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    Sampmania: la popolarità di Ferrero è al minimo? Alcune domande sul futuro

    Sampmania: la popolarità di Ferrero è al minimo? Alcune domande sul futuro

    • Lorenzo Montaldo
    Domanda retorica, quella del titolo. Che la popolarità di Massimo Ferrero a Genova sia ormai ai minimi storici è innegabile. Non lo possono nascondere neppure i tre o quattro ‘partigiani’ rimasti attivissimi - chissà perché - in ogni dove, con le più disparate e fantasiose tesi difensive. Beati loro, pochi eletti infusi della verità assoluta, a discapito della plebaglia. Il declino del Viperetta, assediato tra creditori, debiti, bilanci scricchiolanti, concordati e un gradimento pressoché nullo è cominciato già da qualche anno. Di recente però è sublimato in un malcontento latente e facilmente avvertibile nel capoluogo ligure o, virtualmente, sui vari social. Forse l’onda lunga delle celebrazioni del trentennale dello Scudetto ha risvegliato qualche coscienza sopita, mentre la pericolosa deriva presa dalla barca blucerchiata in questo inizio estate ha fatto il resto. 


    Quali sono le preoccupazioni blucerchiate? Ce ne sono parecchie. L’addio di Ranieri ha contribuito con una bella mazzata all’immagine, già pericolante, di Ferrero, e le difficoltà nell’arrivare ad un allenatore hanno fatto il resto. Tra nomi più o meno credibili, alternative o prime scelte sfumate perché accasate altrove, la caccia procede a tentativi e tentoni, senza arrivare ad un punto. Segno di una programmazione raffazzonata o appena abbozzata. Ma è tutt’altro che una novità. L’impostazione del futuro basata su un orizzonte temporale a breve termine e prospettive limitate nasce già due anni fa, forse anche prima, ed era in pieno svolgimento pure la scorsa estate, soltanto mascherata dai lustrini griffati Pastorello e dal pragmatismo di Ranieri in panchina. Non può essere un caso se, in una Serie A pur barcollante e in difficoltà, ad essere rimasti senza allenatore sono il Doria e l’Empoli, peraltro accomunate, come tutti ormai sappiamo, dalla vicenda Dionisi. 


    La tempistica della questione futuro mister però è il minore dei problemi. Certo, essere salvi ad aprile garantiva un bel margine per programmare il campionato successivo, ma il vantaggio non è stato sfruttato dalla Samp. Peccato. Eppure, a ben vedere non aver individuato il nuovo allenatore all’11 di giugno non è nemmeno la cosa peggiore. In linea teorica, per una società strutturata e ben compartimentata, ci sarebbe ancora il margine per impostare credibilmente le mosse. Giampaolo era stato annunciato il 4 luglio, Di Francesco il 22 giugno. Quello che spaventa, se mai, è l’assoluta incompatibilità dei nomi cercati per la panchina. La margherita di tecnici contattati o sondati dalla Samp varia per età, concezioni, idee, filosofia, esperienza, palmares e stipendi. Se non esiste un fil rouge in grado di mettere insieme profili così diversi, l’unico nesso possibile è quello della mancanza del collegamento stesso. 


    L’impressione, in effetti, è questa. Ferrero oggi sembra un uomo solo al comando, intento a vagliare i suggerimenti provenienti dalla sua cosiddetta ‘cerchia’ di consiglieri, tutti o quasi privi di un qualsiasi incarico ufficiale all’intero dell’organigramma blucerchiato. E’ piuttosto curioso che, per definire il futuro della società Sampdoria, il patron romano si rivolga a elementi slegati da essa ma tant’è, in seno al Doria non è neppure la prima volta che ciò accade. Il primo fu Romei, ora è il turno di Vidal e della corte di altri personaggi gravitanti attorno al Viperetta. 


    Per quanto riguarda Osti e Pecini, invece? Ecco, l’assenza di comunicazioni in merito al comparto dell’area tecnica è l’altro, pericoloso segnale. Ho l’impressione di un accordo molto complicato da trovare, anzi, è presumibile che Ferrero si rivolgerà ad un volto nuovo per impostare le sue manovre future. L’incertezza latente è causa del serpeggiante timore nel pubblico blucerchiato, ed è legittimo sia così. Servirebbe un plenipotenziario, anche se è tutta da appurare la possibile convivenza di un personaggio di grossa caratura con il Viperetta urlante “Pago io, decido io”, e, soprattutto, la sua congruità con la sbandierata revisione dei costi blucerchiata, che per inciso poco ha a che vedere con la questione Covid. Anzi, le agevolazioni fiscali se mai hanno consentito al Viperetta di sgusciare abilmente, guadagnando ulteriore tempo e boccate di ossigeno approfittando delle - legali - possibilità fornitegli post Coronavirus.


    E’ vero, siamo ancora a metà giugno, ma le situazioni in grado di legittimare punti di domanda e dubbi non finiscono qui. Per esempio, lo stornello ribadito a più riprese nelle scorse settimane, quella sorta di manifesto programmatico che si può sintetizzare come ‘Devo vendere per 50 milioni, sono tutti cedibili’, è davvero il modo migliore per attirare compratori, oppure può rivelarsi un clamoroso autogol? Come vorrà comportarsi la Sampdoria con i prestiti di rientro, frutto di alcune scellerate formule di compravendita della scorsa estate, celebrate dai soliti trombettieri come geniali e illuminate decisioni? Quali profili verranno innestati in una rosa non troppo giovane, e neppure particolarmente appetibile, tolti due o tre elementi, in un mercato piuttosto povero e privo di risorse? Cosa ne pensa Ferrero del crescente malumore dilagante nei suoi confronti? Quali garanzie pensa di poter dare ad un professionista, per convincerlo a sposare la causa blucerchiata? Si ritiene ancora una realtà competitiva sul mercato, o deve iniziare a rivedere la sua autoconsiderazione? Lo so, troppe domande per un inizio giugno. Limitiamoci alla prima, la più impellente: c’è un’idea e un piano B per la questione allenatore? Al futuro tecnico va un grosso ‘in bocca al lupo’, chiunque esso sia. Speriamo porti in dote qualche risposta, di domande ne abbiamo già abbastanza così.

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