalfire il muro eretto da Lotito, che stando alle dichiarazioni dei giorni scorsi non ci pensa proprio a lasciare la Lazio ma al contrario vorrebbe lasciarla al figlio Enrico, già nel quadro dirigenziale del club. L’unico modo per il popolo biancoceleste per esprimere il proprio dissenso e far arrivare il messaggio non solo al presidente e alla società, ma anche alle istituzioni politiche e sportive per provare a cambiare le cose.

    IL BENE SUO O DELLA LAZIO? - Davanti ad una manifestazione come quella andata in scena ieri, in cui i tifosi della Lazio hanno preso posizione nettamente, il presidente della Lazio dovrebbe interrogarsi sul presente e sul futuro. Due decenni di gestione rappresentano un periodo sufficiente per valutare le proprie possibilità e fin dove è possibile alzare l’asticella. E Lotito ha dimostrato in questo periodo di voler galleggiare in una zona medio-alta, senza però fare il grande salto, per scelta. I casi Napoli e Atalanta sono emblematici in termini di progetto, ambizione e gestione societaria e confermano la volontà di non voler alzare l’asticella da parte della proprietà del club biancoceleste. Le ultime vicende con le dimissioni di due allenatori in poco più di due mesi e gli addii di giocatori chiave sono solamente gli ultimi capitoli di una storia vista e rivista. A questo punto tocca a Lotito fermarsi a riflettere se andare avanti per interessi personali o fare un passo indietro e ascoltare la richiesta di una tifoseria che ha smesso di sognare e che vorrebbe tornare a farlo. Una cessione della società che potrebbe segnare la fine di un’era e una definitiva tregua tra le parti, per salutarsi con un compromesso.

    PANCHINA E MERCATO - Nel frattempo è arrivata l’ufficialità di Baroni mentre i nomi citati da radio mercato non scaldano la piazza. Il tecnico ex Verona rappresentava la scelta più low cost soprattutto in termini di mercato e non a caso la proprietà ha puntato su di lui. Sarà il campo, il giudice supremo, a parlare e la speranza dei tifosi della Lazio è quella di essere smentiti, ma le scelte della proprietà sono ancora indirizzate totalmente verso giovani di belle speranze e poco esperienza, il solito rischio, e non calciatori affermati e garanzie di salto di qualità. Tchaouna e Stengs sono senza dubbio calciatori interessanti, ma per sostituire Felipe Anderson e Luis Alberto servirebbero elementi di tutt’altra caratura. Scommesse e non certezze, quelle di cui la Lazio avrebbe bisogno dopo l’ennesima stagione deludente della gestione Lotito.

    Altre Notizie