Osimhen è di nuovo sul mercato: cosa succede tra gennaio e giugno, cosa cambia per Napoli, Juventus e Milan
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Victor Osimhen ha avuto tempo per carburare, dopo un'estate complicata nella quale è stato messo a guardare un Napoli che iniziava a crescere sotto lo sguardo attento e meticoloso di Antonio Conte e che non contemplava la sua presenza in un meccanismo che non ha avuto bisogno di un eccessivo collaudo per candidarsi ad alternativa credibile per lo Scudetto. Osimhen aveva altro per la testa: il sogno di trasferirsi in Premier League ad oggi è rimasto tale e Aurelio De Laurentiis ha dovuto attendere la chiusura del calciomercato europeo e la via di fuga offerta da quello turco per rimediare ad una situazione scomoda, spinosa, che ha fatto perdere tanto tempo, ma anche energie e soldi con un calciatore dal valore di mercato superiore ai 100 milioni di euro. E un ingaggio di 12 netti a stagione. Ora però i conti iniziano a tornare e, col mercato nuovamente alle porte, gli interrogativi si sprecano.
Sei gol in altrettante partite di campionato, due in Europa League e una ritrovata brillantezza atletica che, unita ad una nuova serenità lontano da Napoli, stanno restituendo al calcio europeo uno dei migliori centravanti ammirati negli ultimi anni. La doppia doppietta contro Tottenham e Samsunspor negli ultimi due appuntamenti prima della sosta per le nazionali – per non parlare delle prodezze contro Antalyaspor, in rovesciata, e Besiktas – sono ovviamente il miglior biglietto da visita per un calciatore che al Galatasaray è di passaggio. La formula con la quale è stato “parcheggiato” al fianco di un altro figlio di Napoli come Dries Mertens è quella del prestito fino a giugno. E altrettanto chiaro è che per acquistarlo a giugno a titolo definitivo servirà garantire nelle casse di De Laurentiis almeno lo stesso importo versato all'epoca per prelevarlo dal Lille. Ossia non meno di 75 milioni di euro, l'importo della nuova clausola dopo il prolungamento col club azzurro fino al 2027. Una cifra chiaramente non alla portata del Galatasaray, che come tutte le big del calcio turco sfrutta una tassazione favorevole per offrire lauti ingaggi ma che non può lontanamente competere con le principali squadre del Vecchio Continente per pagare i cartellini.
Se Osimhen continuasse a mantenere la media realizzativa di un gol a partita da qui ai primi di gennaio – per non parlare di fine stagione – è nell'ordine naturale delle cose che più di qualcuno torni a bussare alle porte del Napoli. Che si ritroverebbe un patrimonio tra le mani nuovamente rivalutato sia tecnicamente che economicamente: in quel caso, avrebbe avuto ragione De Laurentiis che, impossibilitato a trasferirlo a Parigi – dove Luis Enrique non ha mai spinto per l'acquisto di un nove e dove si è preferito investire su altri ruoli – o in Arabia Saudita, ha trovato l'escamotage per non far crollare il valore di mercato di un giocatore così importante. Giugno 2025 è lontano, gennaio lo è un po' di meno: cosa accadrebbe qualora tra un mese e mezzo una ricca società di Premier League – Arsenal, Chelsea o Manchester United, per fare degli esempi – provassero a soddisfare la loro fame di bomber staccando un assegno importante?
Difficile a dirsi quando a convergere dovrebbero essere le volontà di più parti in causa. Non semplice per nessuno mettere sull'unghia, a gennaio, la famosa somma compresa tra i 70 e gli 80 milioni richiesti da De Laurentiis e soprattutto potrebbe essere interesse di quest'ultimo attendere che l'investimento turco Osimhen paghi i suoi dividendi ancora per qualche mese. Con l'obiettivo di provare ad innescare un'asta al rialzo più tardi. Poi c'è un altro aspetto che secondario in casi come questo: la volontà del calciatore. Osimhen si trova bene in Turchia e, complice il grave infortunio che ha terminato anzitempo la stagione di Mauro Icardi, è il riferimento unico dell'attacco del Galatasaray. Per quanto il richiamo del calcio inglese e l'idea di fare ritorno in un campionato più competitivo siano prospettive allettanti, cambiare di nuovo maglia a quattro mesi di distanza dal suo arrivo ad Istanbul non sarebbe garanzia di successo certo. E' una questione di soldi, tanti soldi, ma non solo.
E in Italia e in Serie A esiste ancora la possibilità di rivedere Victor Osimhen? Scartando a priori l'ipotesi di un ritorno al Napoli, anche alla luce delle considerazioni lecite sul momento di forma non ottimale palesato da Romelu Lukaku, il nome del centravanti nigeriano è stato accostato nelle scorse settimane a Milan e Juventus. A domanda su un tentativo rossonero per averlo in prestito sul finire del mercato, Zlatan Ibrahimovic ha abbozzato un sorriso e niente più. Ancora più difficile da immaginare è che una società da tempo molto morigerata a livello economico pensi di tornare con forza l'anno prossimo con una cifra fuori parametri per acquistare un attaccante di questo livello. Giuntoli ha apprezzato a Napoli la versione migliore di Osimhen, ma anche in casa bianconera è stata avviata un'opera di risanamento dei conti che, pur ragionando sull'idea di una cessione di Vlahovic, non contempla al momento una spesa di 75 milioni per un solo calciatore o il versamento di un ingaggio di 12 milioni netti (la cifra che Vlahovic arriverà a guadagnare con l'ultimo accordo e che è oggetto di negoziazione in queste setimane).
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Sei gol in altrettante partite di campionato, due in Europa League e una ritrovata brillantezza atletica che, unita ad una nuova serenità lontano da Napoli, stanno restituendo al calcio europeo uno dei migliori centravanti ammirati negli ultimi anni. La doppia doppietta contro Tottenham e Samsunspor negli ultimi due appuntamenti prima della sosta per le nazionali – per non parlare delle prodezze contro Antalyaspor, in rovesciata, e Besiktas – sono ovviamente il miglior biglietto da visita per un calciatore che al Galatasaray è di passaggio. La formula con la quale è stato “parcheggiato” al fianco di un altro figlio di Napoli come Dries Mertens è quella del prestito fino a giugno. E altrettanto chiaro è che per acquistarlo a giugno a titolo definitivo servirà garantire nelle casse di De Laurentiis almeno lo stesso importo versato all'epoca per prelevarlo dal Lille. Ossia non meno di 75 milioni di euro, l'importo della nuova clausola dopo il prolungamento col club azzurro fino al 2027. Una cifra chiaramente non alla portata del Galatasaray, che come tutte le big del calcio turco sfrutta una tassazione favorevole per offrire lauti ingaggi ma che non può lontanamente competere con le principali squadre del Vecchio Continente per pagare i cartellini.
Se Osimhen continuasse a mantenere la media realizzativa di un gol a partita da qui ai primi di gennaio – per non parlare di fine stagione – è nell'ordine naturale delle cose che più di qualcuno torni a bussare alle porte del Napoli. Che si ritroverebbe un patrimonio tra le mani nuovamente rivalutato sia tecnicamente che economicamente: in quel caso, avrebbe avuto ragione De Laurentiis che, impossibilitato a trasferirlo a Parigi – dove Luis Enrique non ha mai spinto per l'acquisto di un nove e dove si è preferito investire su altri ruoli – o in Arabia Saudita, ha trovato l'escamotage per non far crollare il valore di mercato di un giocatore così importante. Giugno 2025 è lontano, gennaio lo è un po' di meno: cosa accadrebbe qualora tra un mese e mezzo una ricca società di Premier League – Arsenal, Chelsea o Manchester United, per fare degli esempi – provassero a soddisfare la loro fame di bomber staccando un assegno importante?
Difficile a dirsi quando a convergere dovrebbero essere le volontà di più parti in causa. Non semplice per nessuno mettere sull'unghia, a gennaio, la famosa somma compresa tra i 70 e gli 80 milioni richiesti da De Laurentiis e soprattutto potrebbe essere interesse di quest'ultimo attendere che l'investimento turco Osimhen paghi i suoi dividendi ancora per qualche mese. Con l'obiettivo di provare ad innescare un'asta al rialzo più tardi. Poi c'è un altro aspetto che secondario in casi come questo: la volontà del calciatore. Osimhen si trova bene in Turchia e, complice il grave infortunio che ha terminato anzitempo la stagione di Mauro Icardi, è il riferimento unico dell'attacco del Galatasaray. Per quanto il richiamo del calcio inglese e l'idea di fare ritorno in un campionato più competitivo siano prospettive allettanti, cambiare di nuovo maglia a quattro mesi di distanza dal suo arrivo ad Istanbul non sarebbe garanzia di successo certo. E' una questione di soldi, tanti soldi, ma non solo.
E in Italia e in Serie A esiste ancora la possibilità di rivedere Victor Osimhen? Scartando a priori l'ipotesi di un ritorno al Napoli, anche alla luce delle considerazioni lecite sul momento di forma non ottimale palesato da Romelu Lukaku, il nome del centravanti nigeriano è stato accostato nelle scorse settimane a Milan e Juventus. A domanda su un tentativo rossonero per averlo in prestito sul finire del mercato, Zlatan Ibrahimovic ha abbozzato un sorriso e niente più. Ancora più difficile da immaginare è che una società da tempo molto morigerata a livello economico pensi di tornare con forza l'anno prossimo con una cifra fuori parametri per acquistare un attaccante di questo livello. Giuntoli ha apprezzato a Napoli la versione migliore di Osimhen, ma anche in casa bianconera è stata avviata un'opera di risanamento dei conti che, pur ragionando sull'idea di una cessione di Vlahovic, non contempla al momento una spesa di 75 milioni per un solo calciatore o il versamento di un ingaggio di 12 milioni netti (la cifra che Vlahovic arriverà a guadagnare con l'ultimo accordo e che è oggetto di negoziazione in queste setimane).
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Commenti
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Che poi volendo ha una clausula rescissoria da 75 mln e uno stipendio da 10 mln. E ti ritrovi uno...