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Milan, il ruolo di Ibrahimovic: "No one-man show, ma gioco di squadra. Non sono qui per salvare nessuno"
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Terza vita in rossonero per l'ex attaccante svedese, oggi Senior Advisor per conto di RedBird, il fondo statunitense proprietario del club. Ibra ha concesso una lunga intervista a GQ Italia nella quale ha parlato anche del proprio ruolo, tra sfide e lavoro di squadra.
"NO ONE-MAN SHOW, MA GIOCO DI SQUADRA" - Innanzitutto Ibrahimovic sottolinea un concetto, conta solo il lavoro di squadra: "Come in campo, anche qui il gioco di squadra è la cosa più importante di tutte. È quello che ho detto a Gerry Cardinale quando ho accettato di lavorare con lui. Gli ho detto chiaramente: 'Non è più un one-man show. Non vengo qui per salvare nessuno. Se pensi che sia così, lasciamo perdere subito. Io non sono qui per salvare la situazione. Sono qui per imparare dagli altri e aiutarli a dare il meglio. Imparare. Aiutare. Teamwork'".
NUOVA SFIDA - Ibra torna poi sulla decisione di accettare il progetto del Milan: "Sono uno che ama le grandi sfide. Quando faccio qualcosa, deve essere una cosa gigante. Altrimenti non sento l’adrenalina, la pressione. E io ho bisogno della pressione. Le cose normali non mi piacciono. All’inizio ho detto no, non sono interessato. Anche perché quando il mio agente Mino Raiola è venuto a mancare, un paio di anni fa, avevo l’opportunità di entrare nella sua azienda, diventare un procuratore. Ci ho pensato. E sono stato chiaro con Gerry: ho detto 'ascolta, ho questa opportunità, e ho anche quella che mi stai offrendo tu, ma in realtà… non voglio nessuna delle due'. Perché la mia vita in quel momento era bella così. Non dipendevo da nessuno. Nessun orario da seguire. Nessuna sveglia alle sette. L’unico piano che avevo erano i miei due ninja, i miei due ragazzi, ed Helena. E poi ovviamente la vita a casa, gli allenamenti".
IBRA, "IL BOSS" - E' davvero il boss e tutti lavorano per lui? Zlatan torna sulla sua dichiarazione che aveva fatto scalpore: "Ho fatto una battuta, una di quelle classiche, da Ibra, no? Ma dipende sempre da con chi scherzi. Parlando con te (rivolgendosi al giornalista di GQ, ndr), magari non la direi. Ma lì c’erano ex giocatori, quindi ho detto: 'Io sono il boss, e tutti lavorano per me'. La prima volta l’ho detto in un’intervista in inglese, ma aggiungendo che era una battuta. Perché poi ho anche chiarito il mio ruolo di advisor, rappresentante della proprietà, tutto il resto. Ma ovviamente, quando ero giocatore, una battuta così veniva presa in un certo modo. Ora? Ognuno la interpreta come vuole".
IBRA 2.0 - Un nuovo ruolo comporta anche nuovi compiti: "Qui succedono sempre situazioni nuove - spiega Ibrahimovic -. Non sono ancora abituato a tutto, quindi osservo, imparo, accumulo esperienza. Dico la mia quando serve, ma se non mi sento sicuro, non vado a dire agli altri cosa devono fare nel loro campo. Se non è la mia area, mi fido di chi è davanti a me. Lui deve prendere la decisione giusta. Ma una cosa è chiara: io mi aspetto risultati. Ogni cosa che facciamo, deve portare risultati. Non siamo una fondazione di beneficenza. Siamo un club di calcio. E nel calcio, i risultati contano. Perché io dico sempre così: 'Il Milan non gioca per vincere una partita. Non gioca per vincere trofei. Il Milan scrive la storia'".
SPOGLIATOIO E PARTE BUSINESS: UNA SOLA SQUADRA - Il gigante svedese rimarca il concetto di lavoro di squadra e sottolinea come l'unità di intenti di tutte le componenti del Milan sia fondamentale: "La cosa a cui tengo di più è l’idea di unire questi due mondi, perché non c’è la squadra di là, a Milanello, e la società, qui, a Casa Milan. C’è solo una cosa, c’è solo il Milan. E io voglio unire questi mondi. È così che lavoriamo. Arriva un nuovo giocatore? Viene con me. Mi dicono: Ibra, sarebbe bello se Walker visitasse Casa Milan. Io rispondo: Non ti preoccupare, visiterà ogni piano, e saluterà tutti. Lo farà. E l’ha fatto. È stato incredibile. Così vede tutto il sistema: il business, il commerciale, la squadra, lo staff. Tutti insieme".
"VINCERE INSIEME": IL NUOVO MOTTO - "Vincere insieme", d'altronde, è il nuovo motto che Ibrahimovic e la proprietà adottano: "Quando abbiamo vinto la Supercoppa a Riyadh, quando eravamo in campo a festeggiare, la prima cosa che ho detto ai miei è stata: Quando torniamo, portiamo il trofeo a Casa Milan. Facciamo una foto con tutti. Perché tutti hanno il diritto di vedere questo trofeo, non solo i giocatori. E quando dico tutti, intendo tutti. Non solo massaggiatori o i fisioterapisti, ma tutto il Milan, tutto il commerciale, proprio tutti. Questa è la cosa più importante. Per questo, il nostro motto è Winning Together".
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