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    Dal penalty mai calciato all'infortunio sul dischetto: Vialli e i rigori che non guardava

    Dal penalty mai calciato all'infortunio sul dischetto: Vialli e i rigori che non guardava

    • Arturo Calcagni
    È l’11 luglio del 2021, a Wembley va in scena Inghilterra-Italia, finalissima dell’Europeo. Tutto si decide ai rigori, e c’è un uomo che a bordocampo guarda tutto tranne che l'area di rigore. Troppa la tensione, che prova a smaltire bevendo, a tratti, una bottiglia d’acqua. Poi all’improvviso gli occhi verso il centrocampo: dei ragazzi con la maglia azzurra esultano. Sono i suoi ragazzi, il tempo di realizzare, la grande gioia, e via ad una corsa verso la tribuna senza una meta precisa. Donnarumma ha ipnotizzato l’inglese Saka e Gianluca Vialli può esultare: l’Italia ce l’ha fatta. Proprio ai rigori, lui che con i penalty ha un rapporto ‘particolare’. Gli hanno regalato gioie e dolori: da una parte la Champions vinta con la Juventus, dall’altra un clamoroso infortunio.

    UN RAPPORTO SPECIALE - L’uomo di Cremona, che in quanto a personalità e spensieratezza non ha avuto nulla da invidiare nulla a nessuno, ha raccontato un interessante aneddoto sulla finale di Champions del 1996 giocata all’Olimpico di Roma con la maglia della Juventus: di mezzo sempre i rigori. “Io dovevo tirare il quinto o il sesto, fortunatamente non è toccato a me” la narrazione di Vialli, che ha ringraziato il compagno Jugovic, autore del 4-2 decisivo ai lancieri. Un penalty che anche stavolta, come a Wembley, l’ex attaccante non ha voluto guardare. “Fu un sollievo infinito - le parole di Vialli che ha alzato al cielo l’ultima Coppa dalle grandi orecchie della Juventus -. All’Olimpico avevo sbagliato un rigore al Mondiale del '90 contro gli Stati Uniti, e mi ero rotto un piede tirandone un altro contro la Roma”. Un rapporto di amore e odio quello di Vialli con i rigori, i quali hanno scandito, nel bene (soprattutto) e nel male la sua carriera. La carriera di uno spirito libero e pure innovatore, dentro e fuori dal campo. E adesso ce lo immaginiamo così, nel cielo a raccontare tutto questo a Sinisa Mihajlovic. Due grandi uomini con una passione in comune: la Sampdoria.
     

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