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Intermania, Lukaku non è tornato: i segnali contro la conferma di Inzaghi
BIG ROM - Quest'ultimo è tornato a Milano un anno dopo, ma è lontano parente del leader che trascinava i compagni dentro e fuori dal campo. L'attaccante belga ha ancora un peso importante nello spogliatoio, ma il suo rendimento sul rettangolo da gioco è ben al di sotto delle aspettative. Sia dal punto di vista delle prestazioni, sia sotto l'aspetto realizzativo. Infatti il rigore segnato sabato sera contro l'Udinese è soltanto il suo secondo gol in questo campionato, il terzo stagionale: troppo poco per il calciatore più pagato della Serie A. Gli infortuni sono una giustificazione solo parziale. A quasi 37 anni Dzeko è di un'altra categoria.
NUOVA SPINA - Il discorso non vale solo per Lukaku, ma anche per gli altri tre componenti della spina dorsale nell'Inter di Conte. Handanovic in porta, de Vrij in difesa e Brozovic a centrocampo sono stati scalzati da Onana, Acerbi e Calhanoglu. Quest'ultimo "meriterebbe il rinnovo del contratto come altri, ma le strategie della società tengono conto di diverse valutazioni differenti tra uno e l'altro". Firmato: Beppe Marotta.
NUOVA ERA? - Le parole dell'amministratore delegato nerazzurro possono essere interpretate come l'ennesima conferma di una proprietà in difficoltà, con cui diventa sempre più complicato programmare il futuro. Col passare del tempo la situazione si sta facendo insostenibile e l'unica soluzione plausibile per il bene di tutti è quella di un cambio di proprietà. Ormai lo ha capito pure la famiglia Zhang, piena di debiti e pronta ad abbassare le richieste per cedere la società. Anche perché, andando avanti così, l'autofinanziamento rischia di trasformarsi in autodistruzione.
NUOVO ALLENATORE? - A prescindere da ciò, in vista della prossima stagione è in bilico il destino di Simone Inzaghi. Nel 2023 ha migliorato i risultati negli scontri diretti che rappresentavano il suo tallone d'Achille, perdendo però punti contro Monza, Empoli e Sampdoria. Nel giro di poche settimane la Curva Nord è passata dall'esaltare il successo nel derby col Milan in Supercoppa ("Una soddisfazione che vale una stagione") a criticare apertamente l'allenatore, accusato di non riuscire "a motivare i ragazzi per le partite con le piccole" e di tenere un "atteggiamento da squadra provinciale di media classifica a cui un pari fuori casa può andar bene, restando aggrappato al suo modulo invece di rischiare le tre punte". Con l'Udinese ha fatto lo stesso, ma è arrivata la vittoria e quindi va bene così. Mercoledì a San Siro arriva il Porto di Sergio Conceiçao per il primo round negli ottavi di finale in Champions League. Gli esami non finiscono mai. Ma, comunque vada, il tecnico non sarà il primo responsabile.