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    Juve, macché crisi psicologica: le colpe di Allegri sono tecniche

    Juve, macché crisi psicologica: le colpe di Allegri sono tecniche

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Quella di Arrigo Sacchi è la lettura più semplice, ma anche la più comoda («la Juventus è crollata per motivi psicologici») e non considera che il pareggio con l’Empoli arriva prima della sconfitta con l’Inter. In 10 contro 11, è vero, ma contro la squadra in quel momento penultima in classifica. Un punto e un gol in 3 partite: crisi tecnica, non psicologica. L’attuale secondo posto in classifica e i “soli” 7 punti di distacco dall’Inter continuano a essere fotografia ingannevole del valore della Juventus. Il Milan è più forte e gioca meglio, pur con i suoi mille difetti. L’Atalanta non parliamone neppure e così il Bologna. La Juventus oggi è seconda e già in Champions, anche perché il Napoli e le romane non si sono iscritte al campionato.

    Non è questione di organici e di monte stipendi, quelli lasciamoli stare, perché sennò si tirano in ballo solo quando conviene, all’una o all’altra parrocchia. Se la Juventus “costa” tanto è perché è stata costruita male fino all’altro ieri. Giocatori sopravvalutati, scelte sbagliate, cavalli logori. Ma se la Juventus gioca male, è perché in 3 anni non è stato costruito nulla, nonostante Allegri abbia con sé i giocatori che ha voluto. Compreso Alex Sandro, di cui l’anno scorso ha contribuito al rinnovo automatico del contratto. Compreso Locatelli, voluto e pagato 40 milioni, un manovale diventato capomastro per necessità, mentre il club paga, per esempio, gran parte dello stipendio di Arthur, prestato a Firenze.

    La Juventus quest’anno ha giocato e vinto partite che non meritava di vincere. Contro la Fiorentina, per esempio. O a Monza. Ha pareggiato contro il Bologna quando avrebbe potuto perdere. Ha pareggiato a Bergamo senza superare la metà campo. Ha sofferto in casa con Cagliari e Lecce. Ha vinto a Frosinone e Salerno in extremis. L’altro ieri, non un secolo fa. Guai a dirlo però, perché era dopo quelle vittorie che s’invocava da più parti il rinnovo del contratto di Allegri, in scadenza fra un anno. Anzi, per molti era scontato, doveroso.
    E invece le prossime settimane, saranno importanti per capire la strategia futura del club bianconero, che non può continuare ad avere come orizzonte una qualificazione Champions o una coppa Italia. È Allegri l’uomo giusto per provare a rialzare l'asticella degli obiettivi?

    Gli ultimi tre anni direbbero di no, anche perché già si sa che anche la prossima estate il mercato dovrà fare i conti col bilancio, quindi a occhio sembrerebbe meglio per il club puntare su un maestro di calcio, più che su un gestore di campioni quale Allegri ha più volte bravamente dimostrato di essere.

    La Juventus dei giovani è un claim del marketing bianconero, non un progetto. Se Chiesa non si fosse fermato, Yildiz dovremmo ancora scoprirlo oggi. E peraltro gioca troppo poco. Non parliamo poi dei ragazzi prestati al Frosinone. Non solo l’ottimo Soulé, anche Barrenechea è più regista di Locatelli, soprattutto è più bravo. Infine l’enigma Alcaraz, che nessuno conosce ma di cui tutti dicono di sapere tutto: mezzala, punta, sottopunta, sembra che possa fare tutto, va in campo dopo 3 giorni a Torino contro l’Inter, non gioca dopo 10 contro l’Udinese, neppure un minuto. Meglio mettere Nicolussi Caviglia o più ancora Leonardo Cerri, tanto per dire di averne fatto esordire un altro e strappare un altro facile applauso. Eh sì, con i giovani nessuno è bravo quanto Allegri.
    @GianniVisnadi
     

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