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    La figlia di Roberto Baggio: 'Capello, Lippi e il Trap? Tante ingiustizie. Che delusione nel 2002! Quel rigore...'

    La figlia di Roberto Baggio: 'Capello, Lippi e il Trap? Tante ingiustizie. Che delusione nel 2002! Quel rigore...'

    Valentina Baggio, figlia di Roberto, leggenda del calcio italiano, Pallone d'Oro nel 1993, ex di Vicenza, Fiorentina, Juve, Milan, Bologna, Inter e Brescia, simbolo azzurro negli anni '90, parla a Sportweek: "Lo abbiamo sempre seguito, tranne che a Brescia. I primi anni vivevo tra Torino e Vicenza, a Caldogno, dai nonni, dove è nato papà. Ero iscritta a due asili nido e facevo un po' qua e un po' là. Poi Milano, Bologna, di nuovo Milano. Dopo l'Inter siamo tornati a Caldogno dove ho fatto medi e superiori. Ma ero un pesce fuor d'acqua e a 18 anni sono tornata a Milano". 

    BAGGIO DISOCCUPATO - Estate del 2000, Roberto Baggio lascia l'Inter e per un'estate, prima di andare al Brescia, resta disoccupati: "Papà si ammazzava di allenamenti col suo preparatore atletico anche quell'estate lì. Io andavo a guardarlo al campetto di Caldogno. Correvo un po' con lui, era strano vederlo a casa. Ma era bello". 

    USA 94 - Valentina aveva 4 anni: "Papà aveva chiamato mamma, dopo la prima con l'Irlanda: "Venite, ho bisogno di voi". Siamo andati su con i genitori di papà e il fratello di mamma. Siamo arrivati il giorno prima della Nigeria. E siamo andati subito in ritiro. Quando l'ho visto nella hall, gli sono corsa in braccio. Gli ho detto: "Papà penso di essermi innamorata di te". E lì penso di averlo conquistato per sempre. Mamma ha detto che gli son venuti due occhioni così. Il giorno dopo ha segnato quel rasoterra allo scadere e me l'ha dedicato. Cercava me in tribuna. Poi, finita la partita, ero in braccio a lui durante le interviste. E mi hanno chiesto: "Tu cosa ne pensi?". "Che il mio papà è il più forte del mondo" ho detto. Innamoratissima, com'è ancora adesso". 

    SENSIBILE - "Lui è un uomo sensibile. In quarantena alla radio hanno messo E tu di Baglioni e lui si è emozionato: mi ha detto che con mamma la ascoltavano sempre prima che nascessi. Ha un grande cuore, non l'ho mai visto rifiutare un autografo. E non dorme la notte per escogitare scherzi terribili agli amici. Ha un soprannome per tutti. E sempre la battuta pronta". 

    QUANDO HA SMESSO - "Se non era più domenica? No .E non so cosa darei per vederlo giocare ancora 90', ma senza male alle ginocchia. Mi manca l'agitazione di vederlo correre verso la porta, che driblla, rallento e poi... pem! Che gioia a ogni suo gol. Urlavamo com matti". 

    NON HA PIU' GIOCATO - "No, anche quando gioca con noi in giardino, al secondo palleggio molla. Ha tanto mal di schiena e paura di rifarsi male. Ecco, una delle cose che mi fa davvero soffrire è vederlo a 53 anni distrutto. "Papà operiamoci" gli dicevo da bambina. "Ti do le mie ginocchia, io le metto in titanio, non mi servono". Lui mi diceva di smetterla. Mio gliele avrei dato davvero". 

    IL BOCA - "Non tifa nessuno all'infuori del Boca. Noi siamo cresciuti a pane, calcio e Boca. Coi i cori del Boca in macchina a tutto volume alle 7 del mattino, quando ci accompagnava a scuola". 

    IL RIGORE DI PASADENA - "Io ricordo che faceva tanto caldo, mamma mi ha detto che eravamo dietro la porta, vicinissimi a papà. E che è stato triste, tanto triste. Sono 26 anni, tutti mi chiedono di quel rigore ma nessuno mi ha mai insultato per quell'errore. Papà è un fenomeno anche per i brasiliani, un crack do futebol dicono. E non per giustificarlo, ma loro erano più abituati a giocare col 4mila per cento di umidità". 

    ANCORA IL RIGORE - "Mi ha detto che è stata una battaglia, che c'era un caldo ingestibile, che era sfinito, fisicamente e mentalmente. Che è stato tanto faticoso, ma non ha mai perso l'obiettivo di arrivare fino in fondo. E che poi è stata una grande sofferenza e che sempre lo sarà. Era un grande rigorista papà, cavolo, calciare alto propri quello... In Brasile dicono che sia stato Ayrton Senna a spingere il pallone verso l'alto per regalare una gioia al suo popolo. Papà è buddista e prima di quel Mondiale era volato in Giappone per incontrare il suo sensei, Daikasu Ikeda. E gli aveva detto: "Vincerai o perderai tutto all'ultimo secondo". Così è stato. Dio sa cosa fa, doveva andare così. Io mi sono chiesta tante volte se senza quel rigore papà sarebbe stato tanto amato. Se le cose fossero andate diversamente saremmo qui?". 

    IL FENOMENO - "Per me di Ronaldo ce n'è solo uno: Luis Nazario de Lima. Quando giocava con papà all'Inter, veniva a mangiare a casa nostra. E io ero innamorata persa di lui. E' un mito". 

    GLI ALLENATORI - "Non ha litigato, ha subito delle ingiustizie. Bisogna avere il coraggio di parlare se si vogliono cambiare le cose. La gente lo amava, ma era colpa sua? No. La gelosia molto spesso offusca il pensiero delle persone". 

    IL 2002 - "Ricordo perfettamente il momento in cui papà riceve la telefonata del cittì. Eravamo a Caldogno, in terrazza. E sai, la delusioni nei suoi occhi non te la dimentichi. Lui poteva giocare quel Mondiale. Però lo avrebbe giocato in Corea e Giappone e mio padre in Giappone è un dio. E quindi oggi nel mio cuore capisco perché... Oggi so che non era una questione di forma fisica. Ma è andata com'è andata. E loro non sono andati troppo lontano". 

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