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    La Champions risveglia il Milan. Eppure Pioli ha ragione a lamentarsi

    La Champions risveglia il Milan. Eppure Pioli ha ragione a lamentarsi

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    O è guarito il Milan o è malato il Tottenham, lo vedremo nelle prossime partite e soprattutto in quella di ritorno, che l’8 marzo varrà i quarti di finale. Di certo, il successo del Milan è più netto di quanto dica il punteggio (1-0), frutto di un guizzo in avvio di partita (Diaz), cui Pioli non somma altri gol, solo per l’imprecisione sotto porta dei suoi giocatori, De Ketelaere e Thiaw più di tutti, ma non loro soltanto. Anche Leao, per esempio. Per capirci: molto più vicino il Milan al 2-0 che non il Tottenham all’1-1. Il Milan meglio del Tottenham e Pioli meglio di Conte, che non riesce mai a invertire senso e canovaccio della notte.

    Modulo e interpreti sono gli stessi della partita contro il Torino, è il rendimento dei singoli che è differente. Theo Hernandez, per dirne uno, è come se avesse aspettato di ritrovarsi davanti a Romero, come nella finale Mondiale, per tornare finalmente dal Qatar. Il gol della vittoria lo segna Brahim Diaz, che il merito deve dividerlo proprio col francese, che vince un duello aereo e tutto fisico con l’argentino, prima di impegnare a terra il portiere Forster. Diaz prima sbaglia di destro e poi rimedia di testa.

    Bene anche se non ancora benissimo Leao e così Giroud, che non è mai pericoloso, però è più vivo che nell’ultimo mese, con la voglia e la gamba per alzare la prima pressione sugli avversari, in uscita palla al piede, per non dire del suo finale di partita da difensore aggiunto. Potere della Champions? Può essere, ma di certo - giusto dirlo - c’è anche l’adattamento positivo al nuovo modulo, che infoltisce il centrocampo e protegge maggiormente la difesa, dove Kalulu gioca forse la partita migliore dell’anno e Thiaw si conferma più che valida alternativa e titolare di prospettiva. Resta una colpa di Pioli non averlo mai fatto giocare prima, aggravando anche il giudizio negativo sul mercato di Maldini e Massara.

    Anonimo Kulusevski, sottotono Perisic, ma restando agli ex “italiani” di Conte (vergognosamente insultato durante il minuto di silenzio per le vittime del terremoto in Siria e Turchia), non si può non parlare di Romero, un giocatore che non dovrebbe mai terminare la partita, falloso e cattivo, come pochi altri al mondo. Chiedere a Mbappé, costantemente picchiato nella finale del 18 dicembre.

    A metà ripresa, quando Pioli teme di dover sostituire l’infortunato Tatarusanu con un portiere (Mirante) che aveva già smesso di giocare, Conte si prende il lusso di mandare in campo il centravanti del Brasile, giusto per sottolineare le differenze di organico fra le due squadre e lustrare i meriti del Milan. Non che Richarlison cambi granché le sorti della sfida, quello del Tottenham continua a essere un modo di attaccare troppo lento, in una metà campo, quella del Milan, folta come la metro nell’ora di punta e anzi in contropiede i rossoneri hanno almeno un paio di volte la possibilità di aggiornare a loro favore il risultato. Le occasioni più ghiotte per alimentare il rimpianto arrivano però dalle testate fuori bersaglio di CDK e di Thiaw, due palloni tanto semplici quanto enormi.

    Fra 3 settimane, non sarà semplice gestire il vantaggio a Londra, nel bellissimo stadio del Tottenham (firmato dagli stessi progettisti del “nuovo” San Siro, se mai si farà), entrambi gli allenatori sperano di recuperare qualcuno dei tanti assenti (di certo Conte non avrà Lloris, mentre Pioli spera ancora nel suo vice Maignan), ma dopo questa vittoria, il Milan può guardare all’esito della sfida con molto più ottimismo, soprattutto se le prossime partite confermeranno la tendenza. Dal primo tempo nel derby di campionato, il punto più basso degli ultimi 3 anni in rossonero, la squadra è poco a poco cresciuta, riscoprendosi se non ancora spumeggiante, già capace di più di un acuto ma soprattutto solida come nelle occasioni migliori.
    @GianniVisnadi

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