Inter, la seconda stella non può montare la testa: serve un passo indietro
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CHE ABBAGLIO - Marotta guida il treno della spavalderia, da inizio anno il presidente descrive la Champions come la competizione in cui brillare, comunicazione diametralmente opposta a quella della passata stagione, quando l’allora amministratore delegato aprì le danze dichiarando la seconda stella come vero obiettivo del club. Traguardo raggiunto con talmente tanto anticipo da far pensare a qualcuno che tutto sommato sarebbe da provinciali continuare a confinarsi tra le mura del campionato e che ormai la Champions sia il vero campo di “battaglia” su cui confrontarsi: che sciocchezza!
IRRICONOSCIBILI - Eppure Nicolò Barella, anima e cuore di questa squadra, al termine della sfida contro il City è stato chiarissimo: “Siamo una squadra che ha dominato il campionato lasciando qualcosa in Champions League, quest'anno vogliamo fare di più in questa competizione”. Eccolo qui il rischio che prende forma di fronte agli increduli dei tifosi, che domenica sera a San Siro quasi non riconoscevano quegli stessi beniamini che ad aprile li avevano condotti in Duomo. Quel sottilissimo filo tra il sentirsi forti e il sentirsi i più forti può far crollare quel castello che Inzaghi ha messo su mattone dopo mattone, spesso affidandosi al senso di responsabilità di un gruppo che aveva saputo mostrarsi responsabile.
VOLI PINDARICI - Ma allora come accade di arrivare emotivamente scarichi al derby? Inzaghi non si è nascosto, il tecnico nerazzurro ha parlato di squadra svuotata. Da cosa? Da quell’irrazionale desiderio di Champions che ha inciso prima a Monza e poi nel derby, per farci dire: “Sì, ma che bella figura contro Guardiola”. Ma a che pro? Negli anni in cui l’Inter ha la squadra più forte del campionato, non sta pensando ad arricchire l’albo d’oro ma a sperimentare nuovi limiti. Un suicidio inspiegabile promosso in primis da Marotta, che a metà settembre è sempre stato abbastanza ambiguo nel marcare ambizioni, strategie e obiettivi. Viene in mente quella storia del calabrone: “La struttura alare, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso”. Certi voli (pindarici), lasciamoli alla fantasia, o al calabrone. In quanto all’Inter, meglio rimanere con i piedi per terra e fare un passo indietro.