Tonali: "Avevo un vuoto dentro me, il ritorno in campo è stato una liberazione. Cosa mi disse Gattuso..."
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IL RITORNO - “Il mio ritorno in campo con la Francia è stato un po’ una liberazione. I primi incontri con il Newcastle li avevo vissuti molto a livello emozionale e poco a livello calcistico, invece quello l’ho vissuto totalmente a livello calcistico. Era la terza partita e non avevo più l’emozione della prima. È stato molto bello, è arrivato tutto in maniera naturale”.
IL PERCORSO - “Quello dello scorso anno è stato un percorso molto duro, ma molto produttivo. Porterò sempre con me il ricordo dell’anno che ho passato fuori dal campo perché è giusto non dimenticarlo. Credo che quando un giocatore si allena per tutta la settimana senza il suo obiettivo finale, che è la partita, trovi un senso di vuoto dentro di sé. Non è stato semplicissimo stare il primo anno lontano da casa senza giocare una partita ufficiale, ma cercando di mantenere solo la forma fisica. Questa è stata la sfida che ho dovuto affrontare nella maniera più seria possibile”.
GLI INIZI - “Giocavo con mio fratello e i suoi amici, che avevano tutti tre o quattro anni più di me, ed ero bravo quanto loro nonostante la differenza d’età. Ero un bambino tifoso che sperava di diventare un calciatore, l’ho chiesto a Santa Lucia perché da noi è una festività molto importante. Le avevo scritto di poter diventare un calciatore e di farlo con la maglia del Milan, Santa Lucia o qualcun altro devono avermi ascoltato…”.
PRIMO PROVINO NON SUPERATO - “La chiave è stata che non l’ho preso come un esame, ma come un divertimento e un allenamento. Messo un punto ho intrapreso un’altra via. Credo ci siano tantissimi giovani che in caso di esito negativo perdono le speranze, invece è solamente uno dei tanti ostacoli che il calcio ti mette di fronte”.
GATTUSO - “Il mio rapporto con Rino nasce dopo il mio arrivo al Milan con la richiesta del suo numero di maglia, che avevo visto indossata da lui per tanto tempo e nel migliore dei modi. Mi sentivo in dovere di chiedergli il permesso e un consiglio, da lì è nato un rapporto che c’è ancora oggi. È una persona d’oro, diverso nella vita reale da come appariva in campo. In campo sembrava ‘cattivo’, mentre è sempre molto disponibile, aiuta tutti. Questa è la caratteristica che mi fa amare Gattuso anche fuori dal campo”.
NAZIONALE - “Con mister Spalletti il rapporto è stato molto importante, mi è stato vicino. Non ci siamo sentiti tantissimo, ma ci siamo sentiti nei momenti giusti, sia prima che dopo l’Europeo. Sperava di ritrovarmi in una forma normale, sapendo che dopo un anno fermo non sarei potuto stare benissimo. Stiamo lavorando su un aspetto, che è quello della semplicità. Ognuno ha fatto quello che sa fare nel migliore dei modi, senza inventarsi niente. Vengono così valorizzati tutti i giocatori, tecnicamente e fisicamente, ognuno aiuta il proprio compagno e non ci sono individualismi. Questo ha fatto la differenza finora. Abbiamo tutti il sogno di vincere ogni singola partita e provare a conquistare dei trofei. Perché una vittoria con la Nazionale resta per sempre e vale molto più di ogni altra cosa”.