Calciomercato.com

  • Getty Images
    Inter, Marotta: “Voglio scudetto e Champions. Vi spiego perché scelsi Conte”

    Inter, Marotta: “Voglio scudetto e Champions. Vi spiego perché scelsi Conte”

    • Pasquale Guarro
    Nel corso dell’evento organizzato per la promozione del libro scritto da Severgnini (Inter: il nuovo secolo), il presidente dell’Inter, Giuseppe Marotta, ha affrontato diverse tematiche che riguardano l’attualità del mondo nerazzurro. Dal senso di appartenenza alle difficoltà che un club incontra quando decide di costruire un nuovo stadio, passando chiaramente dall’ambizione di perseguire sempre e comunque il successo. 

    LA SCELTA DELL’ALLENATORE - ​“Perché ho scelto Conte? Perché in quel momento ero convinto che il club necessitasse di lui. Ma la scelta dell’allenatore è anche adeguata al momento in cui lo scegli. Ci sono momenti in cui hai bisogno di persone che hanno fermezza e autorevolezza e altri in cui magari la squadra di per se è già rodata e magari hai più bisogno di un gestore. A volte siamo stati tacciati di aver preso tanti calciatori svincolati, ma è anche difficile corteggiarli”.

    Nel corso della chiacchierata l’argomento si è spostato su calciatori dal forte senso di appartenenza e il discorso ha toccato inevitabilmente Nicolò Barella, che in questi anni è maturato anche dal punto di vista della gestione del proprio carattere, spesso impulsivo. 

    UN NUOVO BARELLA - “Come abbiamo lavorato sull’atteggiamento di calciatori fumantini come Barella? Quando c’è la designazione studiamo anche l’arbitro e che tipo di rapporto tenere con lui. Barella in passato peccava sull’atteggiamento verso i direttori di gara, oggi è migliorato molto perché non si studia solo l’avversario ma anche l’arbitro”. 

    In un calcio che volge lo sguardo verso il futuro è impossibile non pensare a un nuovo stadio e ai ricavi che potrebbe generare. Un asset, quello dell’impianto di proprietà, che Marotta ritiene fondamentale anche per accrescere quel senso di appartenenza che il presidente nerazzurro ritiene alla base di ogni tifoso. 

    QUESTIONE STADIO - “Quello relativo allo stadio è un argomento serio e delicato. Prima parlavamo di appartenenza e a tal proposito credo che sia importante anche per questo avere uno stadio, una propria casa da vivere e in cui consumare la passione. Tutta la settimana, non solo un giorno a settimana, spaziando tra più attività. Il calcio è un fenomeno di aggregazione che viene solo dopo la religione. Le difficoltà nascono da una burocrazia, quella italiana, che ti portano a rallentare ogni tipo di iniziativa e far si che anche gli investitori scappino. Questo è successo in tantissime città, ero a Venezia con Zamparini nel ‘97, comprò un terreno ed è ancora lì dopo 30 anni. La burocrazia dovrebbe vedere lo stadio collocarsi all’interno del ministero delle infrastrutture, è un investimento minimo di un miliardo, che produce effetti positivi a livello nazionale che eliminerebbe tante sterpe inutili. Milan e Inter vogliono costruire insieme lo stadio e le ultime convergenze sono verso il sito di San Siro, ma con queste difficoltà burocratiche che si presentano lo stesso”.

    L’ultimo tema è quello che riguarda una sottile differenza, quello tra l’essere ambiziosi o arroganti. Da presidente di una squadra ambiziosa come l’Inter, Marotta non accetta di partecipare alle competizioni sportive senza avere come obiettivo quello della vittoria. Il parere del presidente nerazzurro sembra essere anche una stoccata verso chi spesso si nasconde da certi oneri. 

    LA STOCCATA  - “Una società come l’Inter, per storia, blasone e palmares, per tutta questa attenzione che cerchiamo, non può dire voglio vincere o il campionato o la Champions, ma deve cercare di vincere sempre. Ecco perché io sono sempre molto realista. Quando sento dirigenti di squadre importanti dire che l’importante è arrivare tra le prime quattro… No, l’importante è vincere, poi se non si vince, benissimo, significa che gli avversari sono stati più bravi. L’asticella deve essere sempre alta: se io miro a prendere calciatori importantissimi e poi non riesco, non è che sono scarso. Probabilmente non c’erano le condizioni per concludere, ma il tentativo va fatto. Oggi siamo in Champions, e allora perché non lottare per vincerla? Perché non lottare anche in campionato? Poi dipende dagli avversari e anche da noi, ma non dobbiamo avere paura e mi sembra scontato”.

    Altre Notizie