AFP via Getty Images
Caso Juve, un finale che conviene ma che scontenta tutti. Tranne Gravina, ecco perché
Quando Gravina parla di “Patteggiamento Juventus” non dice una cosa esatta. Il patteggiamento è tra Juventus e Procura Federale ed è un procedimento che prima si definisce in due, poi viene deciso dall' organo giudicante ovvero il tribunale. Come dice lui, invece, sembra che la Juventus sia corsa a patteggiare e che, dall' altra parte, un gruppetto di giudici riottosi non si concedessero.
Non è andata in questo modo. Conveniva alle due parti. Vediamo i pro e i contro, a seconda dei punti di vista, di questa decisione. Per i giustizialisti adoratori del patibolo è andata male. Sognavano, per i bianconeri di Torino, la radiazione o la Serie C. Già la B andava stretta. Se la ritrovano in A senza alcuna penalità per il prossimo campionato. Per gli intransigenti tifosi Juventini non va bene perché la macchia resta e restano i giudizi affrettati, una stagione “folcloristica” (Allegri), surreale o “falsata” (Mourinho e Sarri). Restano la Champions guadagnata sul campo e tolta dalla giustizia sportiva.
Se ne va anche la possibilità di lottare “fino alla fine” (ma questo motto da ultima raffica andrebbe accantonato) nei tribunali per arrivare al TAR, poi in sede europea, e tentare lo spariglio estremo su campionato e spettacolo che deve sempre andare avanti. Probabilmente finiranno in una bolla di sapone le famose indagini “a tutto campo”anche su altre società (il Genoa, l'Atalanta ecc.) ipotetiche “ree” di plusvalenze con i bianconeri. Infatti, in questo caso, non ci sono o sembrano non esserci (sono state cancellate?) intercettazioni. Resterebbe, quindi, in piedi la buonissima “buona fede” delle non valutabili valutazioni dei giocatori.
Chiné è soddisfatto a metà perché la Juve è dietro la Roma, ma potrebbe finire davanti, comunque l'“afflittività” ha pesato. Il più felice sembra Gravina. S'è tolto un macigno dallo stomaco, perché si è disinnescata la paura del sistema calcio e della Lega di Serie A di presentarsi di fronte a DAZN o SKY senza un bacino d'utenza come quello juventino, calma i politici che non penseranno più a riformare la giustizia sportiva in un baleno. Soprattutto resta saldo al comando e tutto ricomincia come se l'acqua fosse ormai definitivamente “passata” (Calvo). In realtà non è così. Andrea Agnelli non ha patteggiato e Arrivabene, molto probabilmente, andrà al Tar: la società Juventus ne resta fuori, la giustizia sportiva no. Ma la Juventus è ancora dentro Prisma, anche se oggi non ci si pensa. La madre di tutte le inchieste resta ancora aperta.
Non è andata in questo modo. Conveniva alle due parti. Vediamo i pro e i contro, a seconda dei punti di vista, di questa decisione. Per i giustizialisti adoratori del patibolo è andata male. Sognavano, per i bianconeri di Torino, la radiazione o la Serie C. Già la B andava stretta. Se la ritrovano in A senza alcuna penalità per il prossimo campionato. Per gli intransigenti tifosi Juventini non va bene perché la macchia resta e restano i giudizi affrettati, una stagione “folcloristica” (Allegri), surreale o “falsata” (Mourinho e Sarri). Restano la Champions guadagnata sul campo e tolta dalla giustizia sportiva.
Se ne va anche la possibilità di lottare “fino alla fine” (ma questo motto da ultima raffica andrebbe accantonato) nei tribunali per arrivare al TAR, poi in sede europea, e tentare lo spariglio estremo su campionato e spettacolo che deve sempre andare avanti. Probabilmente finiranno in una bolla di sapone le famose indagini “a tutto campo”anche su altre società (il Genoa, l'Atalanta ecc.) ipotetiche “ree” di plusvalenze con i bianconeri. Infatti, in questo caso, non ci sono o sembrano non esserci (sono state cancellate?) intercettazioni. Resterebbe, quindi, in piedi la buonissima “buona fede” delle non valutabili valutazioni dei giocatori.
Chiné è soddisfatto a metà perché la Juve è dietro la Roma, ma potrebbe finire davanti, comunque l'“afflittività” ha pesato. Il più felice sembra Gravina. S'è tolto un macigno dallo stomaco, perché si è disinnescata la paura del sistema calcio e della Lega di Serie A di presentarsi di fronte a DAZN o SKY senza un bacino d'utenza come quello juventino, calma i politici che non penseranno più a riformare la giustizia sportiva in un baleno. Soprattutto resta saldo al comando e tutto ricomincia come se l'acqua fosse ormai definitivamente “passata” (Calvo). In realtà non è così. Andrea Agnelli non ha patteggiato e Arrivabene, molto probabilmente, andrà al Tar: la società Juventus ne resta fuori, la giustizia sportiva no. Ma la Juventus è ancora dentro Prisma, anche se oggi non ci si pensa. La madre di tutte le inchieste resta ancora aperta.