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    Laziomania: altro che CR7, ogni bambino dovrebbe imitare Parolo

    Laziomania: altro che CR7, ogni bambino dovrebbe imitare Parolo

    • Luca Capriotti
    Altro che all'aereo, al periglioso atterraggio di Crotone in gran tempesta: Hoedt, fai un bel video a Marco Parolo! Ogni bambino dovrebbe. Dalla C al gol in Champions, da Cesena alla Nazionale. Altro che CR7, ogni bambino dovrebbe desiderare in cuor suo di somigliare a Marco Parolo. 35 anni, è l'uomo simbolo di questa prima parte di stagione. Una gran tempesta per Inzaghi ed i suoi: questo gruppo così compatto ha avuto crepe, dichiarazioni fuori luogo (prima Acerbi, poi Luis Alberto, ora pure in video), ma si è sempre ricompattato. Può essere caduto, questo gruppo-famiglia, in qualche polemica, ma in campo ha sempre trovato una purezza d'intenti e una chiarezza di visione che solo la mano di Inzaghi può aver inserito con dolcezza nei loro cuori e nelle loro anime. Ma di qualcuno Inzaghi deve fidarsi di più, per forza: e la longa manus del mister in campo è Marco Parolo.

    [NOTA A MARGINE: ora che la fase idrofoba delle scottanti rivelazioni di una certa parte ben schierata giornalistica ha esaurito i toni trionfanti, e finalmente possono parlare i fatti. Non so bene come andrà, ma intanto - da quanto sembra - forse potete togliere dalle prime pagine Ciro Immobile. O piazzarlo per la sua ennesima doppietta]

    L'UOMO DELLE EMERGENZE - Dove c'è emergenza Parolo, il Mr Wolf di provincia, risolve problemi. Ha fatto sempre così: a 35 primavere si è messo al servizio della squadra. Ogni volta, in ogni ruolo: davanti alla difesa, nel suo habitat di mezzala, perfino in difesa stessa, da esterno destro. Quante vite, quanto sacrificio, l'inno più alto possibile all'umiltà: lui semplicemente lo fa, è l'uomo di poche parole, solo quando bisogna metterci la faccia, e molti fatti. Dove Inzaghi indica, lui risponde ok e va: il sogno di qualsiasi persona. Di Parolo ci si può fidare: è in qualche modo maledettamente giusto, una specie di correttezza profonda ed endogena del calcio, che sia lui, dopo 35 anni, a segnare il secondo gol della Lazio contro lo Zenit, il suo primo gol in Champions League.

    IL CALCIO E' GIUSTO - Ne sono convinto: nel profondo, nelle viscere, il calcio è uno sport giusto. E Marco Parolo ne è la prova: il sacrificio porta lontanissimo da dove si nasce, ma il frutto delizioso di un gol nella coppa più importante non cade lontano da un albero fatto di umiltà, forza, intelligenza tattica e capacità di lettura del campo e delle situazioni. Non rimarrà forse negli annali, Marco Parolo, come Ciro Immobile, o nella fantasia degli esperti di calciomercato come Milinkovic Savic. Ma oggi chi ha un bel cellulare deve farsi un selfie con Marco Parolo. Con nessun altro: se c'è un simbolo di quello che tutti i bambini dovrebbero volere - i traguardi raggiunti metro dopo metro - ecco, questo viso pulito di ragazzo perbene con la fascia da capitano è il simbolo che bisogna cercare. Ma non si trova sulle prime pagine dei giornali, non lo trovate tra le pagine inzaccherate di fango: a 35 anni, chi lo cerca sa che può trovarlo al suo posto. Dove Inzaghi gli ha chiesto di stare.
     

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