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Che fine ha fatto? Jay-Jay Okocha, dal 10 della Nigeria alla discoteca
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LA NIGERIA NELL'ESULTANZA - Jay-Jay nasce a Enugu, città bagnata dal fiume Niger, ma cresce calcisticamente e non solo in Germania, dato che i suoi genitori, per sfuggire alla povertà, decidono di trasferirsi a Neunkirchen, nel Saarland, quando ha solo 7 mesi: l'arte primordiale africana, quella voglia di sorprendere mista a spensieratezza mista a mosse circensi, tipiche degli sciamani nigeriani, gli rimarrà dentro per tutta la vita, sul campo da calcio e fuori. La ricorderà sempre, durante tutto il corso della sua carriera, con quella stramba esultanza: la gamba sinistra afferrata con la mano destra e una danza tribale, simbolo di gioia e felicità.
L'UMILIANTE DANZA A KAHN, IL PSG E IL MAN UNITED - Dopo due stagioni trascorse nel Borussia Neunkirchen, si accorge di lui l'Eintracht Francoforte, squadra con cui disputa quattro campionati di Bundesliga: rimarrà celebre la danza effettuata dinnanzi ad uno spaesato Oliver Kahn, già portiere del Bayern Monaco, prima di depositare il pallone in rete, dopo aver letteralmente umiliato la difesa bavarese e il portierone biondo. Okocha è così: abbina a giocate pazzesche, degne del suo passato circense, a tiri di potenza devastante, punizioni millimetriche a numeri sensazionali, come palombelle a superare gli avversari e tunnel stratosferici. Il suo non è calcio, è pura follia, felicità che si concentra nel tocco di un pallone. La sua stessa carriera ha un che di romantico: prima il Fenerbahce, squadra turca con la quale rompe lo strapotere del Galatasaray e del Besiktas, poi il PSG, non ancora quello degli sceicchi, con il quale si fa conoscere in tutto il mondo. Il Manchester United di Alex Ferguson si accorge di lui e lo tessera, senza farlo mai giocare: Jay-Jay non si scompone e si trasferisce al Bolton, squadra della quale diventa capitano, prima di chiudere la carriera tra Qatar e Hull City.
IL MARADONA AFRICANO: UN' OLIMPIADE VINTA DA SUPERAQUILA - E' però con la Nigeria che Okocha rende il suo nome indelebile per i posteri: con il dieci delle SuperAquile sulle spalle disputa i mondiali del 1994, del 1998 e del 2002, oltre che numerose Coppe d'Africa, una delle quali vinta nel 1994, ma soprattutto si laurea Campione Olimpico nel 1996, battendo in finale l'Argentina di Zanetti, Simeone, Ortega e Crespo. I nomi di quella nazionale nigeriana fanno rabbrividire, per le qualità fisiche e tecniche delle quali erano intrisi: Amokachi, Amunike, Babngida, Babayaro, Ikpeba, Kanu, Lawal e Oliseh. Una squadra capace di divertire ed emozionare, mantenendo innato il concetto di calcio come passione per bambini, e di far sognare un intero continente. Già, perché probabilmente è stato proprio questo il merito più grande di Jay Jay Okocha: essere uno dei primi a dimostrare che non conta la ricchezza o il luogo in cui sei cresciuto, se hai un pallone, fantasia e tecnica da vendere puoi arrivare in cima al mondo. Divertendoti, facendo divertire e senza mai andare sopra le righe: per questo il suo soprannome è diventato quello de il "Maradona africano".
OKOCHA OGGI - Jay-Jay, dopo aver influenzato in maniera pazzesca tutti i pallonari degli anni '90, ha scelto una carriera politica, una volta ritiratosi dal rettangolo verde: eletto come consigliere nella Federcalcio nigeriana, è stato uno dei principali critici della propria nazionale. Un Okocha diverso, senza sorriso sulle labbra, come ci eravamo abituati a vederlo: d'altronde che ci azzecca un funambolo con la politica? Niente, infatti Jay-Jay ha aperto nel 2009 una discoteca in Nigeria intitolata "Numero dieci" in onore del suo numero del cuore. La sua rimane una vita da 10 e lode, per quello che ha saputo regalarci: o da 10 e basta, il numero che lo ha accompagnato per tutta la carriera. Un numero che fa sognare e che ha saputo incarnare alla perfezione, con il suo spirito giocoso e folle: chapeau Jay-Jay, di calciatori come te ormai non ne nascono più.
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