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    Sampmania: vi dovevo un 'Sampmania'

    Sampmania: vi dovevo un 'Sampmania'

    • Lorenzo Montaldo
    Perdonatemi. Sono in colpevole ritardo con i Sampmania, ma ho una scusa valida. Credo che la macumba di qualche ‘cugino’ mi abbia colpito post derby. Il vaccino contro il tifo e il colera che ho fatto in vista delle mie ferie a fine mese ha sortito gli effetti collaterali che vi potete facilmente immaginare. Però vi dovevo un editoriale, anzi due. Facciamo tre. Degli ultimi otto giorni la metà l’ho passata in bagno, vero, ma a livello sportivo ho vissuto una settimana indimenticabile, come non accadeva da tempo. Per questo devo ringraziare in primis i nostri coinquilini nello stadio, poi mister Sottil e per finire la Sampdoria.

    All’altra squadra genovese dobbiamo essere grati perché gran parte dei momenti sportivi migliori nel recente passato li abbiamo vissuti grazie a loro, e le sane vecchie abitudini sono difficili da eliminare. Certo, statisticamente affermare che il Derby della Lanterna regali ore di gioia ai tifosi blucerchiati non è molto originale, lo so. Specialmente se si considera che di 108 stracittadine il Doria ne ha vinte 42, quasi il doppio degli altri (fermi a 26). Il confronto però diventa impietoso se si prendono in considerazione gli ultimi dieci anni. Dal 2014 ad oggi, Samp e Genoa si sono affrontate in 19 derby: il Doria ne ha vinti 10, i rossoblù 3. E pensate, ho tenuto fuori dalla statistica l’ultimo perché viene conteggiato pareggio a livello statistico. Sono sicuro che anche i cugini lo considerino tale. Come dite? Ah no? 

    Mister Sottil invece lo devo ringraziare perché, da quando è arrivato a Bogliasco, ha infilato 4 risultati utili su 5 incontri. Avendo ancora negli occhi la Samp di Salerno non era per niente facile. Mi conforta oltretutto il modo in cui questo filotto si è concretizzato: è stato un crescendo, derivante da un miglioramento continuo, per certi versi strutturale. Ciò lo rende più solido e credibile. Diciamo la verità, il pareggio con il Bari era incommentabile, mentre la batosta con il Cosenza lasciava scorgere bruttissimi presagi. Anzi, siamo sinceri, altro che ‘bruttissimi presagi’: ero immerso sino al collo nello psicodramma. Mi vedevo già sul divano, avvolto da una coperta, con la pioggia fuori dalla finestra e un pacchetto di fazzoletti a portata di mano per tutto l’inverno, pronto ad affrontare stoicamente sofferenze e delusioni. Che poi abbia realmente trascorso così le ultime 72 ore, in preda ai sintomi di tifo e colera, è un altro paio di maniche, ma almeno non stavo soffrendo per il pallone.

    Adesso la Sampdoria sta iniziando a dispiegare il suo potenziale. La rosa è profonda, infortuni permettendo, e se la squadra gira anche le seconde linee dimostrano di essere ampiamente all’altezza. Veroli, Riccio e Vulikic, ad esempio, sono intercambiabili. A centrocampo puoi permetterti il lusso di scegliere tra Vieira, Kasami, Bellemo, Meulensteen, Akinsanmiro e Benedetti - e ho tenuto fuori volutamente Yepes, da cui secondo me non si può prescindere - mentre sulle fasce hai due alternative di pari livello. Non parliamo poi dell’attacco, dove in attesa di Pedrola ti puoi permettere di ‘panchinare’ l’eroe del derby Borini, perché Tutino in B è un fuoriclasse e Coda è grasso (che cola, forse qualcuno si era dimenticato questo pezzo di frase). 

    La Sampdoria in effetti delle volte ci fa arrabbiare, ma alla fine riesce sempre a farsi perdonare. A patto che continui così, perché il pubblico mercoledì è stato chiaro: dove vogliamo tornare, la Sud lo ha già cantato in maniera esplicita più di una volta. I primi passi finalmente li abbiamo mossi, la partenza ad handicap ai nostri avversari l’abbiamo concessa, ora però basta così. Ora tocca alla truppa di Sottil dimostrare quale è la sua pasta. Io mi sono pure sorbito senza fiatare il malocchio dei ‘cugini’ per voi…
       
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