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    Calciopoli infinita: Agnelli non si ferma

    Calciopoli infinita: Agnelli non si ferma

    • Luca Borioni
    Neppure il famigerato Tar del Lazio riesce a districare la matassa di Calciopoli. Materia troppo delicata e comunque – dicono i giudici – se ne erano già occupati i colleghi del collegio arbitrale nel 2006. Era successo quella volta che la Juventus dei Cobolli Gigli e dei Blanc, ovvero di John Elkann (figure diverse in tutto e per tutto dai componenti della Triade maledetta) fu praticamente costretta dall’opinione pubblica bianconera a muoversi in direzione del Tar, salvo poi fare marcia indietro con il contentino (sempre per i tifosi che non si adeguavano alla punizione della B) del lodo arbitrale, comunque negativo.

    Altri tempi. La macchina dell’inquisizione sportiva aveva decretato, sulla spinta mediatica e sulla base di prove mai del tutto provate, il castigo esemplare. Oppure, se si vuole guardare alla vicenda da un altro versante, la giustizia sportiva aveva fatto il suo corso e penalizzato in maniera esemplare Moggi e C. colpevoli di condotta antisportiva, secondo le regole, o di aver truccato le partite, secondo la vulgata.

    Il momento storico ci racconta che nel vuoto di potere della Famiglia Agnelli, la vicenda di Calciopoli era coincisa con una serie di scontri intestini, mai del tutto chiariti, che avrebbero in ogni caso portato a ridisegnare la struttura di vertice della Juventus, altrimenti destinata a finire definitivamente sotto l’egida di Moggi e Giraudo, manager di talento ma anche spregiudicati e sempre più potenti, oltre che prepotenti. La gestione della vicenda di Calciopoli da parte della Casa Madre fu quindi inopinatamente colpevolista, fino alla famosa accettazione del verdetto peggiore (anzi…) da parte dell’avvocato Zaccone.

    Nacque una Juventus forzatamente meno tracotante, volutamente meno spregiudicata. La squadra dei campioni che accettano di scendere di categoria per tornare subito in alto. Ma nel frattempo il testimone era passato all’Inter, e con quello anche lo scudetto della discordia. Quando la commissione della Figc presieduta dal giurista ex consigliere nerazzurro Guido Rossi stabilisce che la classifica va demolita e ricostruita con l’Inter sul podio più alto, si crea una frattura storica che resta ancora oggi insanata e insanabile.

    Perché poi i processi vanno avanti sul piano penale, le indagini proseguono ed evidenziano nuove ombre, allargando il sospetto anche su protagonisti usciti indenni, anzi esaltati proprio dal ciclone Calciopoli. Ecco la polemica sui reati caduti in prescrizione. Ecco la battaglia legale che Andrea Agnelli, il dirigente della svolta – inattesa e chissà quanto gradita all’interno della stessa Famiglia -, comincia a sviluppare sfoderando la sfida più ardita, la richiesta di risarcimento multimilionario, l’accusa rivolta a Figc e all’Inter stessa.

    Materia per polemiche. Infinite. Che infatti preannunciano anche in questo caso nuovi sviluppi: il legali bianconeri, dopo la nuova sentenza di oggi, hanno fatto sapere che esamineranno la questione per decidere poi come agire. Ancora. Agnelli va avanti.

    E c’è Inter-Juventus in programma tra una decina di giorni. 

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